“Manca all’Italia un intellettuale libero come Pasolini”. Parla il regista Gennaro Nunziante

di Michele De Feudis

www.barbadillo.it – 28 ottobre 2014

“All’Italia dei nostri giorni manca, eccome se manca, Pier Paolo Pasolini. Più delle sue opere, resta attuale la polemica che conduceva con il Potere. Non abbiamo avuto più figure di intellettuali slegati dalle parrocchie di sinistra o del mondo clericale. Il lampo luminoso di Pasolini è il suo essere un intellettuale libero”: un dialogo sull’autore degli  Scritti corsari  ha offerto l’occasione a Gennaro Nunziante per sottolineare lo strisciante conformismo imperante nel dibattito pubblico italiano. Nel chiostro del convento domenicano di Ruvo di Puglia il regista barese si è confrontato sul Vangelo pasoliniano con Gianni Canova, direttore della rivista “8 e ½”, introdotto sul palco da Cesare Veronico,  presidente del Parco dell’Alta Murgia.

“Mi sono avvicinato a Pasolini da ragazzo – ha raccontato Nunziante – leggendo i suoi articoli sul “Corriere della Sera”. Ho amato prima il Pasolini scrittore e solo dopo il cineasta”. La visione de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini consente di riscoprire la Weltanschauung del grande poeta: “Scelse l’opera dell’evangelista Matteo perché gli parve quella più realista e più rivoluzionaria, ma il film non richiama la fede. E’ una storia materialista. La figura del suo Cristo non rappresenta il figlio di Dio. Il protagonista è umano, animato da una “voglia di sapere” che lo spinge alla morte”. Una mostra di fotografie scattate nel 1964, durante le dodici settimane di lavorazione del Vangelo, affresca i muri del convento, esaltando il paesaggio che offrì la location alla narrazione. “Voleva girarlo in Terra Santa – ha aggiunto Nunziante – ma, quando PPP arrivò qui, immaginò l’assonanza tra il nostro Sud e il meridione del mondo, esaltando il Mezzogiorno come civiltà incontaminata”.

Per Gianni Canova l’opera pasoliniana ha la forza di tutti i capolavori inattuali, “consente di scoprire la dimensione antropologica di un’Italia che non c’è più. Il Vangelo  incarna la straordinaria contraddittorietà di Pasolini: laico, marxista, non credente, si misura con il testo sacro per eccellenza …”. E la performance di mezzo secolo fa non ha paragoni con recenti remake: “Non prendo nemmeno in considerazione La passione di Cristo. Mel Gibson sta a Pasolini, come Berlusconi alla verginità”, ha chiosato con una battuta Canova.

Nunziante nell’incontro ha ricostruito alcuni aneddoti legati al film, la soggezione e l’interazione di PPP con il produttore Alfredo Bini, “in grado riportarlo sulla terra” e allo stesso tempo di concedergli “un tempo immenso per girare”. Il regista di Sole a catinelle non ha mai trasferito le suggestioni pasoliniane nei suoi lavori: “Sono più legato a Ennio Flaiano e alla commedia italiana, ma di certo ci sono legami, anche inconsci, con la poetica dell’autore delle Lettere luterane“. Luca Medici, in arte Checco Zalone, sarebbe piaciuto a Pasolini? Nunziante ha sorriso alla nostra domanda: “Senza dubbio come attore e maschera popolare sarebbe piaciuto a Pasolini. Ma poi bisognava spiegarlo a Luca…”  (dal Corriere del Mezzogiorno).

[info_box title=”Gennaro Nunziante” image=”” animate=””]

(Bari, 30 ottobre 1963) è un regista, sceneggiatore e attore cinematografico italiano. A partire dal 1985 si mette in evidenza come ideatore e autore dei testi dei programmi televisivi del duo comico Toti e Tata. Successivamente lavora come sceneggiatore cinematografico, approdando alla regia per il grande schermo nel 2009 con Cado dalle nubi, nel 2011 con Che bella giornata e nel 2013 con Sole a catinelle.

[/info_box]