“Il Gazzettino” del 5 dicembre dà conto di un interessante progetto di archiviazione pasoliniana, ideato per Cinemazero di Pordenone dal suo ex direttore Andrea Crozzoli. Iniziato già dagli anni Novanta, il progetto intende proseguire nel 2015 con la raccolta di videointerviste a quanti hanno operato sul set dei film pasoliniani e, ancora in vita, possono contribuire con i loro ricordi a ricostruire il backstage di quel cinema e il metodo di lavoro del suo maestro cineasta.
di Valentina Silvestrini
Il Gazzettino – lunedì 5 gennaio 2015
Pier Paolo Pasolini regista, operoso lavoratore, di una serietà che suscitava l’ammirazione dei suoi collaboratori. Così lo raccontano coloro che hanno lavorato con l’intellettuale friulano, le cui testimonianze fanno parte di un progetto archivistico ideato da Andrea Crozzoli per Cinemazero, con il contributo della Provincia di Pordenone e il supporto del Centro Studi di Casarsa e della Cineteca di Bologna.
Si tratta di una serie di interviste ad alcuni collaboratori che con Pasolini hanno operato, persone ormai avanti con gli anni, i cui ricordi meritano di essere videoregistrati per non essere dispersi. Da Franca Pasut (la Stella di Accattone), a Enrique Irazoqui (il Cristo del Vangelo secondo Matteo), Gideon Bachmann (direttore dell’Ask, Acoustographic Voice and Sound Archive di Karlsruhe in Germania) e Gian Vittorio Baldi (regista e produttore di Porcile e di Appunti per un’Orestiade africana).
Il progetto è nato in realtà nei primi anni Novanta, con la prima intervista a Rosa Fantuzzi, anche lei friulana di origine ma che Pasolini conobbe a Roma quando lei era portinaia nell’edificio all’Eur dove lui abitava con la madre. Fu a lei che il regista di Uccellacci e uccellini si rivolse perché interpretasse la parte della donna che cucina i nidi di rondine e a cui Totò va a chiedere di pagare l’affitto.
“Venni a sapere di lei attraverso un’assistente sociale. Rosa era tornata a Pordenone ed era un’anziana donna simpatica e lucidissima. –racconta Andrea Crozzoli, ex direttore di Cinemazero, ora in pensione. Ho capito che bisognava raccogliere questi pezzi di memoria prima che andassero perduti”.
Aneddoti, piccoli dettagli, ricordi personali che raccontano anche il modo di lavorare di Pasolini. Crozzoli, assistito da una piccola troupe, si reca a far visita ai testimoni, che conversano davanti alla videocamera anche per ore. “Rosa raccontò che, appena vide la grande scala, disse a Pasolini che non l’avrebbe mai discesa. Lui scelse una controfigura, il che spiega lo stacco di camera negli ultimi tre gradini”, prosegue Crozzoli.
Quello che emerge da queste testimonianze è un Pasolini operoso: “Baldi racconta che fecero viaggi in aereo, nei quali Pasolini rimase sempre in silenzio: osservava, prendeva appunti, era molto discreto –riporta Crozzoli-. Dai racconti si scopre il suo metodo di lavoro di grande precisione, la sua grande onestà intellettuale, ma anche il contesto storico di allora”.
Tra le prossime interviste, quella alla meranese Beatrice Banfi, segretaria di edizione di Pasolini dal Vangelo secondo Matteo fino a Salò o le 120 giornate di Sodoma (gran parte della filmografia pasoliniana, compreso ciò che è rimasto inedito o mai concluso) e al cugino di Pasolini, Nico Naldini. Il materiale farà parte dell’Archivio Cinemazero, che già ora conta oltre 5.000 immagini tra negativi e stampe.