Nei giorni 10 e 11 novembre 2017 il Centro Studi Pasolini di Casarsa è impegnato a riflettere sul rapporto tra Pasolini e il giornalismo. Sotto osservazione è dunque un argomento che, nonostante la sua trasversalità in tutto l’impegno pasoliniano, è stato finora oggetto di una ricognizione episodica, mai sistematica e approfondita. Ma è proprio in questi termini: il Pasolini giornalista, iscritto regolarmente all’Ordine dagli anni Cinquanta, è sempre intervenuto sulla stampa quotidiana e periodica fin dalla gioventù, tanto a Bologna quanto in Friuli, e poi in seguito, giù fino alle corrosioni “corsare” uscite sul “Corriere della Sera” tra il 1973 e il 1975.
Da subito egli comprese l’importanza della comunicazione nella società del mondo moderno e la necessità anche tattica di farne uso per la trasmissione di idee, visioni del mondo, interpretazioni della realtà e per la ricerca di un contatto diretto con un uditorio più largo del pubblico dei lettori di libri. Così, anche durante il periodo della gioventù friulana, nelle varie testate in cui è presente la sua “firma”, già inconfondibilmente d’autore, Pasolini intervenne su tutto, in nome di una concezione per molti versi pluridisciplinare, interartistica e non settoriale, in cui i vari rivoli convergono nella pratica dell’impegno civile, a suo modo pedagogico. Sulle colonne dei vari giornali friulani, e nella ritrovata euforia di libertà dopo il ventennio fascista e gli orrori della guerra, egli incarnò così una miriade di ruoli: fu teorico di una nuova modalità di fare scuola, militante politico autonomista prima e comunista poi, critico d’arte e di letteratura, recensore. Non da ultimo fu anche cronista di calcio per “Il Friuli Sportivo”, il settimanale fondato nel 1945 e diretto da Alvise De Jeso, cui nel 1947 subentrò Plinio Palmano, a guida di una redazione di cui fecero parte anche Piero Fortuna, Isi Benini, Arturo Manzano, Luigi Ciceri.
Di quel foglio, ora ingiallito e conservato alla Biblioteca Civica “Joppi” di Udine, Pasolini fu corrispondente da Casarsa, come documenta una tessera datata 1 gennaio 1947. E a quell’anno risale anche la cronaca di una partita disputata tra le squadre di Casarsa e Zoppola e finita con un sonoro e rotondo 5 a 1 per la compagine casarsese. Ne riproduciamo qui il testo in trascrizione, uscito sul “Friuli sportivo” del 17 novembre. Sono poche righe, ma basta l’aggettivazione a segnalare che la penna è nelle mani di un poeta. (a.f.)
Casarsa Zoppola 5-1
Casarsa, 16
La vittoria del Casarsa era immaginabile: non era immaginabile tale abbondanza di reti, e quel che più conta, un gioco in cui la forza non fosse più potenziale, allo stato latente (come ebbimo a osservare in altra occasione) ma si esplicano (sic) invece in azioni sempre vibranti, spesso nitide. Questa nuova vittoria pone il Casarsa senza più dubbi nella rosa dei candidati. Un’osservazione: la squadra ha funzionato nel primo tempo perché ha giocato col sistema, pregevolmente imperniato sul chiaro Munizzo. Lo Zoppola è una squadra giovane, tutt’altro che pigra. Ha avuto il suo momento alla fine della prima ripresa.
Arbitraggio buono, ma un po’ ricercato.
P.P.P.
CASARSA: Pasqualini II, Fantin II, Morello II, Fantin III, Munizzo, Pasqualini I, Arman, Fantin I, Jus, Morello I, Colussi.
ZOPPOLA: Gerardi, Caesin, Bortolussi, Sartor, Doretto, Puppulin, Zoccolante, Muzzin, Liccari, De Sie, Da Ros.
ARBITRAGGIO Pitacco di Latisana
MARCATORI: Primo tempo: Colussi all’8’, Morello al 20’, De Sie al 44’. Secondo tempo: Colussi al 5’, Fantin I