Sullo scaffale. Per Guanda la poesia “maghrebina” di Nico Naldini

Il giornalista Michele Di Luigi ha ascoltato Francesco Zambon dell’Università di Trento, curatore del volume Piccolo romanzo magrebino che, per le edizioni Guanda, riedita i versi dell’ultima fase poetica di Nico Naldini, già uscita nelle raccolte Meglio gli antichi castighi, Piccolo romanzo magrebino e Ai confini del paradiso.  Secondo Zambon queste poesie documentano l’evoluzione del poeta Naldini, che dagli anni Novanta ha progressivamente abbandonato la temperie lirica, assimilata dal cugino Pasolini,  e ha orientato la sua parola ad un andamento stilistico di tipo nuovo, connotato dalla tendenza alla prosa e alla prospettiva descrittiva.
Il nuovo volume sarà in libreria il 25 febbraio 2016.

«Profetico come Pier Paolo ha tanto cercato il suo Eden»
di Michele Di Luigi

http://messaggeroveneto.gelocal.it – 18 febbraio 2016

Sarà in libreria il 25 febbraio Piccolo romanzo magrebino di Nico Naldini, un volume nel quale, come spiega il curatore Francesco Zambon, «sono riunite le ultime tre raccolte poetiche pubblicate a partire dagli anni ‘90». Si tratta di Meglio gli antichi castighi, Piccolo romanzo magrebino e Ai confini del paradiso. Un’operazione, ancora una volta dell’editore Guanda, che permette al lettore di disporre di quasi tutta l’opera poetica di Naldini. «Dell’ultimo Naldini – precisa Zambon – perché, fino all’inizio degli anni ’90, la sua poesia era molto limitata dal carattere fortemente lirico, a cominciare dalle liriche friulane pubblicate a Casarsa nelle riviste di Pasolini. Invece, a partire da Meglio gli antichi castighi  egli ha impresso una decisa svolta stilistica: un carattere più descrittivo che tende verso la prosa, dove i metri sono molti liberi, ma che si accende di lirismo nei momenti di maggiore intensità emotiva. In questo, nel panorama della poesia italiana contemporanea, Naldini è stato uno dei primi e dei più originali». Di più, i tre volumi possono essere letti come un unicum, riguardando tutti l’esperienza tunisina di Naldini, che nel paese magrebino ebbe anche casa.

A sinistra, Nico Naldini. A destra, Francesco Zambon
A sinistra, Nico Naldini. A destra, Francesco Zambon

«Da qui – spiega Zambon – il senso preciso del volume. Considerando che ha cominciato a essere scritto agli inizi dei ‘90, è di una impressionante attualità e ha carattere profetico, perché tutti quei fenomeni,  che adesso fanno parte della nostra quotidianità – emigrazioni, integralismo, trasformazioni economiche e politiche del mondo islamico, di quello arabo in particolare –, erano presenti fin dalla prima di queste tre raccolte. Naturalmente non in forma realistica o storico o socio-politica, ma in forma poetica». E a proposito della fascinazione che il Maghreb ha esercitato su Naldini, Zambon sottolinea il fatto che «lì, com’era accaduto per Pasolini con l’Africa e per altri letterati europei del ‘900, Naldini aveva cercato un mondo edenico non corrotto da tutti i fenomeni che sono propri della nostra civiltà cosiddetta evoluta. Vi ha cercato l’eros, ma anche la bellezza dei luoghi, dei costumi, dei paesaggi per regalarci questo grande incantato affresco sul Maghreb».