Giovedì 21 marzo la Giornata Mondiale della Poesia segnerà un momento particolarmente simbolico a Casarsa, dove, su iniziativa del Centro Studi Pasolini insieme all’Amministrazione Comunale, sarà ricollocata la targa commemorativa con l’intitolazione a Guido Pasolini dell’Academiuta di Lenga Furlana. Alle 11.30, nel corso di una breve cerimonia, il Presidente del Centro Studi Piero Colussi e la Sindaca di Casarsa Lavinia Clarotto scopriranno il nuovo manufatto scolpito in pietra d’Istria e realizzato grazie al restauratore Alex Castellarin e allo scultore veneziano Andrea Cazzagon su modello dell’originale, andato perduto nel corso della ristrutturazione degli anni Novanta di Casa Colussi-Pasolini, che oggi ne conserva la memoria.
La decisione di intitolare l’Academiuta al fratello Guido, il partigiano Ermes ucciso nell’eccidio di malga Porzùs, fu illustrata da Pasolini nel testo di presentazione dello Stroligùt N.2, pubblicato nell’aprile del 1946: “…in questo quaderno, non più riservato solo al lettore casarsese o friulano, annunciamo che la nostra Academiuta è intitolata al nome di un martire, Guido Pasolini, che, ucciso non ancora ventenne sui monti della Venezia Giulia, ci è esempio di eroismo sconsolato, di muto entusiasmo”.
Tra gli amici coinvolti in questa accolita culturale, esauritasi nel 1947, Nico Naldini, scrittore, poeta, cugino di Pier Paolo, che parteciperà alla cerimonia commemorativa di Casarsa per tratteggiare un profilo del giovane Guido, testimoniato anche dalla presenza dell’amico fraterno Renato Lena, zoppolano, oggi novantaquattrenne: i loro ricordi saranno affidati alle giovani generazioni di oggi, rappresentate dagli studenti della Scuola media cittadina, anche attraverso le parole stesse del poeta, che l’attore Luca Altavilla declamerà dai “Còrus in muàrt di Guido”, pubblicati da Pier Paolo Pasolini nello Stroligùt N.1, in memoria del fratello morto. Parteciperà inoltre Francesco Zambon, docente dell’Università di Trento.
L’Academiuta era stata fondata a Versuta nel febbraio del 1945 da Pasolini insieme ad alcuni amici, tutti appassionati lettori e seguaci degli ideali culturali tracciati da Graziadio Isaia Ascoli, linguista, glottologo e studioso dei dialetti italiani morto nel 1907, che per primo aveva descritto scientificamente la lingua friulana.
In quel difficile contesto storico, mentre l’Italia si trovava ancora in guerra, il gesto di Pasolini si distinse da subito per la sua portata rivoluzionaria, che andò ben oltre l’effettiva durata e i risultati raggiunti da questo istituto di lingua e poesia che riunì e influenzò molti artisti friulani (tra gli altri i poeti Amedeo Giacomini, Umberto Valentinis, Novella Cantarutti, Leonardo Zanier, Federico Tavan, Giacomo Vit e i pittori sanvitesi Federico De Rocco e Virgilio Tramontin) e che pure produsse cinque numeri della rivista ufficiale “Stroligùt” (Il Lunarietto). Investire sul friulano era una coraggiosa utopia, ma anche una precisa presa di posizione politica, dato che la sua pratica scritta era stata esplicitamente vietata durante il ventennio fascista. Inoltre scoprire la propria lingua come mezzo di espressione letteraria la rendeva straordinario veicolo di emancipazione culturale di un Friuli che poteva a buon diritto collocarsi accanto alle tradizioni romanze delle altre “Piccole Patrie” d’Europa (“Provenza, Catalogna, Rumenia”).