A Trieste, per il ciclo di incontri del Circolo della Cultura e delle Arti, martedì 24 gennaio 2017 alle ore 17 (presso la Biblioteca Statale “Stelio Crise”, Largo Papa Giovanni XXIII 6 ) è in agenda un pomeriggio dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini. L’incontro curato da Elvio Guagnini, dal titolo Pasolini: ragioni di una fortuna, vedrà come relatrice il direttore del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, Angela Felice, che di recente, assieme a Arturo Larcati (Univ. di Verona) e a Antonio Tricomi (Un. di Urbino), ha curato per l’editore Marsilio il corposo volume Pasolini oggi. Fortuna internazionale ricezione critica.
Qui di seguito una sintesi dei motivi sui quali sarà soffermata l’attenzione nel corso dell’incontro.
Il 2015 si è rivelato un momento speciale per gli annali della lettura critica di Pier Paolo Pasolini, faro vivissimo di un vistoso ritorno di interesse sulla sua figura, straordinario e tuttora vivo , in Italia e in tutto il mondo.
A incentivare una così esplosiva fortuna ha certamente contribuito l’anniversario del quarantennale dalla morte del poeta-cineasta, oltre che il suggello del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che – caso rarissimo – ha voluto avallare sul piano istituzionale le celebrazioni nazionali intese al ricordo di Pasolini, insediando a questo scopo anche una specifica Commissione tecnico-scientifica. E forse, quale concausa del fenomeno, si può mettere nel conto anche il mai dismesso dibattito sui retroscena che si celano dietro il delitto, tuttora oscuro, consumato all’Idroscalo di Ostia nella tragica notte del 1° novembre 1975.
E tuttavia, ormai archiviato l’annus mirabilis, l’ampiezza numerica, la varietà e la qualità della miriade polverizzata delle tante manifestazioni pasoliniane sempre attive reclamano da sé un bilancio, consuntivo e legato a sguardi non episodici. Il nuovo “Rinascimento” della fortuna di Pasolini pare infatti essere andato ben oltre la pur prevedibile ritualità della circostanza memoriale o della moda del momento e oggi si presta a essere leggibile come la risposta appassionata, con varie gradazioni interne (dal fatto di costume e di consumo fino al piano alto dello studio scientifico ), a una diffusa aspettativa collettiva, profonda e non improvvisata. Come si trattasse, insomma, della continuazione di un discorso mai realmente interrotto e di una permanente interrogazione: di Pasolini e, con il suo filtro, della contemporaneità. In questo senso, l’opera di Pasolini si situa al crocevia di un bivio. Da un lato, infatti, egli è un “classico”, ormai saldamente insediato nel canone degli autori esemplari della tradizione novecentesca; ma, dall’altro, egli permane come una guida inattuale e anacronistica che continua a interpellarci. Un paradosso, sul quale giova soffermare l’attenzione.