Il 1° ottobre 2017 il Friuli e l’intera letteratura italiana hanno perso una delle voci più limpide e autentiche, il poeta Pierluigi Cappello, scomparso ad appena cinquanta anni. Un terribile incidente in motocicletta, nel 1983, lo aveva costretto alla sedia a rotelle e a un vero calvario fisico, ma quella condizione di immobilità non ne aveva smorzato né l’intelligenza né la voglia di vivere né il sorriso. Era anzi diventato un poeta, in lingua friulana dapprima, anche sull’eco di una qualche traccia pasoliniana, e poi in italiano, e per il suo lavoro, consegnato ad alcune centellinate pubblicazioni, si era meritato giusti riconoscimenti, coronati nel 2010 dal Premio Viareggio. Oggi, Azzurro elementare. Poesie 1992-2010 è il volume, edito nel 2013 dalla BUR, che riunisce le due principali raccolte poetiche di Cappello: Azzurro elementare (Crocetti editore, 2006) e Mandate a dire all’imperatore (Crocetti editore, 2010).
Ma Pierluigi rivive anche in un film documentario che ne racconta la vita e la vocazione lirica: è Parole Povere, diretto nel 2013 da Francesca Archibugi e nato sulla scia della lettura delle poesie di Cappello avvenuta nel 2012 al Mittelfest di Cividale del Friuli e accompagnata allora dalla musica di Battista Lena (marito della Archibugi) e del suo quintetto jazz. Un documentario che non cede alla tentazione di descrivere, magari con sentimentalismo, la vita di un paraplegico, ma va ben oltre, come commenta Emanuele Sacchi in una scheda che pubblichiamo in calce: percorre la vita di un poeta e valorizza quell’amore per la letteratura e per la cultura che spesso “si limita” a rendere migliori le persone ma, a volte, può anche cambiarne radicalmente la vita.
Per ricordare il poeta Cappello e rendergli omaggio nell’anno che ne ha visto la scomparsa, Cinemazero, insieme a Pordenonelegge e a Centro Studi Pasolini di Casarsa, proietterà nella proria sede di Pordenone il film Parole Povere venerdì 15 dicembre 2017, alle ore 21.
«E’ nato da uno spunto quasi banale, un happening di poeti e musicisti in cui Pierluigi Cappello declamava poesie accompagnato dal jazz di Battista Lena, ma è evidente come in Parole Povere la curiosità registica di Francesca Archibugi sia andata ben oltre. Perché Cappello, costretto su una sedia a rotelle dall’età di sedici anni, rappresenta, da un lato, l’emblema della vita dedicata o sacrificata all’arte e, dall’altro, la scelta di indagare nel profondo la propria appartenenza, le proprie radici, non per smania di localismi ma come percorso necessario per saperne di più se stessi, cercandosi attraverso le parole.
Povere, come nel suggestivo titolo, perché figlie della semplicità ombrosa delle genti friulane, del loro idioma unico, della loro malinconia atavica; che si sposa naturalmente con la poesia, come insegna Pier Paolo Pasolini, che qui scrisse i suoi primi componimenti. Attraverso Cappello e i suoi endecasillabi la Archibugi gioca di dissolvenze e di inquadrature che paiono quasi rubate, ricostruendo il segreto di una terra misteriosa e di eventi che hanno segnato tutti i suoi abitanti, come il terribile terremoto del ’76. Tutt’altro che un biopic e tutt’altro che un lavoro “minore”».
[Emanuele Sacchi – www.mymovies.it]
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