Fratello selvaggio: Pier Paolo Pasolini tra gioventù e nuova gioventù, di Gian Maria Annovi
I saggi raccolti nel volume aiutano a fare luce sulle modalità con cui Pier Paolo Pasolini ha affrontato il tema della gioventù nell’analizzare i rapidi e traumatici cambiamenti della società italiana. Dalla raccolta di versi, La meglio gioventù, fino all’ultimo e imperdonato film Salò o le 120 giornate di Sodoma, i giovani incarnano nell’opera pasoliniana le trasformazioni più radicali avvenute nel passaggio da un’Italia rurale a quella del consumismo del boom economico. Esperti nazionali e internazionali s’interrogano nei loro saggi sulla presenza del tema della gioventù nella complessa opera poetica pasoliniana; particolare attenzione viene dedicata allo studio delle opere giovanili, alla ritrattistica e ai rapporti con le nuove generazioni di registi degli anni Sessanta. I contributi sono di Gian Maria Annovi, Marco Antonio Bazzocchi, Simona Bondavalli, Roberto Chiesi, Hervé Joubert-Laurencin, Tomaso Subini, Antonio Tricomi, Gianni Vattimo, Franco Zabagli.
La meglio gioventù, pubblicata a Firenze dalla casa editrice Sansoni nel 1954, raccoglie le liriche di Poesie a Casarsa e quasi tutte le poesie friulane di Pasolini, coprendo un arco di tempo che va dal 1941 fino al 1953. Non sono comprese in questo volume alcune poesie pubblicate sui volumetti dell'”Academiuta di lenga furlana” e altre poesie disperse che saranno raccolte in seguito dalla Società Filologica Friulana a Udine nel 1965 con il titolo Poesie dimenticate.
Nella valutazione delle poesie friulane dal 1942 in poi è necessario ricordare alcuni avvenimenti che hanno segnato la poetica pasoliana in questo arco di tempo. Importante senza dubbio è la forte spinta istituzionale che la poetica friulana in generale riceve dalla fondazione dell’Academiuta che rende chiari lo scopo e la ragione del suo utilizzo. Si aggiunge a questo l’esperienza della Resistenza, che porta a recuperare il tema storico e politico, e soprattutto lo studio che Pasolini compie in quegli anni della poesia popolare e dialettale in Italia. Da questo attento studio derivano all’autore gli strumenti linguistici necessari che gli danno la possibilità di usare la lingua friulana sfruttando al massimo tutte le sue potenzialità.
La nuova gioventù, uscito in prima edizione nel 1975, è stato l’ultimo libro pubblicato in vita da Pasolini, il segno della sua fedeltà alla poesia, in particolare a quella dialettale che ne aveva caratterizzato gli esordi. Il volume raccoglie infatti i due cicli delle poesie friulane,
La meglio gioventù (del 1941-53) e
La nuova forma de «La meglio gioventù» (del 1974), una riscrittura a venti-trent’anni di distanza del primo. Opera centrale, vissuta e rivissuta, propone un intero arco creativo, dalle primissime
Poesie a Casarsa alle rievocazioni storiche de
I Colús, per finire con
Tetro entusiasmo, dedicato a problematiche di una contemporaneità non soltanto italiana (e in cui, non a caso, l’italiano si sostituisce progressivamente al friulano). Sui motivi e sul senso di questi testi Pasolini, già nel 1952, scriveva, parlando di sé in terza persona:
«Egli si trovava in presenza di una lingua da cui era distinto: una lingua non sua, ma materna, non sua, ma parlata da coloro che egli amava con dolcezza e violenza, torbidamente e candidamente: il suo regresso da una lingua a un’altra – anteriore e infinitamente più pura – era un regresso lungo i gradi dell’essere. Ma era questo il suo unico modo di conoscenza».
Questa nuova edizione è completata da un saggio di Furio Brugnolo su metrica e poetica del Pasolini friulano, e dall’autopresentazione scritta dall’autore per la prima edizione.