Le “Eumenidi” rilette a Modena da Martina Folena sulla traccia di PPP

A Modena, per cinque mesi, sedici attori e sette drammaturghi hanno lavorato insieme al regista Antonio Latella  esplorando i confini della tragedia e dando luce a otto spettacoli, otto “ritratti di famiglia” del progetto speciale Santa Estasi che saranno in scena fino al 12 giugno 2016 al  Teatro delle Passioni della città, ciascuno per una settimana.
Tra i drammaturghi, c’è anche Martina Folena, classe ‘93, diploma in regia presso la Civica Scuola Paolo Grassi di Milano con già all’attivo alcune esperienze internazionali nel campo del teatro dell’infanzia e di narrazione. E’ sua la firma dell’adattamento di 
Eumenidi  da Eschilo, il sesto degli otto spettacoli del progetto, già andato in scena dal 24 al 29 maggio 2016. Per la giovane drammaturga la tragedia, capitolo conclusivo della trilogia dell’Orestea, è diventata il punto di partenza per una personale riscrittura del testo e per la costruzione di una sorta di percorso di formazione, in cui Oreste, come ogni uomo, deve attraversare il dolore e gli incubi del sogno per giungere alla conoscenza e alla consapevolezza.
Una rilettura cui ha fornito la prima traccia ispiratrice la visione delle ctonie Erinni proposta da Pasolini nel film  
Appunti per un’Orestiade africana,  come la stessa Martina Folena ha  chiarito in una riflessione che qui riprendiamo dalla “Gazzetta di Modena” del 24 maggio 2016.

“Eumenidi”, e l’incubo diventa catarsi
di Martina Folena 

http://gazzettadimodena.gelocal.it  – 24 maggio 2016 

Quando avevo quindici o sedici anni all’improvviso ho iniziato ad avere paura di addormentarmi. Mi mettevo a letto, spegnevo la luce e, quando sentivo il primo stadio di torpore, mi spaventavo e restavo ad occhi sbarrati. Mi chiedevo dov’è che andassi quando dormivo; se il mondo dei sogni fosse lo stesso mondo dove va la coscienza dopo la morte e, soprattutto, se quello che vedevo e che sperimentavo e che spesso dimenticavo al risveglio fosse reale tanto quanto il resto.
Questa paura io l’ho regalata ad Oreste, l’eroe per cui ho riscritto Eumenidi partendo dall’omonima tragedia di Eschilo. Eschilo scrisse Eumenidi nel V secolo a.C. come capitolo conclusivo dell’Orestea, l’unica trilogia del teatro antico ad essere giunta intatta fino ai giorni nostri. Dopo aver vendicato la morte del padre uccidendo la madre colpevole, Oreste è perseguitato dalle antiche divinità della vendetta, le Erinni, che puniscono tutti coloro che hanno versato sangue della propria famiglia. Oreste viene assolto da un tribunale presieduto dalla dea Atena, che placa le Erinni promettendo loro di essere riconosciute come divinità da tutta la città d’Atene, trasformando il loro nome in Eumenidi, “benevole”.
Mentre Eschilo scriveva, Atene era preda di tumulti politici che rischiavano di spaccare in due la città. Il messaggio di Eumenidi risuonava chiaro per tutti gli Ateniesi che uscivano dal teatro: era necessario trovare un equilibrio tra le leggi antiche delle selvagge Erinni e quelle nuove di Atena e Apollo, altrimenti l’uomo, Oreste, ne sarebbe rimasto lacerato. Ma chi scende i gradini di Eumenidi si accorge che la strada che stiamo percorrendo conduce ai sotterranei. C’è molto altro oltre al messaggio politico nel testo di Eschilo, qualcosa che ribolle e che ha permesso a questo testo antichissimo di sopravvivere ai secoli.

Christian la Rosa - Oreste in "Eumenidi", regia Antonio Latella
Christian la Rosa – Oreste in “Eumenidi”, regia Antonio Latella

Chi sono le Erinni? Pier Paolo Pasolini amava ferocemente la tragedia antica e delle Erinni fa un ritratto meraviglioso in Appunti per un’Orestiade africana. Dice: «le Erinni sono le dee del sogno». Questa frase è diventata la crisalide da cui è nata la riscrittura di Eumenidi. Le Erinni, ctonie e vecchissime, invisibili a tutti se non a Oreste, sono creature del regno di Morfeo. Con il loro carico di ricordi e ossessioni, le Erinni chiedono al sognatore di non fuggire dagli incubi: solo attraversando il dolore è possibile rasserenarsi. Il tempo della sofferenza è un tempo buono, che porta luce. Lo scriveva Eschilo: “pathos mathei”, attraverso il dolore la conoscenza. Ma Oreste ha paura di addormentarsi. Il mondo delle Erinni è un territorio sconosciuto e per questo spaventoso. Nel tentativo ostinato di fuggire, Oreste scende ancora più in profondità. L’incontro tra Oreste e le Erinni è una fiaba nera. Nel palazzo di Argo, dove Oreste giace sognando febbricitante, vagano i fantasmi dei due bambini uccisi all’inizio della storia, un delitto che perseguita gli Atridi generazione dopo generazione. Il dolore verrà riconosciuto e verrà riconosciuto con le storie, perché le storie sono il solo luogo dove il dolore può essere nominato e così lasciato andare.
Oreste in quanto personaggio tragico e tutta la sua famiglia esistono per questo motivo. Nei mesi dopo aver scritto Eumenidi mi è capitato, con mio grande stupore, di non vedere l’ora di addormentarmi per sognare. Mi chiedevo quali Erinni avrei incontrato, a quali fantasmi avrei dato nome, sapendo che per quanto potesse sembrare impossibile durante il viaggio, alla fine mi sarei svegliata. Quelle storie piano piano mi avrebbero liberato. È la grande verità di Oreste e anche la sua grande condanna, perché Oreste stesso appartiene alla nostra immaginazione. Lo incontreremo nel mondo dei sogni; oppure, in teatro.

[idea]Info[/idea] Santa Estasi
Atridi: otto ritratti di famiglia
un progetto speciale diretto da Antonio Latella

Eumenidi
da Eschilo
adattamento Martina Folena
tutor Antonio Latella e Linda Dalisi
assistente alla regia Martina Folena
regia ANTONIO LATELLA

personaggi e interpreti

la Pizia Giuliana Vigogna
Apollo Gianpaolo Pasqualino
Oreste Christian La Rosa
Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna
Coro Erinni Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi
Atena Barbara Mattavelli
Pilade Andrea Sorrentino
Tantalo (capostipite) Isacco Venturini
Agamennone Leonardo Lidi
le Moire Alessandro Bay Rossi
Tantalo e Plistene (figli di Tieste) Isacco Venturini e Alessandro Bay Rossi
Menelao Ludovico Fedegni
Elena Barbara Chichiarelli
Elettra Marta Cortellazzo Wiel
e con Mariasilvia Greco, Alexis Aliosha Massine, Federica Rosellini, Emanuele Turetta

drammaturghi al progetto Federico Bellini e Linda Dalisi

Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Teatro delle Passioni
viale Carlo Sigonio 382
Modena
www.emiliaromagnateatro.com