Un ricordo di Piersanti Mattarella alla mostra pasoliniana di Letizia Battaglia a Casarsa

La pagina più dolorosa della vita del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stata rievocata con emozione al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, in occasione della vernice il 31 gennaio della mostra “Pasolini alla casa della madre”, con l’esposizione di 18 fotografie inedite e riesumate di recente che  Letizia Battaglia realizzò al cineasta friulano a Milano nel novembre 1972.
Fu infatti  lei,  grande fotografa palermitana, a scattare nel gennaio del 1980 la foto di Sergio Mattarella mentre tiene tra le braccia il corpo in fin di vita del fratello Piersanti, ucciso dalla mafia in un agguato mentre si trovava in auto sotto casa. Un fatto di sangue che oggi ritorna con forza all’attenzione dell’opinione pubblica proprio in occasione dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano. Piersanti Mattarella era stato da poco eletto alla presidenza della Regione siciliana e voleva portare la sua “rivoluzione” in un’isola impastata di mafia.
Quel drammatico scatto è ricordato anche nelle parole di Giuseppe Di Piazza, giornalista che in gioventù fu al fianco di Letizia Battaglia e del suo compagno Franco Zecchin, anche lui fotografo, per il quotidiano “L’Ora” di Palermo. La sua testimonianza compare nella monografia che Giovanna Calvenzi ha dedicato all’amica  Letizia e dalla quale ora estrapoliamo un frammento  (Letizia Battaglia. Sulle ferite dei suoi sogni, Bruno Mondadori, Milano 2010, p. 36).

L'agguato mafioso a Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980). Foto di Letizia Battaglia
L’agguato mafioso a Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980). Foto di Letizia Battaglia

«Era la mattina del 6 gennaio 1980, sole pieno su una Palermo che si godeva l’aperitivo a Villa Sperlinga, elegante e piccolo giardino pubblico della Palermo bene. Eravamo tutti lì, Letizia e Franco passavano sempre – due chiacchiere, una foto, una siga … In via Libertà, a due passi dalla villa, abitava il presidente della Regione, Piersanti Mattarella, un uomo perbene. Poco dopo mezzogiorno, mentre noi finivamo i nostri aperitivi e Letizia e Franco andavano verso casa, la quiete del 6 gennaio venne spezzata da alcuni colpi di revolver. Un paio di killer, sotto il sole tiepido dell’Epifania, spararono a Mattarella mentre era appena salito in macchina con la moglie. Quei colpi furono sentiti da Letizia e Franco.  Corsero, erano a cento metri dal luogo dell’omicidio, erano i primi istanti dopo l’agguato: una donna gridava imbrattata di sangue, un uomo veniva trascinato senza vita fuori  dall’auto da un paio di persone accorse … Loro si avvicinarono, Franco si avvicinò tanto da sporcare di sangue il cappotto di cammello che era stato del papà di Letizia. Fecero delle foto incredibili: la morte vista talmente da vicino da sembrare fiction, il dolore palpabile nello sguardo di quella donna, l’urlo silenzioso che la foto non può restituire. Fecero uno dei più grandi scoop della loro vita. Tornammo al giornale, Franco raccontava, Letizia era scossa: conosceva Mattarella, parlava di quei momenti, del pianto e delle urla della moglie; nessuno di loro si preoccupava di tutto quel sangue sul cappotto che indossava Franco. Era la sigla rossa della seconda guerra di mafia».