PPP e Moni Ovadia

In questi ultimi anni Moni Ovadia, testimone del mondo ebraico, intellettuale e teatrante non conforme e di forte impegno civile, si è confrontato in modo più urgente con l’opera di Pasolini, soprattutto corsaro, del quale ha sentito la necessità di trasferire sul palcoscenico la parola e di intrecciarla alla propria libera riflessione  critica.  Al Teatro Moderno del Comune romagnolo di Savignano, in occasione della recente replica del suo spettacolo pasoliniano (28 febbraio 2015), che si avvale anche del violino di Maurizio Dehò e della fisarmonica di Nadio Marenco, ha rilasciato a Claudia Rocchi, per il “Corriere di Romagna”, una intervista che qui riprendiamo dalla rete e nella quale non mancano i riferimenti graffianti all’attualità del presente  italiano. In essa viene citato anche il film Teorema (1968), che a Savignano ha completato questo sentito omaggio al genio pasoliniano, modello sempre  vivo di coraggio e sincerità.

Moni Ovadia a confronto con Pasolini
Moni Ovadia a confronto con Pasolini

Pasolini è vivo. Parola di Moni Ovadia
di Claudia Rocchi
www.corriereromagna.it -28  febbraio  2015

Moni Ovadia, quale spinta propulsiva ha generato in lei la lettura degli Scritti corsari di Pasolini?
Pasolini è stato l’intellettuale più coraggioso, anticonformista, lucido in Italia nel secondo dopoguerra, ha pagato tutto quel che c’era da pagare, ha saputo metabolizzare tutto ciò che gli è accaduto come l’accanimento continuo contro di lui. In questa nostra società conformista, antropologicamente decaduta, questa sua voce è spietatamente necessaria».

È ancora attuale?
Lui aveva capito i processi di degenerazione e omologazione intellettuale, essendo dotato di una intelligenza luciferina, profondamente colto. Noi abbiamo un gran bisogno di e dei Pasolini, nella nostra società narcotizzata, senza più voglia di vivere, di sperimentare culturalmente e socialmente.

Come si sviluppa lo spettacolo?
In modo semplice; è un reading di selezione di alcune letture dense, lunghe, che ripropongo allo stato naturale, non hanno bisogno di elaborazioni drammaturgiche, possiedono una intrinseca fragranza che davvero le rende attuali all’ascolto. Le integro con musiche dal vivo di tanghi, perché anche il tango è una musica da ballo corsara, io ne canto pure quattro. Direi che questi Scritti corsari sono una scoperta per i giovani e una riscoperta per me di forza e coraggio spregiudicato nell’espressione.

Il Moderno completa l’omaggio a Pasolini con la proiezione del film Teorema.
È una bella cosa presentare questa pellicola, poco vista. Fra i suoi film resta per me memorabile il Vangelo secondo Matteo contro lo stereotipo, dove finalmente vediamo un Cristo piccolo, oscuro, vibrante e non il “vichingo” da club cristiano armonizzante.

Si può considerare un classico, Pasolini?
È un classico e insieme un rivoluzionario; tocca la classicità con una visione che anticipa e si eleva sopra lo sguardo della convenzione, guarda gli uomini oltre l’ideologia e la logica delle fazioni.

Quale è il monito pasoliniano più utile alle nuove generazioni?
Credo che la sua lezione più grande sia il fondamentale valore della povertà, quel saper vivere nel poco e apprezzare culture che nel poco trovano espressione alta.