Segnaliamo una bella iniziativa organizzata dalle ore 18.30 del 31 ottobre al Teatro Ghirelli di Salerno, a ridosso dell’anniversario della morte di Pasolini, avvenuta nella notte tra il 1^ e il 2 novembre di 39 anni fa. Su progetto di “Art A Part” e per la direzione scientifica di Alfonso Amendola dell’Università di Salerno, sarà una speciale “NottePasolini (atto primo)”, di cui qui di seguito pubblichiamo le intenzioni e il programma, insieme a una riflessione di Elio Goka su questo omaggio speciale a Pasolini, “poeta del bivio”.
“NOTTEPASOLINI” (Atto primo) ovvero tre momenti per ricordare Pier Paolo Pasolini. Un percorso-omaggio al poeta, scrittore, regista, intellettuale, giornalista e critico. A 39 anni dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini, un gruppo di studiosi, artisti, scrittori, giornalisti e critici vogliono ricordarlo attraverso parole, tracce, percorsi, idee, visioni, lungimiranze. Ma soprattutto, vogliono ritrovare l’opera pasoliniana dentro la nostra contemporaneità, attraverso “il racconto” e l’azione performativa. Lo slogan di dolore e volontà scritto su un anonimo striscione alzato durante i funerali di Pasolini (“non lasciamo che uccidano i poeti”) è un’eco che si è voluto tener “presente” nel realizzare quest’omaggio dalle molteplici sensibilità. “NOTTEPASOLINI” (Atto primo) vuol esser un piccolo, prezioso ed appassionato “invito alla lettura”. Un “invito” realizzato prediligendo un taglio decisamente “generazionale” per avvicinare un autore che non smetterà mai di sorprendere per la pluralità delle sue voci, per la vastità della sua dimensione creativa e per la voracità del suo essere visionario. “NOTTEPASOLINI” (Atto primo) viene declinato attraverso tre momenti diversi e complementari: “seminario”, “esposizione”, “performance”.
- Seminario
“Perché una NOTTEPASOLINI?”. Introduzione e apertura della serata a cura di Alfonso Amendola (cattedra di Sociologia degli audiovisivi sperimentali presso l’Università degli Studi di Salerno); Antonio Bottiglieri (Presidente Fondazione “Salerno Contemporanea”); Francesco Colucci (Capo dell’Ufficio Rapporti con la Stampa e Promozione d’Ateneo).
“Fenomenologia del teatro di parola: l’anomalia Pasolini” di Vincenzo Del Gaudio (dottorando di ricerca all’Università Vita-salute San Raffaele di Milano e critico teatrale).
“Il fiore della realtà: Pier Paolo Pasolini e il documentario” di Salvatore Marfella (critico cinematografico e cronista culturale).
“Da Socrate a Pasolini e David Foster Wallace: supplizio della libertà, clonazione del potere” di Davide Speranza (giornalista, addetto stampa di enti culturali e organizzatore di eventi letterari).
“Sguardi pasoliniani, ieri e oggi” di Vincenzo Luca Forte e Giovanna Testa (videoreporter, autori di documentari, fondatori del collettivo giornalistico indipendente “Gunpania”).
“Per una estetica della ‘dopostoria’: Pasolini e il ruolo dell’immagine” di Costantino Vassallo (critico d’arte indipendente).
“L’ultimo fuoco” di Elio Goka (scrittore, attivista, Direttore Rivista “Milena”).
- Esposizione
“Atto 1: Periferie”. Inaugurazione mostra della sezione “Atmosfere”. Dialogo essenziale con Maria Teresa Cavaliere, Vincenzo Iodice e Nicholas Tolosa.
3. Performance
“VietatoPornoAmen”, a cura della compagnia Teatro Grimaldello, regia di Antonio Grimaldi.
NOTTEPASOLINI. L’OMAGGIO AL POETA DEL BIVIO
di Elio Goka (direttore rivista “Milena”)
“Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto”. Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini è il Poeta del bivio. La sua figura siede allo snodo della tentazione critica, a lungo pervasa da cruente, talvolta maldestre, incursioni filologiche e interpretative, e della condivisione, a volte timorosa, altre volte spavalda, del suo luogo letterario, ahinoi, ancora oggi, nonostante il volume di attenzioni intorno al Poeta, parzialmente del tutto inesplorato.
Come l’Ercole al bivio, dipinto da Domenico Beccafumi e da Annibale Carracci, nelle due diverse versioni raffiguranti il dubbio morale dell’eroe antico seduto a riflettere su quale strada scegliere, se imboccare quella rassicurante e virtuosa, presieduta dalla personificazione allegorica di una figura femminile che rappresenta la Virtù, col monito che una lunga strada in salita, faticosa da percorrere, che però condurrà alle sfere più alte della conoscenza, oppure se prendere il sentiero custodito da una figura femminile allegoricamente riconducibile ai piaceri della voluttà, ma col destino segnato a epilogarsi dentro gli smarrimenti della vacuità e della perdizione. Nella versione di Carracci ai piedi di quest’ultima sono sistemate le maschere che l’eroe dovrà indossare per consumare l’effimera ebbrezza di una strada senza serena destinazione. Ai piedi della figura femminile a guardia del cammino diretto alla conquista della virtù sosta una figura di poeta, pronto a declamare il merito a Ercole se questi sceglierà la via della nobile conoscenza.
