Béjart a Villa Medici: “Ballo con Pasolini”
di Giovanna Grassi
dall’Archivio storico de «Il Corriere della Sera», 30 giugno 1992
Settimo festival Roma-Europa. Questa sera Sylvie Guillem e Laurent Hilaire si esibiranno in “Episode”, coreografia di Maurice Béjart nata dalla lettura di Pier Paolo Pasolini e “Prélude à l’après-midi d’un faune” di Claude Debussy, coreografia di Jerome Robbins
Dopo due lunghe carriere, tante svolte professionali, tanti ritorni al passato o rotture con il passato, il coreografo newyorkese di 74 anni Jerome Robbins e il francese di Marsiglia Maurice Béjart, 65 anni, saranno professionalmente riuniti per la prima volta questa sera a Villa Medici. Il Festival RomaEuropa avvicina queste due multiformi e complesse personalità del balletto sotto il segno di due grandi ballerini, Sylvie Guillem e Laurent Hilaire. Per loro, Béjart ha creato il primo di quattro balletti programmati per il futuro e nati dalla lettura di Pier Paolo Pasolini. Episode, ispirato a un testo dello scrittore, si avvale anche di alcuni brani recitati da Laura Betti, d’una canzone di Ennio Morricone, della voce di Maria Callas e ha come tema la vita e le lacerazioni d’ una coppia.
Per i due danzatori, Jerome Robbins ha ritrovato il balletto da lui creato nel ’53 per il New York City Ballet, Prélude à l’après-midi d’un faune di Debussy. Si incontrano sotto la Loggia di Villa Medici l’inquieto americano, che da ragazzo aveva studiato recitazione con Elia Kazan, e il francese che nell’adolescenza, quando era affetto da rachitismo, era sfuggito alla sorveglianza del padre filosofo per diventare ballerino a Parigi. Jerome negli ultimi lavori è tornato al passato, ha riscoperto i suoi primi successi a Broadway.
Béjart ha voltato le spalle ai ricordi, ha ritirato tutti i suoi balletti, cancellato il suo repertorio, sciolto la compagnia, creato un nuovo gruppo in cui fa convergere tutte le sue rivoluzioni ed esperienze. Robbins è assorto e introverso nella conversazione. Dice che “Broadway non è più quella di di un tempo”. Sorride schivo nel dire che il rap gli piace, ma che il suo ultimo lavoro era basato sulle musiche del compositore americano Charles Edward Ives, che sperimentò l’atonalità.
Béjart è comunicativo e sembra voler travasare negli altri la sua golosità per la vita e per la danza. E appena arrivato da Losanna dove lavora con il suo gruppo “Rudra” e parla della “sua” religione islamica, del suo balletto appena andato in scena in Germania e ispirato a Charles Chaplin, dei suoi gatti, di quando leggeva le poesie di Baudelaire e amava i film espressionisti tedeschi. “Prima – dice – di scoprire Jean.Luc Godard e Pasolini”. “Non ho mai conosciuto Pier Paolo – riprende – ma è diventato un mio compagno di strada, di vita, di pensiero. E di danza”.