“Pasolini massacro di un poeta” di Simona Zecchi. Una recensione

Su www.saltinaria.it del  5 gennaio 2016  Ilaria Guidantoni, scrittrice, giornalista e blogger, firma una splendida recensione al libro di Simona Zecchi  Pasolini massacro di un poeta, edito nel 2015 dall’editrice milanese Ponte alle Grazie. Una bella recensione, appunto, perché sostenuta non solo dalla chiarezza descrittiva, ma anche dalla partecipazione accalorata, ma non faziosa, nel dar conto dei misteri occulti del Palazzo doppiogiochista a cui Pasolini dava fastidio, con gli esiti che sappiamo.

“Pasolini massacro di un poeta” di Simona Zecchi. Una recensione
Ilaria Guidantoni

www.saltinaria.it – 5 gennaio 2016

Un testo impegnativo, frutto di un lavoro certosino con un metodo di grande scrupolosità: lavoro giornalistico ed investigativo al contempo oltre che un affresco dell’Italia irrisolta dei processi e dei poteri occulti. Un libro di valore per ricomporre il contesto culturale, sociale e politico, ma anche economico, degli anni Settanta inquadrando la figura del poeta in un contesto e una prospettiva complessa.
Testo monumentale che presenta alcune testimonianze e documenti inediti o comunque esplicitazioni e dichiarazioni mai pubblicate. Un lavoro serio non solo di ricerca, ma di analisi e confronto ampio su uno dei grandi processi “irrisolti” dell’Italia. Il libro, corposo, con materiale fotografico, ampie note e virgolettati significativi, consente comunque una lettura fluida e appassiona, con il merito – tra l’altro – di non procedere per tesi ma di argomentare e di non voler condurre il lettore ad una conclusione. Qualsiasi sia l’opinione con la quale si conclude il libro, questo lavoro resta soprattutto un documentario sulla corruzione italiana e sulla volontà sbrigativa e non esaustiva, per usare degli eufemismi, di condurre i processi, complice una magistratura politicizzata. Mi pare che il nucleo del pensiero sia che al di là della causa prossima della morte di Pasolini, una violenza privata su un uomo pubblico, ovvero un incidente sul mestiere come qualcuno lo definì per togliersi il problema di andare più a fondo, oppure un “complotto politico”, resta l’amaro in bocca. Certamente per la palese indifferenza con la quale le istituzioni si sono occupate di questo come di altri casi e perché probabilmente questo omosessuale, dalla vita irrequieta e con molte ombre, ma soprattutto un uomo contro, fuori dagli schemi, con il coraggio di denunciare la corruzione, il consumismo che aveva già allora reso indistinguibili i ragazzi di destra e di sinistra e ancora contro il potere dei media, dava fastidio. Non solo ai cosiddetti fascisti quanto ai compagni comunisti ai quali rimproverava un servilismo al potere, rispetto alla sua visione originale di un socialismo forse utopico ma che ragionava con il cuore.

"Pasolini massacro di un poeta". Copertina
“Pasolini massacro di un poeta”. Copertina

