Venerdì 13 settembre, alle ore 21, sarà Enrique Irazoqui, indimenticabile Gesù nel Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, a suggellare al Teatro Miela di Trieste la serata inaugurale della XII edizione del Festival internazionale del cinema e delle arti “I mille occhi”, in programma fino al 17 settembre.
Accanto a lui, padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico della rivista “la Civiltà Cattolica” e legato da profonda amicizia con Irazoqui, oltre che, a suo tempo, con lo stesso Pasolini e la madre Susanna. Per entrambi è un gradito ritorno nella regione Friuli Venezia Giulia, dove già erano stati ospiti il 5 aprile scorso del Centro Studi Pasolini e di Cinemazero, a Casarsa e a Pordenone. Una seconda puntata, dunque, che è stata favorita dalla stretta collaborazione tra il Centro Studi casarsese e gli organizzatori del festival triestino, diretto da Sergio M. Giordani e sorretto dal contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincia di Trieste, Comune di Trieste e Fondazione Kathleen Foreman Casali.
Chiave del programma è l’attenzione a giovani espressioni del cinema contemporaneo, anche internazionale, intrecciata agli omaggi ai grandi maestri del passato. Infatti, cineasti giovani come i francesi Thomas Jenkoe e Diane Sara, o come gli italiani Roberto Caielli, Nicola Vicidomini e Miona Deler, saranno presenti al festival, che nel contempo è pensato anche come sguardo su Vittorio Zurlini. Da quest’ultimo si dirameranno due percorsi: un omaggio-cammeo a Pasolini, il cineasta che, con il suo Vangelo, Zurlini sentì più vicino (il film sarà proiettato al termine dell’incontro con Irazoqui), e una personale del veneziano Gianni Da Campo, di cui, alla sua presenza, verranno proiettati i tre unici lungometraggi e un cortometraggio. Zurlini (anche per la sua messinscena da Silone) è con Da Campo e Pasolini tra i cineasti non credenti più volte attratti da temi religiosi. Il programma del festival li presenterà insieme ad altri film italiani che hanno toccato liberamente temi religiosi, da Francesco giullare di Dio di Rossellini a Peppino e Violetta di Cloche, il film italiano più amato da John Ford. La rassegna li unirà ad alcuni preziosi documenti, come il film “ufficiale” del Concilio Vaticano II realizzato da Antonio Petrucci, il film di Romolo Marcellini Guerra contro la guerra (protagonista Pio XII) e la diretta televisiva della messa di Paolo VI per Aldo Moro.
Seguendo questi percorsi a partire da Rossellini, Pasolini e Zurlini, il festival vuole riscoprire la forza di un cinema italiano in cui si affronta il rapporto tra fede e assenza di fede, non come scelta aprioristica ma nella capacità del cinema di riferirsi alle presenze fisiche di corpi e cose. Questo segmento del programma prende perciò il titolo-sfida “Salvare i corpi”, perché da Dreyer a Zurlini il cinema ha sempre unito il destino delle anime a quello dei corpi. E, in questo momento di passaggio dall’analogico al digitale, la rassegna segnalerà anche l’imprescindibile fisicità delle immagini analogiche, di cui anche il digitale deve recuperare la forza. Molte altre le sezioni del festival, che sarà tradizionalmente concluso dal Premio Anno uno, che segnalerà per questa edizione un cineasta italiano, il siciliano Franco Maresco, di cui verrà proiettato l’ultimo film Io sono Tony Scott, insieme ad alcune anticipazioni di un suo nuovo film. Affermatosi in coppia con Daniele Ciprì nella provocatoria televisione di Cinico TV, Maresco è uno dei più provocatori cineasti italiani (tra l’altro, il festival ha adottato il suo Totò che visse due volte come titolo di questa nuova edizione). Diventando regista in proprio con Io sono Tony Scott, Maresco fa un salto ulteriore verso un cinema di grande splendore e intensità: attraverso la figura del grande jazzista americano che l’Italia non seppe valorizzare, il film compie un feroce viaggio nel nostro degradato paese. Da ricordare infine che il festival sarà preceduto, il giorno 12, dalla vernice della mostra Caielli allo Studio Tommaseo e da un’anteprima a Roma, il 10 e 11 settembre, al Cinema Trevi della Cineteca Nazionale, l’archivio che da cinque anni è mail partner del festival triestino accanto alla Cineteca del Friuli. Un appuntamento da non perdere, dunque, anche perché il festival propone agli appassionati un programma in cui il gusto della scoperta s’intreccia col piacere della visione. Nella certezza che il pubblico di oggi, stanco della routine del già noto, cerchi piuttosto l’apertura verso l’ignoto.