Per “Foyer aperti”, rassegna di incontri collaterali alla stagione teatrale 2013-2014 del Teatro Verdi di Pordenone, giovedì 12 dicembre alle ore 17.45, in collaborazione con il Centro Studi Pasolini di Casarsa della Delizia, sarà presentato il libro Pasolini e il teatro, edito da Marsilio nel 2012 quale secondo numero della collana “Pasolini. Ricerche”.
A parlarne saranno Stefano Casi e Angela Felice, co-curatori con Gerardo Guccini del corposo volume, che raccoglie quaranta contributi di esperti e studiosi di teatro, impegnati a indagare la drammaturgia pasoliniana e la sua concreta teatrabilità. Ciò è avvenuto in due distinti e complementari convegni di cui il libro raccoglie appunto gli atti: due memorabili occasioni di studio promosse ancora nel novembre 2010 a Casarsa della Delizia (dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini) e a Bologna (dal Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca e dal Cimes dell’Università degli Studi di quella città). Articolato in sette sezioni, il volume evidenzia le origini e le tappe evolutive del teatro di Pasolini, le specificità dell’opera tragica, le raffinatezze teoriche, le complessità degli intrecci tra il teatro e il cinema, le intersezioni con altri autori.
Nell’ultima sezione, compaiono anche gli stimoli di alcuni registi, come Ronconi, Pressburger, Tiezzi, Adriatico e Punzo, che, dopo Pasolini, hanno dimostrato, con esperienze diverse di pratica scenica, la fertilità, la praticabilità materiale e l’attualità di quella drammaturgia. Un’ampia panoramica concettualmente rimeditata, che contribuisce a far chiarezza sull’originalità del teatro pasoliniano, riposizionandone il significato dentro l’opera dell’autore, nel contesto del suo tempo e del nostro, mettendone in luce il potenziale di rappresentabilità sempre aperta al futuro. L’incontro è sollecitato anche dallo spettacolo ‘Na specie de cadavere lunghissimo (in programma al Teatro Verdi di Pordenone mercoledì 11 dicembre), in cui, per la regia di Giuseppe Bertolucci, l’attore-autore Fabrizio Gifuni dà corpo e voce con magistrale interpretazione alla tormentata passione intellettuale ed esistenziale dell’ultimo Pasolini “corsaro” e al suo implacabile J’accuse contro il degrado dell’Italia contemporanea, omologata e immiserita.