Poco dopo l’arrivo a Roma in fuga dal Friuli, Pasolini abitò con la madre in via del Tagliere 3, al primo piano di una palazzina popolare posta nel cuore del quartiere di Rebibbia, all’estrema periferia della città. Un appartamento minuscolo, il suo, quaranta metri quadri in tutto, dove il poeta visse fino al 1953 e da dove usciva ogni giorno per recarsi a insegnare materie letterarie alla scuola media di Ciampino. Eppure, in quelle condizioni di miseria e sofferenza, furono concepiti i personaggi di Riccetto, Caciotta, Genesio, Marcello, poi consegnati alle pagine del romanzo Ragazzi di vita. «Povero come un gatto del Colosseo, vivevo in una borgata tutta calce e polverone», scrisse il poeta di Casarsa nella poesia Il pianto della scavatrice. E ancora: «Ah giorni di Rebibbia (…) mite, violento rivoluzionario nel cuore e nella lingua. Un uomo fioriva».
Nel tempo sono caduti nel vuoto i vari progetti capitolini che miravano a trasformare la prima casa romana del poeta in un luogo della memoria e in un centro di iniziative e di incontri. E ora, se non ci fosse una targa commemorativa apposta nei pressi, ben pochi si ricorderebbero che lì abitò Pasolini e lì sarebbe “fiorito”, anche a contatto con i poveri e i diseredati della città.
Ci pensa tuttavia il parroco del quartiere, don Giuseppe Raciti, a rinverdire quel ricordo e, insieme a tante associazioni locali, a promuovere un tassello di dedica al poeta all’interno della tradizionale Festa di San Gelasio di fine settembre. Quest’anno l’omaggio cade il 29 settembre 2017 e, anche con il patrocinio del Centro Studi Pasolini di Casarsa, che sarà rappresentato dal suo direttore Angela Felice, prevede un variegato programma sul palco di via Gina Mazza: alle 17, una passerella di poesia, coordinata da Francesca Farina; alle 19.30, una breve lezione sul cinema di Pasolini, regista di Accattone, tenuta da Marco Masolin; infine, alle ore 20, un momento teatrale curato da Alessio De Caprio, attore-autore uscito dalla Silvio D’Amico di Roma, che proporrà il reading Donna, ecco tuo figlio, incentrato in particolare sui legami tra Pasolini e il mondo femminile e sulle suggestioni poetiche che ne ricavò.
Un’iniziativa sincera, senza dubbio, in un quartiere particolare e in mezzo all’«umile Italia», che Pasolini avrebbe amato.