“L’italiano è ladro” di PPP. Un appunto di Daniela Cohen

Il 2 maggio 2016, presso la Casa della Memoria di Milano,  la Compagnia Anagoor ha presentato lo spettacolo diretto da Simone Derai L’italiano è ladro, da un omonimo e poco noto testo poetico di Pasolini, che in una lunga gestazione lo stese tra il 1947 e la metà degli anni Cinquanta. Agli attori Luca Altavilla e Marco Menegoni, insieme al commento critico di  Lisa Gasparotto, ricercatrice in Scienze Linguistiche e Letterarie presso le Università di Udine e di Milano-Bicocca, il compito di dar voce a questo inusuale poema, scritto in diverse lingue e dialetti, dalla forte connotazione politica, testimone significativo sia del clima culturale degli anni ‘50 che si apriva alla rappresentazione delle classi popolari, sia del particolare contesto dell’opera di Pasolini.
Sullo spettacolo Daniela Cohen ha scritto una recensione da cui estrapoliamo la parte che si sofferma soprattutto sul testo, oggi leggibile nell’edizione dei “Meridiani” Mondadori delle poesie di Pasolini (Tutte le poesie, a cura di W. Siti, vol. II, “Meridiani” Mondadori, Milano 2003, pp. 791-878).
 

Il plurilinguismo politico del poema “L’italiano è ladro” di Pasolini
di Daniela Cohen

www.saltinaria.it – 20 maggio 2016

[…] La compagnia Anagoor che presenta Pasolini nasce nel 2000 a Castelfranco Veneto su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan ai quali si aggiungeranno successivamente molti altri, creando un progetto di collettività. Danno voce ai versi di Pasolini  Luca Altavilla e Marco Menegoni, mentre a Lisa Gasparotto, ricercatrice in Scienze Linguistiche e Letterarie presso le Università di Udine e di Milano-Bicocca, è affidato, oltre a un’intensa lettura poetica, anche un importante intervento critico col racconto dell’evoluzione del laboratorio pasoliniano. La regia è curata da Simone Derai.
I tre giovani e dall’aspetto forse poco pasoliniano, ovvero belli e puliti, ottengono invece un effetto direi catartico leggendo e interpretando molto intensamente e con perfetta dizione anche nei dialetti il senso desolante, urlato o sussurrato della poetica pasoliniana.

"L'italiano è ladro". Gli interpreti
“L’italiano è ladro” di Pasolini, regia di Simone Derai. Gli interpreti, da sx, Luca Altavilla, Lisa Gasparotto e Marco Menegoni

«Così, ho aperto le imposte. […]. Chi è il mondo? […] (il mio demone)», scriveva Pasolini nel diario, perché di un diario si tratta, L’italiano è ladro che serve al Pasolini del Canzoniere popolare come esperimento per dimostrare quella che chiamava pratica “regressiva”, ovvero un modo per usare il dialetto e far sì che il borghese trasferisse alla classe più povera e inespressa un linguaggio di narrazione in versi per raccontare il conflitto tra i proletari e i borghesi, cioè il conflitto di classe. Tutto il testo infatti è in terzine e in novenario, come i cori delle madri o i discorsi tra il figlio del padrone e il figlio del contadino, che ritroviamo in altri eccelsi poeti come Dante e Pascoli. Impariamo che il patrimonio lessicale con multilinguismo include vari dialetti ed epoche storiche, comprese bestemmie spesso censurate ma importanti per via del valore ideologico, come polemica sociale che considera una intera classe sociale capace di bestemmia, come si faceva tra figli e madri nei loro dialetti che però, proprio grazie a Pasolini, qui usano invece un linguaggio dei padri, con miscela di stili e mescolanza di versi e lingue. E’ il «meraviglioso fallimento che porta al romanzo …(Ragazzi di vita, ndr)».