Lino Capolicchio, attore per la musica di Remo Anzovino, ricorda PPP

Il giornalista Mario Brandolin ha raccolto per il “Messaggero Veneto” la testimonianza su Pasolini dell’attore Lino Capolicchio, che sarà voce recitante nell’atteso reading-concerto Omaggio a Pasolini  del compositore-pianista Remo Anzovino, affiancato  dal cantante Mauro Ermanno Giovanardi, premio Tenco 2015, dalla prima viola della Scala Danilo Rossi e da Mauro Anzovino alle chitarre e percussioni  (Casarsa della Delizia, Teatro Pasolini, domenica 25 ottobre 2015, ore 21, a cura del Comune di Casarsa in collaborazione con il Centro Studi Pasolini). Uno struggente tributo in musica, che dà modo a Capolicchio di rispolverare la figura del cantore di Casarsa e di rievocarne il coraggioso anticonformismo.

Pasolini. Un ricordo di Lino Capolicchio
di Mario Brandolin 

http://messaggeroveneto.gelocal.it – 24 ottobre 2015

Bastano due titoli, Il giardino dei Finzi Contini e Metti una sera a cena, e la mente corre immediatamente al loro inquieto e fascinoso interprete, il giovane Lino Capolicchio, attore fra i più rappresentativi di quella irripetibile stagione dello sperimentalismo e della militanza del cinema italiano anni ’70.
Ora di quella stagione Lino Capolicchio riproporrà una voce unica e fuori dal coro, quella di Pasolini, in un recital in programma domenica 25 ottobre, alle 21, al teatro di Casarsa, a fianco del pianista e compositore Remo Anzovino, del cantante Mauro Ermanno Giovanardi, premio Tenco 2015, della prima viola della Scala Danilo Rossi e di Mauro Anzovino alle chitarre e alle percussioni. Insieme renderanno un Omaggio a Pier Paolo Pasolini  con un suggestivo viaggio fra parole e musica – tra cui la prima esecuzione dal vivo di L’Alba dei tram, nuovo cd di Anzovino.
Un viaggio introdotto dalla testimonianza di Capolicchio, che ricorderà il suo primo incontro con Pasolini nel 1968, quando avevano in programma di fare un disco insieme, ma il produttore chiese di tagliare le poesie perché troppo lunghe. «E Pasolini naturalmente non accettò – ricorda l’attore – ma di quel lungo pomeriggio trascorso a chiacchierare mi è rimasta impressa la profonda sensibilità del poeta, il suo sguardo indagatore che ti scavava dentro e ti rimandava un ritratto di te davvero puntuale». E di lei che disse? «Che il mio viso, per lui molto bello, esprimeva una sorta di decadenza della grande borghesia del Novecento europeo».
A Casarsa Capolicchio, alternandosi con le composizioni di Anzovino, leggerà alcune poesie tratte da Poesia in forma di rosa e Le ceneri di Gramsci. «Una in particolare mi preme segnalare, Profezia, in cui – spiega Capolicchio –, Pasolini descrive con precisione quasi fotografica la tragedia dei migranti dei nostri giorni e il drammatico impatto sul nostro mondo».

Remo Anzovino, Giovanardi e Lino Capolicchio
Remo Anzovino, Mauro Ermanno Giovanardi e Lino Capolicchio

Crede anche lei dunque che Pasolini fosse a suo modo un profeta? «Non certo nel senso biblico, ma preveggente, sì. E ce ne accorgiamo oggi quanto ci manca la sua capacità di analisi, la sua coscienza critica e il suo anticonformismo. Pasolini era una persona libera, non aveva paura di nulla e nessuno, perciò era inviso sia a destra sia a sinistra. Oggi c’è un conformismo spaventoso, nessuno osa più alzare una voce. Lui aveva coraggio e questo coraggio glielo hanno fatto pagare caro. Secondo me l’assassinio di Pasolini è un assassinio politico».
Una convinzione, oggi, non molto condivisa, vista la vita spericolata che Pasolini conduceva, inseguendo le sue ossessioni. «È vero, le sue frequentazioni erano pericolose, però ho la sensazione che nell’occasione della morte ci sia stato come una sorta di regia, in qualche modo perfetta: gli hanno teso un’imboscata. Non è pensabile che un ragazzino da solo abbia potuto fare quello che ha subìto Pasolini. Le diverse versioni di Pelosi, del resto, stanno a dire che non proprio tutto è stato chiarito».
Pare di capire che per lei, come per tanti giovani della sua generazione, Pasolini sia stato molto importante. Oggi che lui non c’è più per accostarsi alla sua opera e al suo pensiero, da dove dovrebbe cominciare un giovane?
«Dal cinema, anche se è stato un grande scrittore e un grande poeta, perché mi pare che nel cinema abbia trovato una sintesi perfetta tra una poetica dell’immagine e una poetica letteraria. Senza ovviamente dimenticare il Pasolini scrittore corsaro».
E l’incontro con Anzovino? «È avvenuto del tutto casualmente al festival cinematografico di Fondi, dedicato a Giuseppe De Sanctis; lì lessi, col suo accompagnamento, alcune poesie di Pasolini. La sua musica mi piacque molto. E così è nata l’idea di questo “omaggio”, per cui ha scritto dei pezzi molto belli e centrati: struggenti».

Lino Capolicchio e Dominique Sanda in "Il giardino dei Finzi Contini"
Lino Capolicchio e Dominique Sanda in “Il giardino dei Finzi Contini” (1970) di Vittorio De Sica