PPP 40 anni dopo. Un gruppo di lavoro voluto dal ministro Franceschini

Nella notte tra il 1^ e il 2 novembre di quarant’anni fa, in circostanze tuttora controverse, fu ucciso Pier Paolo Pasolini. Quel trauma doloroso spezzò l’ingegno di una delle più grandi intelligenze critiche e artistiche del ‘900, segnando quasi uno spartiacque storico tra un prima-Pasolini e un dopo-Pasolini. E tuttavia la morte non ha messo la sordina dell’oblio alla sua geniale opera multiforme e alla sua testimonianza intellettuale, se da allora, e con crescente evidenza negli ultimi vent’anni, le iniziative nel suo nome si sono infittite e amplificate in Italia e nel mondo, coinvolgendo l’interesse di studiosi, artisti, poeti, uomini di teatro e di cinema, appassionati, giovani.
Un Pasolini più vivo che mai, il cui ricordo nel 2015, a quarant’anni dalla morte, ne ribadisce l’attualità, prima ancora che sollecitare il rimpianto o la celebrazione dovuta. E’ con questo spirito che il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha voluto una commissione tecnico-scientifica, presieduta da Dacia Maraini, con il compito del coordinamento e della promozione del programma di manifestazioni pasoliniane che saranno sparse tutto l’anno sul territorio nazionale. Su  www.adnkronos.com  del 17 gennaio ne dà conto un comunicato che presenta anche l’elenco dei componenti il gruppo di lavoro, chiamati ad un incarico così appassionante e impegnativo .

www.adnkronos.com – 17 gennaio 2015

Ricordare Pasolini è un “dovere” e per farlo il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha firmato il decreto per la costituzione della commissione tecnico-scientifica con il compito di coordinare e promuovere le iniziative culturali per le celebrazioni del quarantennale della scomparsa (2 novembre 1975) di Pier Paolo Pasolini, affidandone la presidenza a Dacia Maraini. “L’Italia ha il dovere di ricordare Pasolini e di trasmettere alle nuove generazioni l’attualità del suo messaggio di ricerca e denuncia. Il collegamento con il tema, che sta finalmente diventando centrale, delle Periferie Urbane  rende la rilettura dei lavori di Pasolini ancora più importante e significativa”, ha detto Franceschini.
La commissione è composta, oltre che da Dacia Maraini, da Carla Benedetti, Antonio Calbi, Graziella Chiarcossi, Roberto Chiesi, Ninetto Davoli, Mario De Simoni, Gianluca Farinelli, Angela Felice, Fabrizio Gifuni, Gloria Manghetti, Marta Ragozzino, Lidia Ravera, Emanuele Trevi, Gianni Torrenti e Walter Veltroni.

Pasolini e Dacia Maraini. Foto di Mario Dondero
Pasolini e Dacia Maraini (1963). Foto di Mario Dondero

”Pier Paolo Pasolini è stato a mio avviso un intellettuale provocatorio, spericolato, controcorrente. Ma attenzione a non imbalsamarlo, a non mummificarlo. Non trasformiamolo in una icona. Domandiamoci, piuttosto, che fine ha fatto oggi il coraggio di Pasolini?”, ha dichiarato all’Adnkronos l’assessore alla Cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera. ”Ho sempre avuto una grande ammirazione per Pasolini – ha aggiunto – Un intellettuale che sapeva rischiare, che sentiva la necessità di capire, comprendere, che sapeva soprattutto saper guardare avanti con preveggenza, quasi profetica. Quello che lui scriveva negli anni ’70 è diventato realtà, 30 anni dopo”.
”Pier Paolo Pasolini non piaceva a tutti - ha sottolineato ancora la scrittrice e assessore alla cultura della Regione Lazio – Diversamente da oggi dove nessuno ama rischiare, soprattutto in ambiti politici, dove bisogna piacere assolutamente a tutti. Lo ripeto - ha proseguito – è giusto mantenere in vita una figura straordinaria come quella di Pasolini, di cui si parla a distanza di 40 anni dalla sua scomparsa. Come si parla di Freud, come si parla di Leopardi”.
Si torna oggi a parlare di ‘periferie urbane’, temi cari a Pasolini. ”Nelle periferie, in quei luoghi ai margini delle città secondo Pasolini ‘vi abitavano gli angeli’ -ha commentato Ravera- Non erano contaminati dal consumismo e dalla società. Pier Paolo si illudeva, magnificamente, che l’innocenza e la purezza erano di casa tra le persone più semplici. Li frequentava incurante di quello che sarebbe poi accaduto. Pasolini – ha aggiunto – non temeva l’altro, la diversità. E per questo ha pagato duramente e a caro prezzo”.
E’ ancora troppo presto per ipotizzare progetti e proposte, ma Lidia Ravera vorrebbe portare al Salone del Libro di Torino il suo personale ricordo legato a Pasolini accanto agli amici Fabrizio Gifuni ed Emanuele Trevi, anche loro componenti la commissione. ”Non ne ho ancora parlato con loro – ha detto – Ma il titolo della riflessione potrebbe essere… ‘Il coraggio di Pasolini’. Domandiamoci quante persone, oggi, hanno quella sua strenua temerarietà”.