Questa lettura è anche un’occasione preziosa, una sorta di esercitazione su un fatto di cronaca per altro monumentale, per seguire come dovrebbero essere condotte le indagini e come spesso sono condotte, lasciando la ricerca tanto agognata della verità da parte di Pasolini, come ultima opzione. Lo sdegno è anche legato al massacro di un poeta, come recita il sottotitolo, per l’accanimento che sembra una punizione emblematica più vicina alla tortura che all’assassinio. Non è un caso che Oriana Fallaci nel servizio sull’Europeo, una sorta di contro inchiesta seguita alla morte del grande amico, utilizzi il termine “sbranare” proprio a sottolineare la ferocia con la quale Pasolini fu colpito. Infine lo sdegno è per il fatto che Pasolini è stato fatto a pezzi, in parte forse anche mistificato, per quarant’anni, ma comunque smontato dalla critica e dalla società, come accade purtroppo in tutti i regimi totalitari. Senza entrare nei dettagli perché è difficile e forse inutile riassumere il testo, ne emerge infine un’articolazione interessante dell’Italia di allora dove regnavano sovrani due poteri, quello istituzionale e quello occulto, con la presenza dell’economia del petrolio – come recita il tiolo del libro incompiuto dell’intellettuale friulano – a condizionare le vicende e sembra una storia tragicamente anticipatrice di quanto è avvenuto successivamente ed ancora di attualità a giudicare la situazione del terrorismo internazionale. La diagnosi del poeta e la denuncia sulla società italiana degli anni Settanta potrebbe essere sottoscritta oggi infatti.
Di grande interesse alcune concomitanze che se non sono state la causa o comunque se non sono direttamente implicate nella vicenda possono essere risultate forse anche involontariamente funzionali all’omicidio come la vicenda della Sip “parallela”, la compagnia telefonica di allora che si prestava ad operazioni poco chiare di controllo e la cui centralina fu manomessa nel quartiere dell’Eur dove viveva Pasolini. Più volte a lui fu sostituito il numero di telefono e a lungo nei giorni precedenti l’assassinio rimase isolato. La vicenda Pasolini è emblematica perché ripercorrendo la sua storia e gli ultimi tempi della sua vita, nonché recuperando molte tessere della notte tragica tra il primo e il 2 novembre del 1975, si ricostruisce una mappa dell’Italia occulta come ad esempio quel filo perverso che unisce Catania a Roma in quegli anni. Ma questo percorso è solo uno dei molti che possiamo scoprire leggendo un testo davvero denso. Nel libro si legge che Pasolini fu Poeta e non un Oracolo ma certo, dopo la lettura del lavoro di Simona Zecchi, si può concludere che fu in qualche modo Profeta e come tutti coloro che tendono a smontare i pilastri della società nella quale hanno la ventura di vivere, soprattutto se di successo, sono un fastidio, nella migliore delle ipotesi. Si preferisce emarginarli, giudicarli pazzi o, più semplicemente, farli fuori e trovare in fretta un capro espiatorio. Pelosi docet ma sbaglia i calcoli o forse non poteva fare diversamente.

[info_box title=”Ilaria Guidantoni ” image=”” animate=””]giornalista, scrittrice e blogger, vive e lavora tra Roma, Milano e Tunisi. Appassionata di letteratura araba, si è dedicata soprattutto al Maghreb francofono dove in parte vive, studia la lingua araba e svolge attività professionale e di ricerca nell’ambito del dialogo tra la sponda nord e sud del Mediterraneo, in particolare in tema di confronto tra le religioni, evoluzione socio-politico-culturale dell’area, diritti delle donne e rilettura della storia e delle relazioni tra i popoli.
Tra i lavori pubblicati: l’instant book I giorni del gelsomino (P&I Edizioni, 2011); il romanzo verità Tunisi, taxi di sola andata (NO REPLY Editore, 2012) il reportage Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in una società che cambia (Albeggi Edizioni, 2013), il racconto Chéhérazade non abita qui nel libro collettivo uscito il 25 novembre 2014 contro la violenza sulle donne, dal titolo Chiamarlo amore non si può (Casa Editrice Mammeonline), Il potere delle donne arabe (Mimesis editore).
Nel 2014 ha collaborato con il Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo per le voci “L’osmosi siciliana in Tunisia”,”L’emigrazione italiana interna nel Novecento e i lavoratori italiani nelle miniere nel mondo” (SERItaliAteneo) Ha partecipato in rappresentanza dell’Italia a Tunisi al I Forum internazionale sulle identità multiple nell’area dell’Euro-Maghreb organizzato dalla Commissione europea nel 2013. Ha ricevuto il riconoscimento della Giuria internazionale del premio per i Diritti Umani 2014, XV edizione Salento porta d’Oriente, Omaggio a Nelson Mandela.[/info_box]