Un sigillo di altissimo riconoscimento è pervenuto da poco a Isabella Ceciliot, artista pordenonese cui si deve l’originale manufatto “Per una madre”, una striscia di tela grezza lunga una dozzina di metri, tinta artigianalmente in color marrone e avvolta alle estremità attorno a due bastoni. Un “rotolo della vita”, dice la Ceciliot, quasi tibetano, su cui in sequenza è cucita una ricca galleria di immagini tratte dalla biografia di Pasolini, rivisitate e ristampate su carta morbida per un’ideale carrellata del profondo legame che unì il figlio Pier Paolo alla madre Susanna. L’opera, donata nel 2013 al Centro Studi Pasolini di Casarsa dalla sua autrice e già esposta nell’ottobre di quell’anno a Tallinn nel corso di una retrospettiva estone dedicata a Pasolini, fa ora bella mostra di sé nello spazio dell’”Academiuta” di Casa Colussi, offrendosi all’ammirazione dei tanti visitatori che da tutto il mondo vengono in pellegrinaggio nei luoghi cari al cantore di Casarsa. Che il lavoro sia degno di nota e susciti emozioni a largo raggio è del resto comprovato da molti attestati illustri. Già nel 1998, con una lettera spedita da Roma il 26 novembre, Laura Betti ringraziò l’artista per quel suo atto creativo allora in prima gestazione: “davvero bello” – così scrisse la musa giaguara di Pier Paolo- “perché denso dei valori che La abitano” e “anche del senso della terra (…), anche madre delle« primule» amate da Pier Paolo”. Un affettuoso e partecipe tributo cui ora si aggiungono le parole, commosse e ispirate da preziosi ricordi, inviate il 25 giugno 2014 dal maestro Bernardo Bertolucci all’artista pordenonese, che ora ne autorizza la pubblicazione anche con il consenso del grande regista.
[blockquote author=”Bernardo Bertolucci” link=”” target=”_blank”]Cara Isabella,
Mi dispiace di averla fatta aspettare tanto. Sono molto impressionato da quello che è riuscita a creare con le sue mani e dal film che ho visto scorrere man mano che srotolavamo il manufatto. La mia prima associazione libera è stata con i film anni ’50 di Kurosawa, non uno in particolare ma un po’ tutti. Da un lato perché conoscevo bene la curiosità e la passione di Pier Paolo per la cultura giapponese. Quando ha voluto essere Giotto nel suo Decamerone ha deciso di mettersi sulla fronte una bandana che ricordava molto quella di Mishima nel suo suicidio. Dall’altro chi non ricorda Toshiro Mifune duellare spostandosi tra spazi rinchiusi tra muri di stoffa. Le spade squarciano la stoffa facendo intravedere altri spazi con altri muri di stoffa. Mi è venuto anche in mente che con il suo rotolo si potrebbe creare un piccolo magico labirinto Zen. Ho voluto molto bene a Susanna fin da Via Fonteiana dove l’ho vista per la prima volta mentre diceva il rosario accanto alla salma del marito insieme a due vecchie signore. Niente può ricordarla come questo verso di Pier Paolo: “… poveri dolci ossicini miei …”.
Non so se merito l’affidamento di questo prezioso rotolo. So che cercherò di conservarlo con la più grande e affettuosa cura possibile e, eventualmente, passarlo a qualcuno in cui sono sicuro provocherà le tante emozioni che ha provocato in me.
Un abbraccio.[/blockquote]
E così, quasi per un ideale dialogo a distanza tra anime sensibili, Isabella ha fatto tesoro di questo attestato, traendone l’ispirazione per completare e chiudere le immagini del suo “Rotolo” con la poesia citata dall’illustre estimatore del suo lavoro. Si tratta della lirica Appendice alla «Religione»: Una luce che, datata 1959, uscì nella raccolta La religione del mio tempo (1962). Sarà questo testo a mettere il punto fermo alla galleria di immagini del manufatto, frutto in progress di una appassionata attenzione al legame tra un figlio geniale e tormentato e una madre dolcissima.
nella foto: Isabella Ceciliot e il suo “Rotolo della vita”, nello spazio dell’Academiuta