Nell’ambito dei libri dedicati a Pier Paolo Pasolini usciti nel recente periodo, proponiamo la recensione del volume Pasolini e Matera. Il racconto della mostra, di Marta Ragozzino e Giuseppe Appella, edito da Allemandi (2020).
Pier Paolo Pasolini, non avendo trovato in Palestina la cornice giusta per ambientare il suo Vangelo, scelse di realizzare il film quasi tutto nell’Italia meridionale, dove era riuscito a riconoscere, seguendo il principio dell’analogia, così importante e ricorrente nella sua poetica, i contesti più adatti alle scene che intendeva girare. Per questo, nel 1964, dopo aver effettuato le prime riprese vicino a Roma, il regista e la sua composita troupe scesero in Sicilia, in Calabria e in Puglia, ma soprattutto si fermarono in Basilicata, dove girarono le scene più significative del film. Pasolini aveva infatti scelto di effettuare le riprese in diverse località lucane: a Barile, nel Castello di Lagopesole ma soprattutto a Matera, che divenne, grazie allo sguardo lungo del regista, Gerusalemme.
Pasolini ambientò nella città dei Sassi, considerati allora una “vergogna nazionale” per le tremende condizioni di vita dei loro abitanti (che proprio in quegli anni venivano trasferiti dalle insalubri case), il set principale del film. Il fascino, le radici profonde, la storia millenaria di Matera, uno dei luoghi abitati più antichi del mondo, visivamente così “simile” ai paesaggi della Palestina, riuscirono a conquistare uno dei maggiori intellettuali del Novecento italiano (regista, poeta, scrittore) che, con il suo capolavoro, contribuì a fondare una nuova immagine della città rupestre, capovolgendone il destino. Da simbolo della barbarie e della subalternità delle classi contadine a patrimonio mondiale dell’umanità e oggi Capitale Europea della Cultura 2019, anche in nome di quella straordinaria armonia di paesaggio culturale e naturale che Pasolini con il suo film fece conoscere al mondo intero.
La mostra, realizzata nel 2014 per ricordare i cinquant’anni del capolavoro pasoliniano e allestita nelle sale del Museo nazionale d’arte medievale e moderna di Palazzo Lanfranchi e in quelle del Museo della scultura contemporanea di Matera (Musma) proprio in occasione della fase finale del percorso di candidatura di Matera Ecoc 2019, ha raccontato la storia e le vicende del film, ricostruendo la cornice del primo cinema pasoliniano e mettendo in luce i rapporti con l’arte figurativa e le nuove tecniche di immagine, così rilevanti nella formazione e nello sguardo del regista friulano. Un articolato racconto per immagini, che ha portato dall’ideazione, produzione e realizzazione del film, fino alla presentazione al Festival del Cinema di Venezia e alla controversa accoglienza che la critica del tempo riservò all’opera religiosa del regista ‘scomodo’, comunista, omosessuale e, soprattutto, non credente.
*Foto in copertina: © Domenico Notarangelo