A breve uscirà una edizione ampliata e aggiornata dell’epistolario di Pasolini ai suoi tanti, vari corrispondenti, a cui non mancava mai di scrivere con una straordinaria capacità di mescolare la sincerità e la confidenza emotiva al rigore intellettuale. Le lettere di questo grande scrittore sono finora uscite soprattutto nelle raccolte curate da Nico Naldini per Einaudi, in due volumi nel 1986 e nel libro Vita attraverso le lettere del 1994. A quest’ultima preziosa fonte fa riferimento Luca Capriotti, autore di una ammirata recensione che qui riprendiamo.
Vita di Pasolini attraverso le lettere
di Luca Capriotti
www.sololibri.net – 21 giugno 2010
Ho letto Vita attraverso le lettere di Pier Paolo Pasolini (la corrispondenza di Pasolini a cura di Nico Naldini) con una vertigine e una strana volontà. Dall’assoluta giovinezza (sembra strano che sia stato giovane e non solo romanzo, film, poesia o destino tragico), Pasolini si racconta e si spiega, destreggiandosi tra le onde dei suoi fremiti, i giorni piatti e le soddisfazioni, le angosce oscure e le dolorose consapevolezze. E così come un buon ospite, lo scrittore ci conduce attraverso i suoi corridoi oscuri e ampli saloni dall’intensa luce poetica, tra l’amore viscerale per la madre, le risate, le partite di calcio, le riviste, l’insegnamento come missione, la politica, la poesia, la verità e la sessualità. Per un attimo, Pasolini non è solo il poeta, lo scrittore, l’intellettuale o il regista: è Pasolini nella sua interezza, commovente, appassionato e pieno di dubbi. Ecce homo.
La nostra vertigine è facile da spiegare: ce la procurano le sue lettere, ce la procura Pasolini, finendo col portarci sull’orlo dell’abisso, da cui grida l’angoscia umana, troppo umana, un amore doloroso che diventa mille amori dolorosi, una perdita (quella del padre) che diventa mille perdite. Ogni frammento del reale colpisce il suo cuore e il nostro cuore, come un’apocalisse mai sanata ma bellissima nel suo struggente dolore. Ci racconta con semplicità l’impegno intellettuale, scolastico, politico, le critiche e il lento divenire e ti viene voglia, una voglia infantile puerile e per questo forse pura come ogni sogno, di ricevere ogni giorno una lettera di Pasolini, fosse anche per uno dei suoi duri rimproveri.
Ogni lettera è un battito e le pagine non hanno alcuna voglia di lasciarti alla tua vita, hanno solo voglia di battere ancora dolorosamente, con tutto l’amore che possono. Riempiono, come dicevo, anche di una strana volontà: la volontà che ispirano i sogni più cari e profondi, connaturati alla nostra natura più intima; la volontà di esprimere quanto di più bello riusciamo a dipingere per il mondo, sapendo quanto Pasolini e il suo verbo siano un’onda, che dalle nostre rive consuete torna selvaggiamente indietro per incontrare ciò che abbiamo sempre nascosto, la sofferta bellezza della nostra personale alba. E per questo quanto di più alto probabilmente abbia creato il Novecento emerge tra le pagine, un intellettuale che arde e ci fa ardere. La sua volontà è la nostra. Una strana volontà che nasce quando sul fondo dell’abisso c’è un nuovo cielo, sempre nuovo in quanto ancora capace di parlarci chiaramente. Una strana volontà di amore che è la nostra, come è nostra l’affannosa ricerca, la speranza di ogni inizio e l’angoscia dei tramonti. Come è nostro Pasolini.