Dal 21 al 28 ottobre 2015 si terrà a Messina Senza Pasolini, importante festival promosso dall’Università della città siciliana e curato dagli studiosi Alessia Cervini e Pierandrea Amato per celebrare i 40 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. La rassegna, ben oltre l’aspetto celebrativo, si propone di analizzare l’autore di Ragazzi di vita in molte delle sue sfaccettature, dal cinema alla letteratura passando per la fotografia, il teatro e la filosofia.
Due i momenti previsti dal programma: in primo luogo, i convegni di mattina alla Sala Laudamo, con la partecipazione di vari studiosi, di provenienza nazionale e internazionale; in secondo luogo, nel pomeriggio e alla sera, nei multisala Apollo e Iris e in altre sale, la proiezione, con retrospettiva completa, della filmografia pasoliniana (per quelle in pellicola, grazie alla collaborazione con la Cineteca nazionale di Roma) e di alcune pellicole ispirate alla sensibilità pasoliniana, quali Non essere cattivo dello scomparso Claudio Caligari, candidato all’Oscar, e Gli uomini di questa città io non li conosco del regista Franco Maresco, presentato alla recente Mostra del Cinema di Venezia e ora proposto in prima nazionale a Messina nella serata inaugurale (Sala Fasola, 21 ottobre).
Tra gli ospiti, più di una ventina, da ricordare la presenza di quattro registi: oltre a Maresco, ci sarà la leggendaria documentarista Cecilia Mangini (23 ottobre), che collaborò con Pasolini negli anni Cinquanta; Aurelio Grimaldi, regista di Nerolio (24 ottobre); Vincent Dieutre, firma di Viaggio nella dopo storia, in prima visione italiana.
Da ricordare inoltre che parteciperà al festival messinese anche Jean Paul Manganaro, studioso italo-francese che sta lavorando ad una nuova traduzione di Ragazzi di vita (conferenza alla Sala Laudamo martedì 27 ottobre). E’ già iniziato infine un challenge nazionale su Instagram per la retrospettiva fotografica #SenzaPasolini sul tema della periferia, che conoscerà la segnalazione finale delle 10 foto migliori.
Il dettaglio del programma del festival, che gode del patrocinio anche del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, è consultabile su www.senzapasolini.it. Quanto alle intenzioni, niente di più efficace delle parole dei curatori-organizzatori, che qui di seguito riportiamo per gentile concessione.
Festival “Senza Pasolini” – Messina, 21 / 28 ottobre 2015
Quarant’anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini è forse giunto il momento di liberarsi dalla sua morte. La sua fine violenta, tragica, oscura, priva di un vero colpevole – eppure sappiamo tutto, senza avere le prove – deve lasciarci andare. Dopo quarant’anni senza Pasolini, rievocare la sua esperienza estetica, politica, intellettuale, significa iniziare a fare a meno del suo mito, a rinunciare alle luci della sua leggenda; vuol dire prendere congedo dal trauma della sua scomparsa. Senza Pasolini, allora, perché, dopo la sua morte, è diventato più difficile pensare; è venuto meno chi, come nessun altro, o, almeno, nessuno come lui, ci costringeva a pensare. Senza Pasolini perché oggi dobbiamo fare a meno di Pasolini per ritornare, presumibilmente addirittura per cominciare, a esplorare la sua abissale, straordinaria, problematica grandezza.
Chi è Pier Paolo Pasolini? Un poeta, uno scrittore, un regista, un intellettuale, un apocalittico, un tipo pericoloso, un antropologo, un calciatore… se Pasolini è tutte queste cose insieme, le ha, però, portate all’estremo, al congedo, persino all’estinzione. Le ha consumate e forse, in questa maniera, radicalmente trasformate. Per questa ragione, con Pasolini, non bisogna abbassare la guardia e restare vigili, guardando, ad esempio, la sua opera da regista con occhi poetici; mentre polemizza, invece, è necessario cercare più a fondo e maneggiare le sue parole con il talento della filosofia. La cosa migliore con Pasolini probabilmente è lasciare deragliare le forme, i canoni, i giudizi, e affidarsi alle angolature inattese, alle fenditure logiche, alle infrazioni disciplinari.
L’eredità di Pasolini non ha eredi. Questa è la sua eredità più sconvolgente. Per questo motivo, oggi, quarant’anni dopo la sua scomparsa, abbiamo l’impressione d’iniziare a guardare di nuovo i suoi film, a leggere le sue poesie, a capire i suoi articoli. Questa volta come se fosse la prima; una volta Senza Pasolini, finalmente, privi della sua infinita fine. Allora, soltanto adesso, potrebbe essere vero che Pasolini è il nome di una forza del passato che dimora in un universo d’immagini. Le nostre.
*Foto in copertina: © Vittorio La Verde