Il restauro di “Porcile”
a cura della Cineteca di Bologna
18 settembre 2012
Nel 1969 Porcile sbarcò al Lido di Venezia senza il suo regista. Pasolini, in aperta polemica con la Mostra del Cinema, rifiutò di partecipare. Era ancora una volta un Pasolini scomodo, quello di Porcile, appunto.
Ora il film, tornato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Venezia Classici grazie al nuovo restauro compiuto dalla Cineteca di Bologna e dal suo laboratorio L’Immagine Ritrovata (in collaborazione con Movietime e Medusa), è stato presentato al Cinema Lumière il 18 settembre alle ore 20.15. Ed è un testimone d’eccezione a riavvolgere un filo lungo più di quarant’anni: Gian Vittorio Baldi, produttore di Porcile, già nel 1969 alla Mostra di Venezia per rappresentare il film in luogo di Pasolini.
Così Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna, presenta la pellicola:
“Pier Paolo Pasolini girò Porcile in un’anomala scansione temporale: infatti le riprese avvennero in due tempi, dalla durata complessiva più breve di quella consueta – due settimane sull’Etna nel novembre 1968 (oltre a qualche giorno nei dintorni di Catania e di Roma) e altrettante a Villa Pisani a Stra (Venezia), nel gennaio 1969. Il film nasceva da una coproduzione italo-francese (IDI Cinematografica di Gian Vittorio Baldi e CAPAC Filmédis) ma il budget era modesto. Com’è noto, nel film si alternano due storie, ambientate in epoche e spazi diversi: in un passato indeterminato e in una zona vulcanica e deserta, la prima, in una villa neoclassica in Germania, nel 1967, la seconda. Quest’ultima è l’adattamento di una tragedia teatrale dal titolo Porcile, scritta da Pasolini nel 1967.
Fu la produzione a voler presentare Porcile alla Mostra di Venezia, in disaccordo con Pasolini che, l’anno precedente (1968), aveva partecipato attivamente alla contestazione della Mostra, tanto che il 6 agosto 1969, con Cesare Zavattini, Francesco Maselli, Marco Ferreri e altri, dovette rispondere alla pretura di Venezia del reato di concorso in turbativa di cose immobili durante la Mostra l’anno prima.
Il 28 agosto 1969 Pasolini pubblicò sul «Giorno» di Milano una lettera aperta al nuovo direttore della Mostra, Ernesto G. Laura, in cui annunciò che non avrebbe partecipato alla presentazione di Porcile a Venezia, perché riteneva il festival “sinonimo di ingiustizia e volgarità” e aggiungendo ironicamente che “tra il pubblico non ci saranno solo i porci di cui parla il film”.
Pasolini precisò che la sua polemica non era rivolta personalmente contro Laura, dato che questi aveva dichiarato pubblicamente la sua solidarietà con lo stesso Pasolini, Zavattini, Ferreri, ecc., per le vicende giudiziarie che li avevano coinvolti. La sua polemica investiva, invece, “lo statuto fascista della Biennale”, che, con gli altri contestatori, avrebbe voluto abolire (lo statuto venne modificato infatti, quattro anni dopo, nel 1973).
Così accadde che Porcile ebbe due “prime” nello stesso giorno, l’una in contrapposizione all’altra: la mattina del 30 agosto, Pasolini incontrò la stampa al cinema Cristallo di Grado (la trascrizione della conferenza-stampa è conservata dal Centro Studi Pasolini della Cineteca di Bologna). Alcune dichiarazioni rilasciate da Pasolini in quell’occasione hanno una curiosa attualità, come quando sottolinea la particolare consuetudine degli italiani a ricorrere alle “plastiche facciali”, in riferimento all’ex nazista Herdhitze (interpretato da Ugo Tognazzi), che appunto si è rifatto i connotati nella penisola…
Lo stesso giorno, al Lido, il produttore Gian Vittorio Baldi e l’attore Pierre Clementi tennero la conferenza-stampa “ufficiale”, nel cui ambito Baldi lesse una dichiarazione di Pasolini. Lo scrittore-regista, fra l’altro, scriveva: “Il contenuto politico esplicito del film ha come oggetto, come situazione storica, la Germania. Ma il film non parla della Germania, bensì del rapporto ambiguo tra vecchio e nuovo capitalismo. La Germania è stata scelta in quanto caso limite. Il contenuto politico implicito del film è una disperata sfiducia in tutte le società storiche. (…) Il messaggio, semplificato, del film è il seguente: “La società – ogni società – divora sia i figli disobbedienti che i figli né disobbedienti né obbedienti: i figli devono essere obbedienti e basta”.
La sera ebbe luogo la prima per il pubblico alla presenza di Ugo Tognazzi, Pierre Clementi, Alberto Lionello, Bulle Ogier, Gian Vittorio Baldi, Macha Méril e Laura Betti, che doppiava Margarita Lozano nel film. Il Fronte d’azione studentesca del Centro provinciale di Ordine Nuovo di Udine diffuse volantini con insulti e minacce contro Pasolini. Pasolini scrisse una sequenza che poi decise di non girare: un dialogo fra Julian (Jean-Pierre Léaud) e il filosofo Spinoza, nel porcile. Lo stesso dialogo compare anche nella pièce teatrale.
Inoltre Pasolini girò una variante della sequenza finale, dove Herdhitze-Tognazzi indossa una maschera da suino. Di questa sequenza, perduta, rimangono alcune fotografie di scena e di set”.
[idea]I restauri della Cineteca
Martedì 18 settembre, ore 20.15, Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65)
PORCILE (Italia-Francia/1969) di Pier Paolo Pasolini (98’)
Pasolini alterna due storie ambientate in epoche diverse – un passato indefinito e il 1967 – e in spazi emblematici – una zona vulcanica e una villa neoclassica in Germania – per tracciare un crudele apologo sul presente. Nella prima, “barbarica” e quasi muta, un giovane cannibale fa proseliti e sfida legge e morale; nella seconda, un potente industriale tedesco accetta la fusione con un concorrente, ex nazista. Ma il suo rampollo cela uno scandaloso segreto. La proiezione è preceduta da estratti di interviste a Pasolini sul film e da brani della conferenza-stampa del 1969.
A inizio serata Guido Zauli presenta il suo libro Gian Vittorio Baldi. Ricerca e trasgressione (Archetipolibri, 2012). Sarà presente Gian Vittorio Baldi[/idea]