In programma a marzo alla Casa del Cinema di Roma una mostra fotografica e la presentazione del libro Gli Orienti di Pier Paolo Pasolini. Il fiore delle mille e una notte. Viaggio fotografico di Roberto Villa nel cinema pasoliniano (Nfc Editore, 292 pagine) del fotografo Roberto Villa, classe 1937, che nel 1973 fu sul set de “Il fiore delle Mille e una notte”, terzo e ultimo capitolo della cosiddetta Trilogia della vita del regista dopo Il Decameron (1971) e I racconti di Canterbury (1972).
Un evento organizzato per i 100 anni dalla nascita del poeta, drammaturgo, scrittore e sceneggiatore avvenuta il 5 marzo 1922 a Bologna. Nel libro sono raccolti scritti di Angela Felice, Roberto Chiesi e Paolo Nutarelli.
Un lavoro iniziato nel 1972, con un incontro a Milano Pier Paolo Pasolini, e concluso nel 2022 con Gli Orienti di Pasolini, una gestazione lunga cinquanta anni che ha dato alla luce un libro di immagini ora in libreria. Una pubblicazione unica, poiché non è mai stato pubblicato nulla di simile, costituita da grandi immagini che raccontano il lavoro di Pasolini in medio oriente sul set, e fuori set, del terzo film della “Trilogia della Vita”. “Il Fiore delle mille e una notte” è il filo conduttore di un’avventura cinematografica mai raccontata e che ha trovato un Pasolini dinamico e “Felice come non sono mai stato durante le riprese di un film”.

«È merito degli scatti perfetti di Roberto Villa, presente sul set per 100 giorni in Iran e nello Yemen, nelle incantate città di Isfahan e di Sana’a, che può essere ricostruito quel clima di lavoro finalizzato al film pasoliniano più fiabesco e leggero» Gian Luca Farinelli – Direttore della Cineteca di Bologna.
L’Oriente, per Pasolini, è un posto dello spirito dove si trova quel mondo desiderato, sognato, che non esiste in questo Occidente “borghese e consumista” e, in quel Film Fiaba, “Il Fiore delle Mille e una Notte”, è portato sullo schermo con una narrazione fantastica e con i colori del sogno. Il tema del sogno è presente nel film, che si apre con una citazione, nei titoli di testa, che Pasolini ha tratto dal testo originale de “Le mille e una notte”: “La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni…” frase che ritorna in uno degli episodi del film, quello di Tagi e Dunya.
“Per questo film Pasolini rilesse Le mille e una notte nell’edizione curata dal grande arabista Francesco Gabrieli e nell’estate 1972 lavorò alla sceneggiatura insieme a Dacia Maraini, data l’intenzione di assegnare un ruolo essenziale ad alcuni personaggi femminili.
Saranno poi, nel film, volti misteriosi e bellissimi di donne (e di uomini arabi) per un’esaltazione del corpo e dell’eros popolare, vissuti con gioia naturale nella diversità di mondo altri e incontaminati.” Angela Felice – Centro Studi PPP di Casarsa.
Il Regista non era venuto meno alla promessa “Sarà il mio film più colorato, il più ricco di bellissimi colori” e già le località scelte e le popolazioni mediorientali ne erano testimonianza, aiutati dai vistosi e coloratissimi costumi di Danilo Donati su centinaia di comparse. Molto, al di là di tutto questo, è racchiuso nelle pagine con oltre 280 immagini inedite del libro che, costruite seguendo le filosofie compositive della storia dell’arte e della teoria della comunicazione, illustrano il set ed il fuori set del film.
“Il set di un artigiano, dove convivono le maestranze del cinema classico, i volti popolari che Pasolini aveva portato dall’Italia e le facce antiche che aveva trovato” sul posto, al punto che, in uno scambio fertile tra finzione e realtà, si fa molta fatica a capire i margini del set, dove finisce e dove inizia la realtà dei luoghi” Gianluca Farinelli Direttore Cineteca di Bologna sul catalogo della mostra. Sarebbe piaciuto molto a Pasolini, sia per le “coloratissime” immagini del film, e molto per la sua unicità: è l’unico libro al mondo che presenta immagini originali del “Fiore”, uniche ed irripetibili.
In un incontro con Pasolini a Cinecittà, per il rifacimento di una scena, nell’autunno del ’73, avevo portato un album con venti pagine di venti diapositive ciascuna e, mentre Pier Paolo le guardava affascinato diceva, autenticamente meravigliato, “Ma che bei posti, che bei colori” come se li vedesse per la prima volta, poi chiudendo l’album guardandomi aveva detto “Hai fatto un film dove io ero l’attore e tu il regista”.