Morricone in Arena, dai film western a Pasolini
di Daniela Bruna Adami
www.larena.it – 22 agosto 2013
Il 22 agosto 2013 Ennio Morricone dirigerà a Verona l’Orchestra sinfonica della Rai e il Coro della città scaligera in un concerto che ripercorre la sua carriera, con le celebri colonne sonore dei film e due inediti. In prima assoluta Meditazione orale su testo del 1970 del regista-scrittore Pasolini. Il compositore: «Sono un lavoratore della musica, scrivo per la gente».
Tiene aperta la porta di Palazzo Barbieri facendo entrare i giornalisti accorsi alla presentazione del suo concerto in Arena, come un cordiale padrone di casa con i suoi ospiti. Perché Ennio Morricone a Verona è come a casa, dove torna «sempre volentieri». Il 22 agosto viene a proporre per la sesta volta il suo repertorio nell’anfiteatro, con un programma ancora diverso tanto vasta è la sua produzione. Il compositore premio Oscar iniziò proprio all’Arena i concerti in grandi spazi, nel 2002, non solo come autore ma anche come direttore d’orchestra. Quest’anno dirigerà l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai di Torino e il Coro lirico sinfonico di Verona, con le voci della cantautrice portoghese Dulce Pontes (nella parte del «Cinema dell’impegno») e il soprano Susanna Rigacci, al pianoforte Gilda Buttà. «Anche se ho a che fare con un’orchestra di primissimo piano e un coro che l’anno scorso ha offerto una ottima prova, dei concerti io ho sempre una certa preoccupazione», ammette il grande compositore. «Ci sono talvolta delle piccole imperfezioni del singolo esecutore, che mi inquietano, anche se il pubblico magari neppure se ne accorge». Discorsi da perfezionista, da quel grande professionista che è Morricone, 84 anni ben portati e con alle spalle una carriera da oltre 70 milioni di dischi venduti e oltre 500 colonne sonore cinematografiche, oltre che musiche per il teatro, sinfoniche e da camera.
Eppure, quando lo si chiama «maestro», lui corregge e si definisce piuttosto «un lavoratore della musica», cui piace «fare musica per la gente, musica che piaccia e che si possa capire». Con questo principio ha contribuito non poco al successo dei western di Sergio Leone (Il buono, il brutto, il cattivo è diventato un cult), ma anche ai film di Giuseppe Tornatore, Nuovo cinema Paradiso e Baarìa, come anche di Mission di Roland Joffè e di quel filone del «cinema dell’impegno», da Sacco e Vanzetti (di Giuliano Mondaldo) a La classe operaia va in Paradiso e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (di Elio Petri) a Vittime di guerra di Brian de Palma.
Di tutti questi e altri pezzi da novanta della storia del cinema, Morricone proporrà le sue musiche nel concerto del 22 agosto, insieme a due particolari composizioni, Varianti su un segnale di polizia, mai eseguito in Arena, e Meditazione orale in prima assoluta dal vivo. Quest’ultima è la vera «chicca» del concerto, come l’ha definita il produttore Enrico Porreca, che ha letto il testo musicato da Morricone senza svelare il nome dell’autore. Comunque riconoscibile: si tratta infatti di un testo commissionato a Pier Paolo Pasolini per le celebrazioni di Roma Capitale nel 1970, inconfondibile lo stile del regista-scrittore nel pennellare luci e ombre di Roma, «città coloniale dove andare in vacanza», luogo di poesia e di potere. Sarà proposto in una registrazione d’epoca dello stesso Pasolini.
Dell’altra composizione inedita, le Varianti su un segnale di polizia, Morricone spiega che «inizia come una vera sirena della polizia, che si avvicina e si allontana, per diventare tema di una fuga classica, su cui si innestano tocchi espressivi». La colonna sonora di Baarìa, del 2009, è la più recente che proporrà al concerto. Non ci sarà l’ultimo suo successo, La migliore offerta (sempre di Tornatore), premiato ai David di Donatello 2013. E Morricone spiega perché: «Non è possibile ora come ora proporre quella colonna sonora in un concerto, perché, a parte il tema d’amore, non c’è una partitura. Per questo film ho sperimentato, ho concepito dei piccoli nuclei sonori a struttura libera».
Ennio Morricone doveva scrivere un pezzo da inserire nel disco commemorativo per le celebrazioni di Roma Capitale, era il 1970 e se ne festeggiava il Centenario. Morricone, dopo aver inciso la musica, chiese a Pasolini di scriverne il testo per poi inciderlo con la sua voce. Il testo, dal carattere dichiaratamente poetico, è affidato, nella registrazione, alla voce di Pasolini stesso che recita i suoi versi su uno sfondo sonoro che alterna musica atonale, rumori e squarci improvvisi di di silenzio.