Nel 1961 Pier Paolo Pasolini sceglie le strade del Pigneto per girare il film Accattone. “Quell’anno per questo quartiere ha rappresentato una sorta di anno zero. Da quel momento infatti le vie del Pigneto sono rimaste in qualche modo legate alle scene della pellicola pasoliniana”, ha commentato Massimo Innocenti Jr., autore del volume fotografico dal titolo Pasolini Pigneto. Il Bar Necci ai tempi di “Accattone”.
Il quartiere è stato in realtà set di altre grandi pellicole cinematografiche. Dopo Roma città aperta di Roberto Rossellini con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, le sue strade sono entrate nei lavori di Luchino Visconti (per il film Bellissima), Pietro Germi e Nanni Loy, ma è vero che Accattone ha segnato il quartiere (e in particolare Via Fanfulla da Lodi) a tal punto che, da allora, il film pasoliniano è spesso ritornato in modi diversi come citazione obbligata. “Ne sono stati infatti documentari, opere sul poeta”, ha sottolineato ancora Innocenti, “ma soprattutto opere di street art che però sono state cancellate nel tempo”.
Su questa scia, già nel maggio 2014 , per il progetto “Pigneto Pasolini”, curato da Agathe Jaubourg , alcuni street artist sono stati di nuovo al lavoro per realizzare opere ispirate al grande poeta e intellettuale italiano e concentrate appunto in via Fanfulla e soprattutto al Bar Necci, l’ex Gelateria Impero di coloniale memoria, fondato nel 1924. Questo ambiente è stato il vero cuore pulsante del film pasoliniano, posto di ritrovo dei ‘ragazzi di vita’ raccontati da Pasolini,ma anche luogo frequentato dal regista e dal cast di Accattone. Ma se Pasolini ha influenzato il Pigneto, è vero anche il contrario. In qualche modo la zona e le sue strade hanno infatti rappresentato per il poeta-regista il luogo in cui scoprire un’umanità innocente e primordiale, esemplare di quel modo di essere pre-industriale che è al centro di tante sue opere.
Oggi il quartiere del Pigneto è cambiato dagli anni Sessanta di Pasolini, ma continua a mantenere la sua natura di luogo di incontro tra persone, identità e generazioni diverse. Ne ricostruisce ora la storia, intrecciata a quella grande del mondo, l’opera da street art “Il muro era vuoto”, progettata fin dal 2014, che il pittore e writer Andrea Cardia ha dipanato sul muro di cinta lungo 60 metri della scuola dell’Istituto “Sorelle della Misericordia” e che, come un work in progress collettivo, sarà in seguito continuato anche da altre mani. Dell’opera, che è stata inaugurata il 19 aprile 2015 con una festa di quartiere, dà conto il giornalista Stefano Petrella sull’edizione romana di “Repubblica”.
Un murales di 60 metri al Pigneto di Pasolini
di Stefano Petrella
www.roma.repubblica.it/cronaca – 18 aprile 2015
Pasolini, il dopoguerra, lo storico tram 13, fino alla Lambretta e alla Cinquecento, la tangenziale Est che si trasforma in pellicola da film, e ancora la caduta del muro di Berlino e i tifosi di Lazio e Roma a confronto, ma anche la progressiva invasione di automobili nei vicoli e di antenne sui tetti dei palazzi. Le storie e il divenire del Pigneto e della città si intrecciano alla storia del mondo in “Il muro era vuoto”, l’opera di street art che il pittore Andrea Cardia – nato e cresciuto in questo quartiere – ha realizzato in via Luchino dal Verme (dal civico 2 al 16), a pochi passi dalla Prenestina. Sono sessanta metri di muro, che raccontano un decennio di storia ogni dieci metri di muro, dagli anni Cinquanta ad oggi, tra scorci coloratissimi e una pioggia di citazioni.
Passeggiare lungo l’opera insieme all’autore vuol dire ascoltare un fiume di riferimenti che raccontano in primis chi vive in queste strade. E allora non può mancare l’elettricista all’angolo, che ha fornito un aiuto tecnico, la suora dell’istituto “Sorelle della Misericordia”, che è giusto al di là del muro, e i residenti, dagli anziani ai bambini, che durante la lavorazione dell’opera si sono lasciati coinvolgere e così hanno trovato posto nel fluire di personaggi dello storyboard. Parlare con l’autore vuol dire essere piacevolmente interrotti dai passanti, che nelle settimane di atelier a cielo aperto si sono appassionati alla realizzazione dell’opera. “Avevo in mente solo i primi metri quando ho iniziato – spiega l’autore – poi sono state le storie del quartiere a venire da me, aggiungendosi alle centinaia di dettagli dell’opera”.
Tutti i personaggi raffigurati nel grande quadro collettivo saranno alla festa di inaugurazione di domenica 19 aprile, quando – a partire dalle 10 del mattino e fino al tramonto – animatori, musicisti e piccoli stand gastronomici coloreranno la strada, mentre i bambini della scuola delle suore dipingeranno alcuni spazi del muro volutamente lasciati incompiuti. “Il muro non nasce come opera mia – precisa ancora Cardia – ma chiunque vuole può prenderne parte come autore”. E infatti il progetto non si esaurisce qui, perché è già stata ottenuta l’autorizzazione per dipingere altri 120 metri di muro, girando l’angolo su via Muzio Attendolo, sempre lungo il perimetro del’istituto delle Sorelle della Misericordia. La festa servirà anche a raccogliere fondi per i materiali da consegnare ad altri street artist, che sul nuovo lato dipingeranno la porzione di muro che desiderano. “Era inevitabile rendere anche l’anima multietnica della zona”, continua Andrea Cardia, che ha inserito una rivisitazione della Danza di Matisse con le diverse etnie che si stringono la mano, rappresentata giusto a fianco del ragazzo del Bangladesh che passa ogni giorno con il suo carrello di frutta e a pochi metri dal ritratto di una ragazza indiana che abita a pochi isolati, dai fantasiosi ghirigori sugli abiti.