All’interno del ciclo “A spasso nel tempo con il giornalismo”, l’11 novembre 2016, presso la Libreria Ubik di Lucca, Daniela Tonolini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha messo a confronto incrociato i tre libri-reportage che Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Manganelli hanno scritto sul continente indiano: rispettivamente, Un’idea dell’India, L’odore dell’india e Esperimento sull’India. Ne escono tre diversi spaccati dell’India, di cui danno conto gli stessi titoli delle tre opere, a testimonianza della diversa sensibilità, non solo letteraria, dei loro autori.
Una sintesi dell’incontro è stilata da Eliseo Bianca Lana per la “Gazzetta di Lucca” del 12 novembre 2016.
Pasolini, Moravia, Manganelli: tre reportage, tre Indie
di Eliseo Bianca Lana
www.lagazzettadilucca.it – 12 novembre 2016
Tre reporter d’eccezione e il fascino dell’India. Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Giorgio Manganelli si sono tutti e tre cimentati nella scrittura di reportage giornalistici sul grande paese asiatico. Se ne è parlato venerdì 11 novembre 2016 presso la libreria Ubik, durante un incontro organizzato dal Centro di Cultura dell’Università Cattolica. A fare da relatrice, la dottoressa Daniela Tonolini dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Nel 1961 Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante intraprendono un viaggio in India. Al ritorno, Moravia scrive una serie di articoli per il “Corriere della Sera”, poi raccolti (con poche modifiche) nel libro Un’idea dell’India. Il reportage di Pasolini appare invece, diviso in sei puntate, su “Il Giorno”, per poi finire nel volume L’odore dell’India. Quattordici anni dopo, nel 1975, è Giorgio Manganelli a partire per il subcontinente indiano, come inviato de “Il Mondo”. I suoi pezzi saranno poi riuniti in Esperimento sull’India. I tre scrittori affrontano il tema in modo diverso, come ha spiegato la Tonolini. Moravia, che era già stato nel Paese anni prima, tratta l’argomento con sguardo razionale, documentandosi e scrivendo pagine di informazioni e spiegazioni. Pasolini invece, ha osservato la studiosa, si rivolge “al cuore del lettore”. L’autore di Ragazzi di vita affronta l’India come una ricerca quasi solitaria, con il desiderio di vedere da vicino ed entrando in contatto con le persone. Manganelli, scrittore neoavanguardista, utilizza soluzioni lessicali ardite, personificazioni, giochi ossimorici per esprimere tutte le contraddizioni della nazione asiatica.
Tra i temi che ricorrono, Tonolini si è soffermata su quello dei mendicanti. Tutti e tre gli scrittori si confrontano infatti con un enorme spettacolo di miseria e povertà estrema, e con la presenza assidua di folle di questuanti, spesso storpiati dalla fame e dalle malattie. Moravia li definisce dei “professionisti”, a voler indicare quanto la povertà sia normale nel paese asiatico. Il suo sguardo verso di loro è distaccato, sono persone anonime. Pasolini invece li chiama per nome, s’interessa a loro, specie ai più giovani, scrivendo dei ritratti. Manganelli cerca di superare i sensi di colpa, assumendo l’atteggiamento degli indiani, indifferenti di fronte a questo spettacolo di povertà, ma scrive alcune pagine che la Tonolini considera particolarmente emozionanti.