Un confronto tra Decameron di Boccaccio e di Pasolini, a Unitre Sanremo

www.riviera24.it – 7 dicembre 2013

Una lezione di Simona Morante, docente di Lettere e Filosofia all’Università di Genova, per un confronto tra il Decameron di Boccaccio e la trascrizione filmica di Pasolini

Simona Morando
Simona Morando

Venerdì 6 dicembre 2013 nella Sala degli Specchi di Palazzo Bellevue, Unitre Sanremo ha ripreso ad occuparsi di un grande poeta del Novecento, a cui il dottor Barricalla aveva dedicato già una lezione il 4 novembre scorso. Si tratta di Pier Paolo Pasolini, di cui Simona Morando, docente di Lettere e Filosofia all’Università di Genova, ha analizzato il film Decameron, mettendolo a confronto con il capolavoro trecentesco di Boccaccio e precisando quanto la rilettura pasoliniana sia ben diversa da una mera trasposizione sullo schermo di un’opera letteraria. Di fatto emergono legami di affinità tra le due opere, accomunate infatti dalla rappresentazione, pur diversa, di due utopie civili, entrambe innovative rispetto all’epoca della loro realizzazione.
Boccaccio parte dalla peste che imperversava a Firenze travolgendo la convivenza civile e le tradizioni , a simbolo di una più vasta corruzione diffusa, da cui alcuni giovani benestanti e colti, in parte aristocratici e in parte borghesi, intendono salvare se stessi e la città , ritirandosi in campagna.
La salvezza per Pasolini sta invece nella vitalità popolare, legata alla terra, alla corporalità e alla sessualità, quest’ultima ben presente anche in Boccaccio, tanto che il Decameron, prima di approdare ai banchi di scuola, fu per secoli osteggiato e censurato, a riprova che forse ogni liberazione coinvolge sempre anche la sessualità. Al riguardo, anzi, Boccaccio si può considerare un femminista ante litteram, per aver immaginato tra i dieci giovani, che dovrebbero rinnovare la vita di Firenze, ben sette ragazze.
In Pasolini, invece, è il popolo delle borgate romane ed in genere quello che ancora parla quotidianamente il dialetto, resistendo allo strapotere televisivo, a essere il depositario dei valori veri che le classi dominanti corrompono ed uccidono.
Il Decameron pasoliniano è fitto di dialoghi in napoletano, ritenuto un dialetto tra i più vivi e vivaci. Nei filmati mostrati a corredo della lezione, i dialoghi velocissimi, poco comprensibili anche per un napoletano di oggi, hanno quasi la funzione di autenticazione popolaresca più che quella di puntare alla comprensione letterale.

[info_box title=”Simona Morando” image=”” animate=””]è ricercatrice dal settembre 2006 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Genova. Insegna Letteratura italiana presso il corso di laurea del D.A.M.S. a Imperia e ha insegnato Letteratura teatrale nella magistrale di Scienze dello Spettacolo dal 2007 al 2011. Nella nuova magistrale PROTAVAS in collaborazione con l’Università degli Studi di Nizza attiva, dall’anno accademico 2012-2013, l’insegnamento di Letteratura italiana e Cinema, mentre nell’anno accademico 2013-14 insegna anche Drammaturgia per il Dams.[/info_box]