Omero Antonutti, PPP e “I Turcs tal Friúl” di De Capitani

Il grande attore Omero Antonutti sarà la voce recitante nel concerto in ricordo di Pasolini che al Teatro Verdi di Pordenone sarà eseguito il 2 novembre 2015, su partitura originale del maestro Azio Corghi. L’occasione si incrocia anche il traguardo degli ottant’anni dell’attore, che in una bella intervista al giornalista Nicola Cossar rievoca il profondo legame affettivo con le sue origini friulane e il forte amore per l’opera di Pasolini. Tra i ricordi affiora anche un rimpianto: nel 1995 Antonutti scelse di non accettare l’invito del regista Elio De Capitani a far parte della compagnia che, sulle musiche di Giovanna Marini, avrebbe poi rappresentato il dramma in friulano del giovane Pasolini I Turcs tal Friúl, opera postuma del 1976. Allora ne uscì un’indimenticabile e stupenda messinscena, che non per nulla, sottotitolata in italiana, sarà trasmessa su Rai5 la sera del 1^ novembre 2015, grazie al restauro della videoregistrazione che il videomaker Remigio Romano ne fece il 25 agosto 1996, in occasione di una replica dello spettacolo nel cortile contadino dell’agriturismo “Ai Colonos” di Villacaccia di Lestizza (Udine).

Lucilla Morlacchi ne "I Turcs tal Friùl", regia di Elio De Capitani
Lucilla Morlacchi ne “I Turcs tal Friùl”, regia di Elio De Capitani

Omero Antonutti: «I miei primi ottant’anni: sto vivendo una grande primavera friulana»
di Nicola Cossar

 www.messaggeroveneto.gelocal.it – 3 agosto 2015

«Tancj auguris, fantat!».  Una frase in marilenghe per dare l’abbraccio festoso di tutto il Friuli a un suo illustre e amato figlio: Omero Antonutti. Il giovane ottantenne giramondo di Blessano taglia un bel traguardo. «Rispettabile direi – commenta sorridendo con quella voce profonda e inconfondibile -. E lo taglio con soddisfazione: sto bene, il lavoro non mi manca, sto vivendo un’entusiasmante primavera friulana generosa di frutti. E adesso, dopo un’altra replica dello stupendo Strolic, [recital dedicato al poeta friulano dell’Ottocento Pietro Zorutti (1792-1867)], sono finalmente pronto per… le vacanze!».
A proposito di Strolic,  abbiamo applaudito il Maestro della voce anche nelle serate finali di Folkest a Spilimbergo con il coro Natissa di Aquileia, l’angelica  Dorina Leka, il trio di strumentisti, Valter Sivilotti (autore delle belle musiche) e Luca Bonutti, direttore e regista dell’operazione Zorutti. Emozionante, ancora una volta. «Lo è sempre per me – commenta Antonutti -. E devo dire grazie a Luca e alla sua testardaggine se mi sono riavvicinato alla letteratura friulana e a questa meravigliosa lingua del cuore. Ha aperto – come dicevo – una nuova stagione per me. Che prosegue».

Ritorno a Pasolini?
Con gioia. Sarò il 2 novembre a Pordenone per …tra la Carne e il Cielo, con l’Orchestra filarmonica di Torino diretta da Tito Ceccherini, con il pianista Maurizio Baglini, la violoncellista Silvia Chiesa e il soprano Valentina Coladonato. Le musiche saranno di un grande compositore come Azio Corghi; accanto ad esse, pagine di Ravel, Bach e Weber. Le parole toccheranno a me. Rendiamo così omaggio a Pasolini nel quarantesimo della sua tragica morte con un bel progetto originale.

Pasolini non amava e non amerebbe le celebrazioni…
È vero. Ce ne sono state fin troppe, ma questa, mi creda, è lontana dalle ideologie, dalla politica e dalle sue bandierine. È una cosa seria, libera, bella e profonda. Come lo è stato I Turcs tal Friúl  messo in scena da De Capitani, quel capolavoro giovanile che amo tantissimo. Ricordo di averlo visto a Roma assieme a un’amica che non capiva il friulano. Eppure, si commosse come me che ne percepivo quasi ogni sfumatura. Magia assoluta! Ma lo sa che Elio venne a propormi di entrare nel progetto e io gli risposi di no? Non pensavo, sbagliando clamorosamente, che il friulano fosse lingua da teatro alto. Invece, fu un trionfo. Da cui rimasi fuori.

