I ricordi di Carlo Verdone su “Mamma Roma”

Trastevere non è uno dei tanti quartieri di Roma. Un romano, se nato qui, sottolineerà sempre, “romano trasteverino”, con spocchia ma anche con inconfondibile fierezza. Il nome deriva dal latino trans Tiberim (al di là del Tevere), che era già il nome antico della regione augustea; questo perché la città ebbe invece origine e principale sviluppo sulla sponda opposta. All’alba della vita di Roma (754-509 a.C.), la zona di Trastevere era una terra ostile che apparteneva agli Etruschi. Roma la occupò per poter sorvegliare il fiume da entrambi i lati. In ogni caso la sua importanza era soltanto strategica: Roma non aveva interesse ad estendersi urbanisticamente su quel territorio. Infatti Trastevere era collegato al resto della città solo da un debole ponte di legno, il Sublicio.
Oggi Trastevere, per troppo tempo abbandonato al degrado, è invece uno dei quartieri più vivi e caratteristici della città, animato da luoghi di ritrovo, botteghe, negozietti, ristoranti tipici, cinema e mercati, come quello di San Cosimato ristrutturato di recente.  E dunque è Piazza San Cosimato lo spazio del festival “Trastevere Rione del cinema”, che, sostenuto dall’Assessorato alla cultura e Turismo del Comune di Roma  (ma finanziato per l’80% dagli sponsor commerciali dei negozi della zona), porta il cinema a ingresso gratuito  sotto le stelle della capitale. Sessanta giorni (2 giugno- 30 luglio 2015) con grandi pellicole commentate ogni giovedì e venerdì da artisti, autori e critici che incontrano il pubblico e discutono su quanto si vede sul grande schermo.  
Il 23 giugno 2015 è stato così proiettato un indimenticabile pezzo di storia del cinema italiano: Mamma Roma (1962) di Pier Paolo Pasolini,  con la presentazione eccezionale di Carlo Verdone, visibilmente emozionato al ricordo di Pasolini e dell’inimitabile Anna Magnani, oltre che ispirato dall’orgoglio di un’appartenenza romana ben diversa da quella appannata e infangata dei nostri giorni.
A darne testimonianza la cronaca della serata stesa per www. www.artslife.com   da  Serena Di Palma.

I ricordi di Carlo Verdone su “Mamma Roma”, Anna Magnani e Pasolini
di Serena Di Palma

www.artslife.com – 24 giugno 2015

"Mamma Roma" (1962) di Paoslini. Manifesto
“Mamma Roma” (1962) di Pasolini. Manifesto

L’applauso che lo accoglie è fragoroso, qui è di casa, è un amico anche per chi lo vede per la prima volta. Comincia Valerio Carocci [l’anima del festival, ndr] con la volontà di “voler dimenticare ciò che di brutto sta succedendo intorno a Roma; questa città è stata svenduta, sotto indagine. I politici- incalza pesantemente – pensano solo a litigare tra di loro, anziché al bene della nostra città”. Doverosi ringraziamenti al Municipio, nella persona del presidente signora Alfonsi e dell’assessore alla cultura Andrea Valeri.
La parola a Verdone. “Complimenti a queste persone che ci permettono di rendere omaggio all’attrice Anna Magnani che ci ha deliziato con i suoi film, immagine di Roma insieme ad Alberto Sordi e Aldo Fabrizi. Ho scelto Mamma Roma, perché, quando mi iscrissi al Centro Sperimentale di cinematografia, tra i primi film che ci fecero vedere il primo anno c’era appunto una rassegna su Pasolini. Quando vidi per la prima volta Mamma Roma, rimasi colpito, sorpreso dalla grandezza di questa donna. Considero Anna Magnani  la più grande attrice italiana in assoluto, perché in lei c’era tutto quello che è questa città: c’era la forza e la voglia di difendere, c’era autorevolezza ma anche tanta fragilità e malinconia. Un’attrice potente ma dal viso malinconico, quasi un elemento di infelicità, e questo la rendeva tremendamente umana. Oltre ad avere dei tempi di recitazione stupefacenti.
In Bellissima la Magnani fu lo stesso grande, ma quello era un film nelle sue corde, un film per lei quasi facile; seguire Pier Paolo Pasolini  era ben altra cosa. Pasolini non concedeva nulla. Ci furono delle tensioni tra i due durante la lavorazione, tanto che, quando il film uscì, la Magnani si sfogò dicendo: «Pasolini (non lo chiamò neanche per nome, quasi a voler prendere le distanze) mi ha usata». E Pasolini disse: «Ha sbagliato perché ha fatto una Mamma Roma troppo borghese». Lei ovviamente si incazzò”.
Sottile il riferimento ad Andreotti il quale, quando uscì Ladri di biciclette, ebbe a dire  -ricorda Verdone-  che “i panni sporchi si lavano in casa”. Invece per Verdone quello fu un film che rendeva pubblica un’altra realtà, la realtà dei perdenti, dei pensionati, dei poveracci. “Pasolini con grande coraggio nel 1962, con il suo Mamma Roma,  opera a mio parere un nuovo realismo e va a scrutare il mondo degli abbandonati; ne esce fuori un cazzotto nello stomaco per chi quella realtà proprio non la voleva vedere. E’ un film drammatico, intenso e vero, vero anche nei suoi personaggi: Ettore Garofalo era un attore preso dalla strada, che Pasolini conobbe attraverso i fratelli Citti. Tutto era veramente armonico e tremendamente vero. E’ un film mistico e la colonna sonora di Vivaldi lo rende un’opera quasi religiosa, come se egli considerasse dei martiri le persone che rappresentava in periferie violente, povere e abbandonate a se stesse. Quindi sono questi i motivi per cui ho scelto Mamma Roma: la grandezza del film, la modernità e il coraggio di Pasolini. Ne ebbe tanto e lo pagò caro: alla prima del film, al cinema Quattro Fontane, fu aggredito e malmenato da alcuni gruppi di destra. Un film che dunque dava fastidio, che mostrava una Roma che non doveva essere resa pubblica, la Roma delle periferie che dovevano quasi essere tenute nascoste. A distanza di anni non solo queste realtà ci sono ancora, ma la situazione è col tempo andata ad aggravarsi. Roma stasera –continua Verdone- diventa la città dove si fa ancora cultura, la Roma della gente per bene. Dimentichiamoci per due ore le bruttezze che ci circondano”.
L’intervento di Verdone prosegue con aneddoti inediti legati alla sua famiglia ed in particolar modo a suo padre, Mario Verdone, grande critico cinematografico. E in piazza si ride che è un piacere. “Mio padre difendeva l’opera di Pasolini; i miei zii invece erano i tipici personaggi ‘da via Veneto’, col pettinino, l’alfa romeo, insomma zii da Dolce Vita. Loro non sopportavano Pasolini, provavano quasi un senso di schifo. Un giorno mio zio disse: “Ma si può sentire un’attrice che dice ‘fiore di merda’ su una Vespa??? Ma non se pò sentì, ma chi cazzo è ‘sto Pasolini, ma che vole????”.
Continua Verdone: “Vidi Anna Magnani per la prima volta in occasione del concerto che i Beatles tennero a Roma e a cui mio padre volle portarmi, perché disse che sarebbe stato per me un evento storico che avrei ricordato tutta la vita. Lì vidi lei insieme al figlio Luca. Non scorderò mai la faccia schifata con la quale guardava le orde di ragazzine urlanti che inneggiavano al gruppo inglese, insomma un gran casino!!! Ogni tanto la guardavo e lei continuava ad avere quella espressione”.
Ma l’aneddoto più divertente Carlo lo regala quando racconta di averla nuovamente incontrata nel ’69 e  di essere rimasto letteralmente imbambolato, quasi impaurito di fronte a una persona che “metteva soggezione”. Racconta di non aver avuto il coraggio di porgerle carta e penna per un autografo, perché lei lo guardò con aria quasi di rimprovero, tanto da costringerlo a indietreggiare e a nascondere il foglio dietro la schiena: “Aveva quest’aria da Lupa romana gelosa della sua privacy anche nei confronti di un ragazzetto che stava lì solo per un autografo”.
Un’immagine di Nannarella che però Verdone si porta nel cuore è quella che ci regalò Fellini, quando la seguì di notte mentre lei tornava a casa stanca, già segnata dalla malattia. Fellini le si avvicinò dicendo: “Permette un’intervista?”. E lei: “A Federi’,  ma vattene a dormì, va”… Il portone si chiude lentamente su quel volto malinconico che sparisce nel buio: è l’ultima immagine e Fellini l’ha fermata per sempre nella storia con quel fotogramma.

