A Casa Colussi, giovedì 16 giugno 2016, alle ore 18.30, incontro con ospiti di spicco su un tema di forte spessore: “L’arte delle scorie, tra letteratura e cinema”.
E’ un’indagine sugli “scarti” e sulla loro rielaborazione civile e artistica, che sarà perlustrato dallo scrittore e giornalista Alessandro Zaccuri, inviato del quotidiano “Avvenire”, autore del saggio fresco di stampa Non è tutto da buttare. Arte e racconto della spazzatura (La Scuola, 2016), un capitolo del quale è dedicato al confronto tra Calvino e Pasolini e ai modi divergenti in cui si sono rapportati al motivo della “immondizia”.
Accanto a lui il regista, sceneggiatore e attore Mimmo Calopresti, cui si deve lo straordinario recupero nel 2004 del documentario di 85’ girato da Pasolini in occasione dello sciopero dei netturbini il 24 aprile 1970 e fortunosamente ritrovato, anche se senza audio, tra gli scaffali dell’Archivio Audiovisivo di Mondo Operaio e Democratico, di cui all’epoca Calopresti era presidente.

Quel raro filmato è diviso in tre parti, dapprima con le riprese delle “fumose” assemblee degli scopini, cui partecipò lo stesso Pasolini, consigliando di “lottare, ma senza mai perdere la pazienza”; poi con le immagini della discarica di Roma e, infine, con le interviste ai netturbini sul posto di lavoro ai Mercati Generali di Roma.
Il tema aveva tutti i presupposti per suscitare l’interesse di Pasolini alla sorte di questi lavoratori, ultimi tra gli ultimi, pària della società che in condizioni disumane di lavoro e di igiene ripulivano le città dalle scorie urbane accumulate da un consumismo già galoppante. Nella poesia Appunti per un romanzo sull’immondezza li aveva definiti «angeli» e campioni di «umiltà» che parlano «con grazia anche dei propri diritti», alla pari delle marionette Totò e Ninetto che, nello struggente cortometraggio Che cosa sono le nuvole? (1968), muoiono e rinascono trai rifiuti delle discarica dove li ha gettati il “monnezzaro” Domenico Modugno.
Pasolini, in linea con questa sua personale poetica della “monnezza” e degli “stracci”, girò il documentario sullo sciopero degli scopini per conto del Comitato cineasti italiani contro la repressione e secondo un impegno di controinformazione che doveva passare per i circuiti alternativi a quelli tradizionali e che, non per nulla, lo vide nel 1970 dietro la macchina da presa anche per il documentario 12 dicembre sulla strage di piazza Fontana dell’anno precedente.

A sua volta, nel 2005, Calopresti ha montato parte delle preziose immagini girate da Pasolini all’interno di un suo personale omaggio al poeta-cineasta corsaro dal trasparente titolo Come si fa a non amare Pasolini. Appunti per un romanzo sull’immondezza, arricchito da un cammeo con Laura Betti e dalle testimonianze di Bernardo Bertolucci e Enzo Siciliano.
Un film che suggella l’impegno cinematografico del regista, che è autore di memorabili documentari d’inchiesta su temi incandescenti di attualità, come il lavoro, la contestazione o l’Olocausto, oltre che di apprezzati lungometraggi, come, nel 1995, La seconda volta, Premio Solinas, con Valeria Bruni Tedeschi, una delle sue attrici preferite, o, nel 1998, La parola amore esiste, Nastro d’Argento come Miglior Soggetto Originale.