Come ogni anno intorno al 2 novembre, all’Alphaville Cineclub di via del Pigneto 283 a Roma, torna in veste Rewind l’omaggio a Pier Paolo Pasolini, personalità artistica unica del nostro Paese. Decisamente originale e interessante il programma 2014, che prevede una breve rassegna di film , in cui Pasolini, prima di diventare regista in proprio nel 1961 con Accattone, si impratichì dell’ambiente e del “mestiere” , svolgendo vari ruoli come soggettista, sceneggiatore, anche attore … Probabilmente – si legge nelle intenzioni degli organizzatori di questa meritoria retrospettiva- “gli studi di storia dell’arte hanno reso indispensabile il passaggio dalla pagina scritta all’immagine in movimento”, secondo quel “linguaggio della realtà” con cui Pasolini fece poi parlare e agire i protagonisti delle sue storie.
La pratica cinematografica di questo poco noto Pasolini “apprendista” inizia dalle numerose collaborazioni che, dagli anni Cinquanta, lo vedono soggettista e sceneggiatore di opere di grandi registi italiani, come Mario Soldati, Federico Fellini, Mauro Bolognini, Florestano Vancini, Carlo Lizzani e Sergio Citti, quest’ultimo primo maestro di strada e di vita per Pasolini, oltre che prezioso consulente per la stesura “romanesca” dei suoi romanzi romani. Alphaville ha selezionato dunque alcuni tra i lavori cinematografici più variegati e stimolanti attraverso i quali il talento e la sensibilità del grande intellettuale friulano si poté esprimere nelle vesti di attore e di autore dei soggetti, dei dialoghi, dei temi … Un apprendista di indubbio talento, capace di “prestare servizio” per grandi registi e, al tempo stesso, di imparare quel linguaggio in movimento che poi lasciò, con i suoi film, segni stilistici inconfondibili nella storia della cinema.
Si inizia dunque mercoledì 29 ottobre con la proiezione di La notte brava (1959), un film di Mauro Bolognini ispirato al romanzo pasoliniano Ragazzi di vita, con protagonisti Scintillone e Ruggeretto che, insieme all’amico Bella Bella, trascorrono una notte violenta segnata dal vuoto e dall’amarezza. Florestano Vancini è il regista di La lunga notte del ’43 (1960), in programma giovedì 30 ottobre. Da una sceneggiatura di Ennio De Concini e Pasolini, l’esordiente Vancini racconta di come le Brigate Nere di Ferrara fucilarono per rappresaglia undici antifascisti. Tratto dalle Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, la pellicola sviluppa il tema dell’indifferenza nella fredda atmosfera tipica della bassa padana, avvalendosi anche della memorabile interpretazione di Gino Cervi e Enrico Maria Salerno.
Sergio Citti firma, venerdì 31 ottobre, la regia di Ostia (1970), opera d’esordio scritta dall’amico fraterno Pier Paolo, anche con la collaborazione di Franco Citti. Si tratta di una favola gioiosa e insieme patetica, cui danno anima e corpo i protagonisti Rabbino e Bandiera, omosessuali inconsapevoli che nella loro catapecchia trascinano una pupa di periferia.
Sabato 1 novembre è imperdibile l’appuntamento con Il Gobbo, pellicola firmata nel 1960 Carlo Lizzani, in cui si raccontano come in un romanzo pop la vita e le imprese del bandito Alvaro Cosenza detto il Gobbo del Quarticciolo, con la straordinaria partecipazione d’attore del giovane Pasolini nelle vesti di un malandrino qualunque, Leandro, detto er Monco.
L’ultimo doppio appuntamento della rassegna è in programma il 2 novembre, dapprima, alle ore 19.15, con la proiezione di La commare secca (1962), opera d’esordio di Bernardo Bertolucci, il cui titolo rinvia a un sonetto di Gioachino Belli sulla “morte”, e che tuttavia Pasolini, soggettista del film, non apprezzò particolarmente, tanto da dichiarare che quel film era stato girato “contro” di lui. A seguire, alle 21.15 , ancora una volta una pellicola di Carlo Lizzani, qui alle prese con il western Requiescant (1966), in cui la presenza dell’attore Pasolini nobilita un canovaccio politico-rivoluzionario, a metà strada tra il western italico vecchio stile e un nuovo tipo di cinema impegnato.