Sabato 29 novembre, all’Auditorium Aldo Casalinuovo di Catanzaro, il Teatro di Calabria mette in scena il Miles Gloriosus di Plauto, nella traduzione originale curata da Pasolini.
Fu Vittorio Gassman, con Luciano Lucignani, a chiedere nel 1961 a Pasolini di lavorare a un adattamento del Miles gloriosus di Plauto, che il poeta intitolò poi Il Vantone, nell’intento di una restituzione teatrale di tipo innovativo e con rimando al mondo popolare romanesco. La trama, sostanzialmente fedele all’originale plautino, racconta dell’astuto servo che aiuta un giovane a rapire la fanciulla amata, sottraendola a un soldato millantatore, il vanesio e fanfarone Pirgopolinice che fa da perno centrale dell’aggrovigliata dinamica comica. Quel soldato sbruffone rapisce, portandola con sé a Efeso, una giovane cortigiana, Filocomasia, amante di Pleusicle, lontano da Atene in quel momento. Il furbo schiavo del giovane, Palestrione, si mette sulle tracce di Pirgopolinice. Dopo una serie di disavventure, lo schiavo riesce a raggiungere il soldato e a far chiamare il suo padrone. I due sono ospiti del vecchio Periplecomeno, vicino di casa del soldato. Palestrione escogita un piano per salvare Filocomasia, facendo credere a Pirgopolinice che la ricca moglie di Periplecomeno sia innamorata di lui.
La versione di Pasolini, che tra il 1959-1960 aveva tradotto l’Orestiade di Eschilo, sempre su richiesta della coppia Gassman-Lucignani, è tuttavia molto più di una semplice traduzione del Miles plautino: è un rifacimento che attualizza l’universo plautino e ne reinterpreta il contesto attraverso la scelta assai felice di rendere la “vis comica” dell’opera con la lingua romanesca e con la pirotecnia del “varietà”. Pasolini riesce, quindi, a proporre una versione vicina allo spirito della commedia latina con una traduzione che, solo in apparenza, è lontana dalla lingua originale: temi e personaggi vengono rimaneggiati e ricollocati in una dimensione attualizzata, mentre la struttura del testo rispetta il verseggiare di Plauto e la versatilità degli stili e dei registri usati dal commediografo latino. Se si vuole, è una traduzione “artistica” che reinventa, inserisce personaggi popolari e di quartiere, concretizza un mondo “burino” fatto di macchiette, creando un gioco teatrale da “avanspettacolo” parallelo a quello di Plauto. Il Miles Gloriosus, attraverso la grottesca figura del fanfarone pieno di sé, porta sulla scena la tipica immagine di un mondo fatto di apparenza e di auto-celebrazione, destinato a perdersi nel ridicolo. La satira, resa ancora più irriverente dalla traduzione in romanesco, attraverso effetti di grande comicità, evidenzia la vacuità delle vite gonfie di aria e prive di sostanza.
Nella storia della fortuna teatrale del Vantone, va ricordato che il debutto avvenne non con Gassman nel 1961, ma il 10 novembre 1963 al Teatro La Pergola di Firenze con la Compagnia dei Quattro porta, per la regia di Franco Enriquez e l’interpretazione di Glauco Mauri e Valeria Moriconi. Ne seguì un’intera stagione di tournée, la prima di un’opera teatrale di Pasolini, che tuttavia, nel 1963, stava già abbandonando il romanesco nei suoi scritti e stava già meditando al Vangelo secondo Matteo. Di recente, poi, una memorabile messinscena “en travesti” del Vantone per la regia ironica di Arturo Cirillo (2012, Napoli Teatro Festival Italia).
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La messinscena della commedia, i cui testi sono stati ridotti ed adattati da Luigi La Rosa, è allestita dalla Compagnia del Teatro di Calabria, per la regia di Aldo Conforto.
Interpreti
Palestrione -Salvatore Venuto
Pirgopolinice – Paolo Formoso
Milfidippa – Mariarita Albanese
Acroteleuzio – Alessandra Macchioni
Sceledro – Marta Parise
Filocomasio – Anna Maria Corea
Regia
Aldo Conforto