E’ fresco di stampa, per Carocci, l’atteso saggio della studiosa Silvia De Laude I due Pasolini, che, come recita il sottotitolo, indaga sugli interventi censori richiesti a Pasolini sul primo dattiloscritto di Ragazzi di vita. Il romanzo, che lanciò Pier Paolo Pasolini, prima di diventare come lo conosciamo, è stato un’altra cosa: un libro più centrifugo, ma anche più duro, più espressionista, più “sporco”, e di una temperatura stilistica e sentimentale molto diversa dal testo andato in stampa da Garzanti nel 1955. Era stato l’editore, Livio Garzanti, a imporre correzioni, censure, tagli introdotti da Pasolini in quello che scrivendo a Vittorio Sereni ha definito «il più brutto frangente letterario della mia vita».
Uno studio importante, dunque, che non solo affronta l’argomento con la necessaria attrezzatura filologica, ma offre anche uno spaccato sugli scrupoli moralistici degli anni Cinquanta in allerta nei confronti della letteratura in odore di scandalo.
Silvia De Laude, laureata a Pavia con Cesare Segre e perfezionata alla Scuola Normale Superiore di Pisa ha al suo attivo una rodata esperienza nel campo dell’opera pasoliniana, della quale ha curato con Walter Siti sei volumi dell’edizione mondadoriana dei Meridiani.
Qui di seguito la scheda presente sul sito dell’editore Carocci.
I due Pasolini
“Ragazzi di vita” prima della censura
di Silvia De Laude
Carocci, 2018
www.carocci.it
Il 13 aprile 1955 Pier Paolo Pasolini invia a Livio Garzanti il dattiloscritto di Ragazzi di vita. Crede di aver chiuso i conti con quel romanzo che aveva tanto faticato a prendere una forma e si riserva di apportare giusto qualche minimo intervento più avanti, in bozze. Non andrà così. In maggio Pasolini scrive a Vittorio Sereni di trovarsi fra le mani «bozze mezze morte, da correggere e da castrare»: Garzanti è stato preso da «scrupoli moralistici», «si è smontato». Troppe parolacce, troppa violenza, troppe situazioni spinte. Troppe bestemmie. Troppe pagine che sembrano fatte apposta per portare dritti in tribunale. È un vero ultimatum: o il romanzo si taglia e si corregge, o non si fa. Questo studio racconta, dopo alcuni necessari antefatti, la storia dei «giorni atroci» dell’autocensura. Con il marchio di Garzanti, e con il titolo Ragazzi di vita, i lettori conosceranno un romanzo che aveva cambiato temperatura, ed era diventato, di fatto, un altro libro.