Bernardo Bertolucci visto da vicino da Fabien Gerard, la sua ombra francese

Bernardo Bertolucci visto da vicino da Fabien Gerard, la sua ombra francese

di Elisa Grando, «Il Piccolo», 6 febbraio 2011

L’8 febbraio 2011 Bernardo Bertolucci arrivò a Pordenone per raccontare personalmente il suo cinema: il regista ha incontrato il pubblico alle 20.30 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi per l’evento conclusivo di “Lo sguardo dei maestri”, organizzato dal CEC di Udine, Cinemazero di Pordenone e La Cineteca del Friuli di Gemona. A dialogare sul palco con il cineasta, Premio Oscar nel 1988 per L’ultimo imperatore, c’era Fabien S. Gerard, collaboratore ventennale del regista e uno dei massimi esperti dell’opera bertolucciana, «che ha una forza particolare: quella di rimanere un cinema di ricerca formale e con un notevole contenuto culturale ma che, da Strategia del ragno in poi, ha sempre cercato di comunicare col grande pubblico attraverso l’emozione lirica».
La strada che negli anni ’80 ha unito Bertolucci e Gerard, grande appassionato di cinema italiano (dopo la laurea in Belgio, si è specializzato in cinema all’università di Roma con Mario Verdone), passa per Pasolini: Gerard fece avere al regista il suo primo libro Pasolini ou le mythe de la barbarie e iniziò una lunga frequentazione col padre, il poeta Attilio Bertolucci, proprio parlando di una lirica pasoliniana. Poi seguì Bernardo in Cina per le riprese de L’ultimo imperatore e ne scrisse il diario di lavorazione edito in Francia dai «Cahiers du cinéma».
«Nei film successivi (da Il tè nel deserto, che verrà proiettato dopo l’incontro, a The Dreamers, ndr.) sono stato assistente della sua mitica segretaria di edizione, Suzanne Durrenberger – racconta Gerard – Sono state esperienze insostituibili, sul piano umano e artistico. Con Bernardo c’è anzitutto una relazione di affinità. Ci parliamo spesso, di tutto, e non sempre condividiamo lo stesso punto di vista. Sapendo il mio interesse per le filosofie orientali, mi ha chiesto addirittura di scrivere con lui e Giovanni Mastrangelo il soggetto originale di Piccolo Buddha». Da The Dreamers sono passati quasi otto anni ma, dice lo studioso, «penso che Bernardo non abbia mai smesso di lavorare a nuovi progetti, alcuni troppo pesanti per i problemini di schiena sorti nel frattempo. Un paio d’anni fa i cinesi sono tornati alla carica con La condizione umana dal romanzo di Malraux: avessero detto di sì vent’anni fa! Ora sta lavorando sodo a un nuovo soggetto, intimistico come gli ultimi tre film».
Soprattutto nei suoi titoli del passato, invece, il “borghese pentito” Bertolucci si è concentrato sull’analisi delle classi sociali dando l’impressione però, come specifica Gerard nel volume Bernardo Bertolucci. La certezza e il dubbio (ed. Cinemazero), di rimandare il giorno fatidico della rivoluzione: «La sua parola preferita è “utopia”: è necessaria per indicarci il modello perfetto ma, appena diventa realtà, cominciano i guai, perché l’uomo invece è imperfetto».
Gerard è professore di Storia del Cinema all’Università di Bruxelles e ha il polso preciso di come i giovani percepiscono l’opera del maestro: «Sia Pasolini che Bertolucci sono ormai autori “difficili” per le nuove generazioni, in Italia come in Belgio. Anche i riferimenti più ovvi in un film di dieci anni fa necessitano oggigiorno di una precisa contestualizzazione: si è accelerata la perdita della memoria». Fra il regista di Casarsa e Bertolucci, che fu suo assistente, è possibile individuare una comune radice estetica, «la matrice poetica. Per contrasto, però: all’ossessiva frontalità visiva di Pasolini, rispondono le lunghe carrellate serpentine di Bernardo. Questa differenza riflette il loro rapporto più intimo con la realtà: Pasolini si scontra con le cose, Bernardo le accarezza con la macchina da presa». Per scelte di cast, luoghi e storie, Bertolucci è considerato il più internazionale dei nostri registi: «Sua madre era nata a Sydney da una coppia italo-irlandese, e in casa c’erano molti libri anche in francese e in inglese: questo avrà suscitato la sua curiosità per altri orizzonti. Un grande amico di famiglia poi era Moravia, che aveva viaggiato in tutto il mondo: fu lui a raccontargli per primo di Pu Yi, l’ultimo imperatore cinese».

* * *
Qui è possibile vedere la video testimonianza di questa straordinaria serata parte 1parte 2parte 3parte 4