“Medea da Pasolini”: a Napoli una personale di Giovanni Robustelli

Il film Medea di Pasolini alimenta la sensibilità pittorica del giovane artista siciliano Giovanni Robustelli, artefice di opere dallo stile personalissimo che trasferiscono l’immagine cinematografica in pittura e dialogano in ogni sequenza con la potente fotografia del film. Ne sono nate quaranta opere che da fine maggio e fino al 4 luglio  saranno visibili a Napoli, nei bellissimi spazi di Castel dell’Ovo.

www.ragusah24.it – 15 maggio 2015

L’artista Giovanni Robustelli accetta la sfida di rileggere uno dei soggetti più controversi della cultura di ogni tempo, inaugurando domenica 31 maggio a Castel dell’Ovo a Napoli la mostra  Medea – da Pasolini, che resterà aperta fino al 4 luglio.
La mostra, organizzata da Phoenix Tour, con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Archivio del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Bologna, è curata da Leo Lecci. Le opere realizzate appositamente da Robustelli, interpretano il tema attraverso dimensioni e tecniche diverse: si va da pannelli piccolissimi, di 10×10 centimetri, a grandi tele di 5×3 metri, su cui l’artista ha lavorato in acquerello e grafite, olio e vernici sintetiche.

Giovanni Robustelli al lavoro per "Medea"
Giovanni Robustelli al lavoro per “Medea”

Questa personale di Robustelli esprime l’esito di una ricerca artistica sempre guidata dallo studio sulla semiotica del linguaggio e, soprattutto, sul valore del “significante”: proprio per questo l’artista si è spesso trovato, sul suo percorso, a lavorare con la cultura classica e quindi con il mito. E proprio Medea è uno dei soggetti che ha più studiato e sviscerato, non solo nelle versioni della tradizione greca ma anche nelle rivisitazioni relativamente più moderne: da Cherubini a Lodovico Dolce, da Corrado Alvaro a – appunto – Pier Paolo Pasolini.
Robustelli ha voluto rielaborare l’immagine cinematografica di Medea, al crocevia di una serie nutrita di riferimenti linguistici e culturali: l’opera lirica e la musica classica evocata dalla protagonista Maria Callas; il cinema di Pasolini, che contribuisce ad un discorso intellettuale portato avanti anche nel teatro di Carmelo Bene; il mito che proviene direttamente da Euripide e quindi dalla classicità come apoteosi dell’icona.
Robustelli orchestra così una serie di opere che si organizzano attorno al rimando continuo tra la fotografia del film e lo spazio del quadro, tra sequenze e tempo “percorribile” della superficie, tra simboli, icone e la loro frantumazione attraverso il segno. Le caratteristiche tecniche del film, il medium linguistico, si mischiano e influenzan0 i significanti metalinguistici creando pretesti semiotici su più livelli. La tecnica assume l’aspetto di coscienza critica e subito dopo di incoscienza evocativa.
Il segno disciplinato come una preghiera tende, nonostante la sua estrema presenza, a togliere di mezzo l’autore e a manifestare una spiritualità come conseguenza, come frutto dell’opera pasoliniana. Robustelli diventa spettatore, poi critico e infine creatore visionario di un linguaggio da cui prende il testimone per poi cercare di sbarazzarsene (contemplandone persino il fallimento e l’abbandono al linguaggio come litania, in un ritmo astraente).
Le immagini diventano testimonianza, interpretazione ed evocazione d’altro. L’immagine come involucro, come pelle di serpente. Un valore che si perde continuamente, che scivola dal suo contenitore nonostante cerchi di trattenerlo, ne richieda, per forza di cose, significato. E’ la tecnica dell’assenza, dello svuotamento, dell’abbandono per essere il significante presente lì dove non c’è più sostanza.
All’interno del percorso espositivo verrà anche proiettato, in loop, un breve documentario, realizzato da Vincenzo Cascone e con il prestigioso contributo di Enrico Ghezzi e del responsabile dell’Archivio Pasolini di Bologna Roberto Chiesi, che espone diversi aspetti della mostra come percorso intellettuale, affrontando l’aspetto critico del film di Pasolini, il dialogo tra pittura e cinema, e ulteriori spunti per nuovi percorsi artistici e antropologici.

"Il vecchio e il mare". Opera di Giovanni Robustelli
“Il vecchio e il mare”. Opera di Giovanni Robustelli

[info_box title=”Giovanni Robustelli” image=”” animate=””]giovane artista siciliano, dottore di ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea, è un artista poliedrico, eccellente disegnatore dal tratto assolutamente originale che lo ha fatto definire  un genio della “biro”.
Le sue prime esperienze importanti espositive risalgono al 2006, presso la Rebecca Container Gallery di Genova, con il primo importante progetto artistico, Atlante Anatomico-Macroscopia Organica. Successivamente Spazio Papel di Milano dà l’avvio alla realizzazione di diverse mostre personali,  Alice in Wonderland, Pinocchio…odor di legno, cui seguono nel 2010 Il vecchio e il mare, nel 2011 Sicilia MusaOdissea, nel 2012 Tratti e ritratti, 15 ritratti da Spoon River, nel 2013 Io e Te e Fra la notte e il Giorno. Sempre nel 2013  si ha un’esposizione a Modica presso Kaos Spazio d’Arte. Molte delle opere di Giovanni Robustelli fanno parte di collezioni private, italiane ed estere, e di  importanti istituzioni pubbliche ed ecclesiastiche, tra cui le due pale d’altare realizzate per la Chiesa di S. Antonio da Padova di Comiso (RG), mentre nel 2013 l’opera Cariddi è stata acquisita dal Museo “Euro Musso” di Comiso. [/info_box]