Adesso non si creda che Pasolini sia una di queste figure, che il suo ricordo, che il suo patrimonio letterario sia riconducibile in una di queste allegorie. Pasolini è il Poeta che ha fatto visita ai tormenti di Ercole, alle tentazioni della voluttà e alla quiete della virtù, interrogando il poeta in attesa di cantare i suoi versi, interrogandosi sull’origine del mito, rassegnandosi al fatto che prima o dopo il futuro gli avrebbe riservato, invece di giudizi sommari, nel “male” e nel “bene”, adulatorie e inutili facilonerie, utili più al consumo che alla conservazione della parola poetica. Prima o poi chiunque è destinato a giungere come un Ercole davanti al bivio delle deviazioni, se in quota solitaria o collettiva, se reduci da gioie e dolori privati o rimasti vivi dalle vicissitudini di massa, passando, non senza un briciolo di costernazione, per trafile storiche e civili infinitamente provanti. Davanti a quel bivio possono transitare anime sole e umanità in folla. Quasi sempre, senza ravvedersi del più prezioso e illuminante soccorso poetico, come quello di Pasolini.
Pure la letteratura ha commesso i suoi errori, probabilmente, nella rivisitazione postuma del Poeta, anche nelle frammentazioni più accorte e ossequiose. “Liberi” da ogni urgenza didascalica, non si può aggiungere la critica alla critica, l’analisi all’analisi, la profezia alla profezia. Sono sommatorie altrettanto maldestre, almeno quanto, se non di più, le incursioni critiche appena accennate. Se il Rien va di Tommaso Landolfi spuntasse di tanto in tanto tra le pagine rigide e dogmatiche delle incaute esplorazioni della retorica intellettuale, esso ammonirebbe che non si può fare letteratura con la letteratura e non si può ipotizzare la creazione di una rappresentazione artistica attraverso l’uso di un elemento primario identico al risultato. Per decenni una parte consistente della critica estetica italiana è incorsa in questo equivoco, nella più totale, o quasi, trascuratezza dei frammenti più profondi e infinitesimali della letteratura e della parola “minore”, non per condizione gerarchica, ma per ovvia adozione politica del potere. A lungo si è discusso sulle origini e sulle destinazioni della poesia, con il grottesco pretesto di definirle entrambe, a mo’ di equazione algebrica, di formula parabolica della traiettoria poetica.
L’incontro delle solitudini avvenuto per tracciare gli avamposti poetici, nel senso delle più intime regioni leopardiane, spoglie da ogni frivolo dovere di adesione, ha eletto, senza volerlo, la parola portatrice di un antidoto ai processi di desertificazione, sia pur nei transiti angoscianti e solitari di chi questi luoghi di deserto ha saputo e sa abitarli, talvolta inchiodando a una croce unica tutte le inquietudini inconfessabili, poi prodigiosamente tradotte in linguaggio poetico, alternativa umana e sovrumana alle uniche due soluzioni lasciate allo snodo del cammino di Ercole.
Ecco che “NOTTEPASOLINI” si propone l’intento di non timbrare l’ingresso a una di queste due strade, ma di fermarsi ad ascoltare i suoni e i rumori di fondo del bivio occupato dalla “presenza” di Pasolini, senza pretesa di identificare il Poeta, ed anzi evitando di ipotizzare persino di scorgerlo, ancor meno di prestare il fianco a processi di assoluzione o di condanna a chiunque vi sosti, pure da intruso. Piuttosto si è scelto di presenziare, per un momento, a quel bivio dove forse, detto ancora più sottovoce, sarebbe il caso di non compiere scelta alcuna, per non essere colti di sorpresa da un buio che annuncia già abbastanza spesso molte delle sue anticipazioni nell’assurdo quotidiano. Non si fraintenda. Nessuna ignavia di sorta deve diventare l’ipotesi terza incomoda nei tentennamenti di Ercole, perché fermarsi, a quel bivio, presuppone il principio ai gradi ennesimi di resistenza, tanto per le tentazioni quanto per gli avvilenti stati di rassegnazione. In fondo il Novecento, appartenuto a tutta forza al Poeta, ha assunto in dosi massicce questi due veleni.
Non afferriamo la poesia, non facciamone un inanimato oggetto di culto. Lasciamo che sia la poesia ad afferrarci. È sufficiente sostarvi, con la saggezza che non definisce l’ignoto, salvifico soltanto dentro le percezioni più profonde della sensibilità e dell’intelligenza. Solo così, in misura tremendamente mortale, si può tenere al Poeta un qualche genere di compagnia. Borges ha detto “Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto. Io sono orgoglioso di quelle che ho letto”. Divina condizione di una destinazione della poesia troppo spesso trascurata. Siede anch’essa al bivio degli inganni e delle virtù.
[idea]Info[/idea]
NOTTEPASOLINI è un progetto “Art A Part”. Direzione scientifica: Alfonso Amendola. Organizzazione: Alessia Benincasa, Antonio Bottiglieri, Francesco Colucci, Giovanni De Michele, Alfredo De Sia, Cristina Pastore, Francesco Savastano. Comunicazione: Davide Speranza. Coordinamento: Fabiana Amato, Viviana Liguori. Art Director: Luca Lanzetta. Patrocino: Comune di Salerno- Assessorato alla Cultura e all’Università. In collaborazione con: OCPG e UNIS@UND. Media Partner: “Rivista Milena”- Telecolore- AmbientArti.