“Le ceneri di Pasolini”, docufilm di Laura Vitali su Rai Storia (28.10.’15, h 19)

In onda su Rai Storia, mercoledì 28 ottobre 2015, ore 19.00 (in replica domenica 1^ novembre, ore 6.30), il documentario Le ceneri di Pasolini, con la partecipazione di Dacia Maraini, Ninetto Davoli e Piero Gelli, per la regia di Laura Vitali. Il filmato, realizzato in collaborazione anche con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini  di Casarsa, è parte di Storie della Letteratura (programma del palinsesto di Rai Cultura, diretto da Silvia Calandrelli), su idea di Isabella Donfrancesco e Alessandra Urbani (produttore esecutivo Annalisa Proietti). Qui di seguito il comunicato stampa diffuso dalla Rai.

Pasolini davanti alla tomba di Gramsci
Pasolini davanti alla tomba di Gramsci

Abbiamo perso prima di tutto un poeta e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo. Ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro: così Alberto Moravia nella famosa orazione funebre per Pier Paolo Pasolini il 5 novembre 1975. E proprio in occasione del quarantesimo anniversario della sua tragica scomparsa, Storie della Letteratura, programma di Rai Cultura, diretta da Silvia Calandrelli, dedica una puntata speciale a Pier Paolo Pasolini, in onda su Rai Storia mercoledì 28 ottobre 2015 alle ore 19.00.
Dacia Maraini, Piero Gelli e Ninetto Davoli raccontano la dimensione personale, intellettuale, artistica e civile di Pier Paolo Pasolini.
Ritornando nei luoghi dei film di Pasolini ambientati nelle borgate romane, come Accattone, Mamma Roma e Uccellacci e uccellini, Ninetto Davoli ricorda: “Questi posti, come gli archi dell’acquedotto Appio Claudio, mi sono familiari perché qui con Pier Paolo abbiamo fatto anche delle scene di Uccellacci e uccellini. […] Qui abbiamo fatto la scena con Totò dell’incontro con il corvo. […] Sono posti dove Pier Paolo ha definito il suo studio e approfondimento sulle periferie romane”.
“Per Pasolini il sottoproletariato, nella fattispecie romano ma non solo, – sostiene Piero Gelli, editor di tutte le opere di Pasolini – era un’epica. Erano dei vinti, erano dei poveri, erano degli innocenti, erano dei disgraziati, ma erano dei puri, delle persone vere”. Piero Gelli si sofferma sul desiderio di Pasolini di trasmettere cultura a partire da quelle stesse borgate in cui era arrivato negli anni Cinquanta con sua madre, vivendo con pochi mezzi e scrivendo sia in versi sia in prosa: Ragazzi di vita (1955), Le ceneri di Gramsci (1957), Una vita violenta (1959) e Il sogno di una cosa (1962).
Gli fa eco Dacia Maraini: “Pier Paolo, una volta stabilito che il sottoproletariato italiano era ormai corrotto e aveva perso la sua innocenza, è andato a cercare il sottoproletariato fuori. E quindi cercava nei paesi più poveri, in Africa, nello Yemen, in Persia, in India. Cercava questo: rincorreva il mito dei poveri innocenti, che però conoscono la profondità della tragedia, ma anche la profondità della vita”.
La questione del sottoproletariato, la fine delle ideologie, l’indagine della realtà sono solo alcuni dei temi cari a Pier Paolo Pasolini e ritornano nei vari linguaggi da lui sperimentati, in particolare nella poesia, nella narrativa e nel cinema, fino alle ultime opere come il romanzo Petrolio, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1992, e come il film Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), che segue alla Trilogia della vita.
“Molti dicevano che lui volesse morire, – conclude Dacia Maraini – io sono convinta che non sia vero affatto, perché era pieno di vita, pieno di progetti, però è come se sentisse un pericolo, un’ombra che lo sovrastava. Perché lui aveva delle capacità profetiche, le aveva verso la società italiana e le aveva anche verso se stesso. Quindi credo che lui abbia sentito arrivare qualcosa di molto oscuro, di molto minaccioso – lo si può capire anche dal suo ultimo film – ma non che lui volesse morire, che sia stato lui ad andare incontro alla morte. Io penso, invece, che lui amasse molto la vita e il corpo felice era ancora il suo sogno. Lui sarebbe stato ancora capace di raccontare – anche magari andando fuori dall’Italia, fuori dai paesi conosciuti, in qualche regno del sogno – il mistero e la meraviglia del corpo felice”.