E’imminente una manifestazione di grande spessore, anche d’attualità, a Casarsa della Delizia, dove, su iniziativa del Comune e di Historia – Gruppo Studi Storici e Sociali Pordenone, in collaborazione con il Centro Studi Pasolini e con LiMes Club Pordenone/Udine/Venezia, sarà indagato il controverso rapporto tra “Pasolini e la politica”. E’questo il titolo del convegno che, nella mattinata di sabato 4 febbraio, dalle ore 10 alle ore 13, nel Teatro Comunale, vedrà impegnata una bella pattuglia di illustri studiosi e politologi, coordinati dall’assessore alla cultura Antonio Marinelli, dopo i saluti di benvenuto del sindaco Angioletto Tubaro e della presidente Piera Rizzolatti.
Sotto osservazione sarà un Pasolini perlustrato innanzitutto dalle opposte trincee della destra e della sinistra, rappresentate nei lavori rispettivamente da due testimoni d’eccellenza, che tra l’altro hanno firmato a quattro mani il recente saggio Una lunga incomprensione, edito per Vallecchi nel 2010: da un lato, Adalberto Baldoni, già militante della Giovane Italia e poi dirigente del Msi e di An; dall’altro, Gianni Borgna, oggi docente universitario e studioso di musica, ieri militante di spicco nella Federazione Giovanile Comunista di Roma, al fianco, tra gli altri, di Walter Veltroni.
Alle loro due testimonianze, cariche di ricordi degli anni della contestazione e poi di piombo, faranno corona le riflessioni di Davide Rondoni, ispirato poeta di sensibilità cristiana, Luigi Gaudino (Un. Udine), relatore sulle vicende processuali del Pasolini regista di cinema, e Guglielmo Cevolin (Un. Udine e Historia) che si soffermerà sul pensiero autonomista del Pasolini friulano pre-comunista. Tanti dunque gli argomenti incandescenti di questo incontro bipartisan, suggestionato dall’impegno politico di un irripetibile poeta militante e “incivile”, che dalla sua aveva l’inconfondibile marchio dell’indipendenza di pensiero non conforme e del coraggio dell’azione irriducibile. Doti scomode e pagate di persona, come per ogni grande intellettuale degno di questo nome, cioè disorganico e ribelle, pietra dello scandalo in vita e solo dopo, post mortem, sale della terra e aruspice luminoso. Ora il riconoscimento avviene non senza rimorsi retrospettivi proprio da parte di quei partiti tradizionali, a destra e soprattutto a sinistra, di cui Pasolini aveva intuito la dissoluzione e a cui invano aveva fornito formidabili strumenti di critica rigenerante e invano aveva proposto la linfa forte di un pensiero e di una prassi controcorrente, a suo tempo equivocati e subito rubricati come aspetti di retroguardia, sospetta, legata alla nostalgia del passato e perciò poco spendibile. Il tempo però ha dato ragione alla preveggenza del poeta corsaro.
*Foto in copertina: © Vittorio La Verde