Va in scena “La storia e la cicoria – Pasolini a Tuscania”
A spasso con i racconti di Antonello Ricci arriva alla quarta tappa: venerdì 21 giugno alle 17, ennesimo appuntamento a Tuscania davanti a Santa Maria Maggiore. Con la partecipazione di Totò-Pietro Benedetti in collaborazione con l’associazione culturale La Banda del Racconto e Davide Ghaleb editore.
“Dev’essere di una qualità tutta speciale la luce maremmana che ogni giorno, da mezzogiorno al tramonto, inonda-incendia i bastioni tufacei di San Pietro e Santa Maria Maggiore a Tuscania.
Luce misteriosa: mistica epperò pagana. Luce inquieta: sempre solcata da sogni visioni ritorni d’oltretomba.
Spiriti etruschi come ombre della sera o attori-personaggi-larve infelici che increspano l’aria come l’Othello di Orson Welles.
Ma anche (e soprattutto) ‘l’assurdo Totò l’umano Totò il matto Totò’, alias frate Ciccillo nell’episodio duecentesco incastonato al centro del pasoliniano Uccellacci e uccellini (1965): apologo-capolavoro girato tra la torre di Santa Maria i ruderi di Rivellino e l’acropoli di San Pietro, fianco a fianco ‘con l’innocente col furbetto Davoli Ninetto’.
Nel 1969 Ninetto tornerà a Tuscania con il regista friulano per sostenere il ruolo di Charlot-Andreuccio nel primo episodio del Decameron. Nella penombra di Santa Maria Maggiore, ai piedi dello spettacolare Giudizio universale su cui troneggia un Satanasso intento a divorare dannati ed a cagarli: affresco che sembra promettere la grottesca visione infernale su cui andranno a chiudersi I Racconti di Canterbury (1972).
Totò, Ninetto, Pier Paolo, ‘uomini umani’. I loro ritratti sono ancora lì sul grande schermo, sullo sfondo della febbrosa valle del Marta, dei nobili monumenti di Tuscania, voluti a ricreare l’incanto universale di un Medioevo-Novecento tutto realismo e allegoria insieme.
Una luce pura e senza tempo sembra splendere insomma su Tuscania: una luce lievissima, fredda e mentale, povera e magra, tale da convincere Curzio Malaparte a evocare per essa un paragone con Giotto. Giotto, sì. Proprio lui, guarda caso. Di Giotto è infatti anche il Giudizio Universale che visita nottetempo i sogni del Pasolini-personaggio-pittore protagonista del secondo tempo del Decameron.
Ma è destino che ogni cerchio si chiuda: così non ci stupiamo se qualche anno dopo Mario Luzi ripartirà da quella stessa rosa di parole, per celebrare in versi la luce (classica, maremmana e universale) di un pittore nostro contemporaneo e conterraneo: Giuseppe Cesetti, il maestro di Tuscania”.
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A Tuscania sulle orme di Pasolini
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Pier Paolo Pasolini e la Tuscia viterbese (ma sarebbe meglio dire: nella Tuscia viterbese). Un rapporto intenso, nato nella scelta di alcune location utilizzate nei suoi film (Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Il Decameron ecc.), culminate poi nell’acquisto, intorno in primi anni Settanta, della torre medievale di Chia, dove si ritirava nei fine settimana e dove scrisse Petrolio, poi pubblicato postumo da Einaudi. Un viaggio a tappe sui luoghi del poeta-scrittore-regista-polemista lo sta curando Antonello Ricci, il Menestrello inventore e animatore delle passeggiate-racconto, che venerdì 21 giugno (raduno a Santa Maria Maggiore), ha portato a spasso i suoi ospiti a Tuscania, aiutato da Totò (interpretato da Pietro Benedetti) e in collaborazione con “Paper Moon, agenzia viaggi e T.O”, con l’associazione La Banda del Racconto e Davide Ghaleb editore.
Perché Tuscania? “Per la qualità tutta speciale – spiega Ricci – della luce maremmana, che da mezzogiorno al tramonto inonda-incendia i bastioni tufacei di San Pietro e Santa Maria Maggiore a Tuscania. Luce misteriosa: mistica e insieme pagana. Luce inquieta: sempre solcata da sogni visioni ritorni d’oltretomba”. Quella luce che avvolse, circa il 1965, «l’assurdo e matto Totò e il furbetto Ninetto Davoli», nell’episodio duecentesco che è centrale in Uccellacci e uccellini, apologo girato tra la torre di Santa Maria, i ruderi di Rivellino e l’acropoli di San Pietro.
Il Menestrello durante la passeggiata ha fatto traguardare ai partecipanti “la febbrosa valle del Marta, i nobili monumenti di Tuscania”, che Pasolini volle Per “a ricreare l’incanto universale di un Medioevo-Novecento tutto realismo e allegoria insieme”. Ecco l’importanza della luce, strumento compositivo che diventa cifra stilistica assoluta di Ppp. […]
[info_box title=”Antonello Ricci” image=”” animate=””](1961) insegna Italiano presso l’Istituto Magistrale statale di Viterbo. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in “Storia e cultura del viaggio e dell’odeporica nell’Europa moderna” presso la facoltà di Lingue dell’Università degli Studi della Tuscia. Protagonista di numerose esperienze di impegno civile nella sua città (dalle inchieste per il settimanale Sotto Voce alle passeggiate-racconto nella recente battaglia per l’istituzione del parco dell’Arcionello) è studioso interdisciplinare, scrittore, educatore, regista teatrale, performer e animatore culturale con particolare attenzione al territorio. Ha pubblicato saggi di storia orale, antropologia della scrittura, poesia improvvisata e didattica della scrittura su riviste e quotidiani quali «Italiano & Oltre», «La Ricerca Folklorica», «I Giorni Cantati», «Il Mulino», «Il Manifesto». Ha pubblicato vari libri in sosta a un crocevia tra storia locale, antropologia culturale e poesia. Ha collaborato come editor, autore e curatore con le case editrici Malavoglia, Sette Città, Stampa Alternativa e Vecchiarelli. Gli ultimi suoi volumi sono 1932. Racconto Metricato; il copione teatrale Sottoassedio. Viterbo 1921-’22 e i versicoli Sulla natura sulla battaglia sono usciti nel 2009 per i tipi di Davide Ghalb editore (gli ultimi due con illustrazioni di Alfonso Prota).[/info_box]