 Mai dire mai…
Lo prendo come un augurio. Questa dei Turcs è stata per me una lezione: mi ha fatto comprendere che la potenza e la passione di una lingua possono diventare universali se sono utilizzate e plasmate da un grande ingegno, come Pier Paolo è stato fin da quei fecondi anni giovanili. Lui ha poi preso strade diverse, ma questa radice linguistica credo non l’abbia mai dimenticata davvero. Anche quando sembrava essersene allontanato fin troppo.

C’è poi un Antonutti triestino. Ci sono progetti per el mulo Omero?
A Trieste ci sono cresciuto e ci ho lavorato. Ho ricordi belli e profondi. Sì, ci tornerò a fine mese per Trieste capitale del caffè. Sarò protagonista di una serata dedicata alla poesia nel Salone degli incanti. Proporrò liriche di Saba, Cergoly e Giotti, ma non mancheranno . alcune pagine di Svevo: nella sua città non puoi non leggere qualcosa da La coscienza di Zeno. Ineludibile!.

 E c’è l’Antonutti romano che abita vicino all’amico Giorgio Napolitano…
Sa cosa le dico? Che io e mia moglie Graziella stiamo pensando di trasferirci stabilmente qui in Friuli. Roma non mi piace più, ci vivo male. C’è troppa maleducazione in giro, c’è sporcizia, nelle strade e nella politica, ideali morti e ladri sempre vivi. Quella giornalista del New York Times aveva ragione.

 Maestro, tornando alla nuova-antica stagione furlana, come la vive?
Come un uomo sempre fiero di essere friulano e di aver ripreso in mano la mia lingua domestica, che riaccende i ricordi di bambino a Blessano e a Orsaria, i più forti. I suoni, la luce e i profumi delle osterie e delle povere botteghe di paese, il lavoro umile e silenzioso di tanta gente sono ricordi sicuramente migliori di un certo cinema e di una certa televisione che vedo in giro. Però, non rinnego le mie scelte: le ho fatte sempre liberamente, a volte sbagliando e a volte indovinando, sul palcoscenico e sullo schermo, da Comencini e Rossellini a Squarzina e ai fratelli Taviani, da Fellini a Placido, da Ferrara a Marco Tullio Giordana e Spike Lee. Incontri artistici e umani importanti che mi hanno fatto pensare alle radici di cui sono figlio.

Il riscoperto Zorutti e il mai dimenticato Pasolini sono mondi lontanissimi tra loro…
Certo, lo sappiamo tutti, ma nella nostra cultura non c’è per forza bisogno di scontri e classifiche, c’è spazio per entrambi, per Siôr Pieri e per Pier Paolo, pur con tempi, profondità e ordini di grandezza molto diversi. Come diverso è il Friuli di oggi. Ma mi interessava e mi interessa la lingua friulana che canta nei cuori di ognuno: non è andata smarrita. È la mia nuova e bella primavera.

Omero Antonutti in "Padre padrone (1977) dei fratelli  Taviani
Omero Antonutti in “Padre padrone (1977) dei fratelli Taviani

Omero Antonutti
(Basiliano, 3 agosto 1935), attore di cinema, teatro, nonché doppiatore di grande esperienza, è una delle figure più eclettiche del panorama artistico italiano. Esordì nel cinema nel 1966 con una piccola parte in Le piacevoli notti con Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida e Ugo Tognazzi. Nel 1974 fece parte del cast di Processo per direttissima e Fatevi vivi, la polizia non interverrà, ma il suo primo ruolo di spessore è del 1977, quando venne scritturato per il ruolo del padre di Gavino Ledda in Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani. La collaborazione con i due fratelli registi proseguì nel 1982 con La notte di San Lorenzo e nel 1984 con Kaos. L’attività di Antonutti fin dagli anni Settanta proseguì alternando cinema e teatro con continuità: tra i film più intensi interpretati nel cinema si ricordano Farinelli – Voce regina di Gérard Corbiau, Un eroe borghese di Michele Placido, I banchieri di Dio – Il caso Calvi di Giuseppe Ferrara e Tu ridi ancora dei fratelli Taviani. Tra le produzioni recenti, la serie televisiva Sacco & VanzettiN (Io e Napoleone)La ragazza del lago e, nel 2008, Miracolo a Sant’Anna.
Per ulteriori notizie sulla sua carriera si rinvia alla voce che gli è dedicata in it.wikipedia.org,  da cui è tratta la presente nota biografica.