L’ultima apparizione cinematografica di Anna Magnani nel film “Roma” di Federico Fellini (1972). Un cameo in cui interpreta se stessa. Nannarella muore a Roma il 26 settembre 1973. Foto Corriere.it.
L’ultima apparizione cinematografica di Anna Magnani nel film “Roma” di Federico Fellini (1972). Un cameo in cui interpreta se stessa. Nannarella muore a Roma il 26 settembre 1973. Foto Corriere.it.

L’intervento di Verdone continua con il disappunto per la chiusura di molti cinema e teatri. “La sala – dice – è l’ultima forma di aggregazione che ci è rimasta insieme al teatro. Dobbiamo fare del nostro meglio per contrastare questa tendenza, se no Roma diventerà la città delle paninoteche. La cultura è importante. Si cresce vedendo film come questo, si cresce nelle biblioteche che non possono chiudere per dare spazio alle jeanserie; avremo un pubblico diseducato altrimenti. Il rischio è quello di rimanere a casa da soli col pc; la sala non è solo intrattenimento. E’ educativa in quanto fattore aggregante. Mi batterò contro questa tendenza parlando, come sempre, senza peli sulla lingua”.
Cosa fare per migliorare Roma? Bellissima la risposta di Carlo: “Dovrebbero prendere i posti di potere quelli che io ho definito i sacerdoti del bello, persone eticamente corrette, che amano il prossimo, che amano insegnare ciò che è bello ai giovani. Quello dell’insegnante è il più bel lavoro del mondo e gli insegnanti dovrebbero essere rispettati. Alcuni a 50 anni sono ancora precari. Non possono continuare a bloccare le assunzioni. Bisogna aiutarli con incoraggiamenti, orizzonti nitidi e stipendi adeguati. Solo così potranno migliorare anche i ragazzi. Io i miei insegnanti, soprattutto universitari, li ricordo ancora con tanto affetto e rispetto. Abbiamo toccato il fondo, si può solo risalire. Non si può andare più a fondo di così”.
Le parole finiscono qui, con applausi e ringraziamenti. Carlo saluta e si allontana circondato dalla sua gente. E’ buio ormai su Roma, il maxi schermo si accende e ad apparire è un viso che fa ammutolire tutti. Quell’espressione intensa che ti rimane quasi appiccicata addosso è il marchio Magnani. Ci spiace dirlo, ma hanno buttato lo stampo, non ne fanno più.

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Trastevere Rione del cinema
Festival gratuito del cinematografo
Piazza San Cosimato Trastevere – Roma
2 giugno – 30 luglio 2015