La Bari  kafkiana e doppia secondo Pasolini, di Salvatore Schiavone

Claudio Vino, artista barese, ci segnala il recente articolo di Salvatore Schiavone a commento dello scritto che Pasolini, giovane “viaggiatore incantato”, dedicò a Bari nel 1951. Anzi, al doppio volto di una città purificata – scrisse- da una «luce stupenda».

”Le due Bari”: il doppio carattere della città in un raro racconto di Pier Paolo Pasolini
di Salvatore Schirone

www.barinedita.it – 15 dicembre 2016

Sono le 10 di una fredda sera di inizio inverno del 1951. Un uomo fa scalo nella stazione ferroviaria di Bari. L’ultimo taxi per l’Albergo delle Nazioni è già andato, i bus passano di rado e le strade ancora brulicanti di passanti, illuminate dalle insegne di negozi ancora aperti, invitano lo straniero ad avventurarsi a piedi, per una via qualsiasi, nelle viscere della città sconosciuta.
Inizia così Le due Bari di Pier Paolo Pasolini. Sì perché il grande scrittore è stato nel capoluogo pugliese 65 anni fa e pochi sanno che a Bari ha dedicato un racconto breve di quattro pagine. Il giovane artista (allora 29enne), non ancora famoso e ignaro del suo destino, riuscì a immortalare poeticamente i tratti più autentici di una città dal doppio carattere, quello frenetico, confuso e misterioso del buio della sera e quello fresco, profumato e generoso che si dipana nella luce del mattino, quando il sipario della notte si alza sul lungomare e la città brilla «in tutta la sua felicità adriatica». Bari si lascia scoprire lentamente, come una bella donna che mostra le sue bellezze gradualmente. E Pasolini, evocando esplicitamente Kafka, descrive il suo incontro con la città come una specie di metamorfosi al contrario, in cui ci si addormenta insetto e si rinasce umano.

"Le due Bari"
“Le due Bari”

Nel racconto pure non mancano gustosi elementi folkloristici come il tipico grasso accalappiatore di turisti, l’improvvisato albergatore che cerca di affittare il suo tugurio rumoroso nei pressi della stazione e il curioso modo di storpiare in “Càvur” il nome di uno dei due principali corsi alberati della città. Quadretti che riportano il lettore incantato con i piedi per terra restituendo realismo al racconto di una città capace di far sognare ma anche riflettere.
Le due Bari, nell’intento dell’autore, doveva fare parte di un più ampio reportage sul Sud, da Caserta al Salento, visto con gli occhi di un «viaggiatore incantato», come lui stesso si definiva. Ma il progetto non fu portato a termine e rimasero solo tre rari schizzi, uno dedicato a Caserta, uno ai trulli di Alberobello e questo dedicato appunto a Bari, che fu pubblicato su “Il Popolo di Roma” l’8 agosto 1951. Pasolini portò però Bari sempre nel cuore. Lo testimonia anche una intensa e vivace poesia del 1964 dedicata a Bari vecchia, Un biancore di calce viva, in cui la descrive come «un alto villaggio sul mare malato di troppa pace» i cui sottani sembrano «pertugi di tende e di merletto lastricati d’acqua odorosi di pesce e piscio» [in P.P.Pasolini, Poesia in forma di rosa, in Id., Tutte le poesie, a cura di W. Siti, 2 voll., Mondadori, Milano, 2003 (“I Meridiani”), vol. I, p. 1236, ndr.].

[idea]Info[/idea] Le due Bari si può leggere in P.P.Pasolini, Romanzi e racconti 1946-1961, a cura di W. Siti e S. De Laude, Mondadori, Milano, 1998 (“I Meridiani”), pp.1420-1423.