I Portraits di Paolo Galetto in mostra ad Alba
di Fortunato D’Amico – da www.lastampa.it
L’illustrazione è certamente una delle forme d’arte più antiche, esisteva già dai tempi degli Egizi e fu incoraggiata nelle epoche seguenti. Nel Medioevo, e poi nel Rinascimento con l’invenzione della stampa, la produzione delle immagini a commento degli scritti elaborati nei libri, diventerà una delle attività rilevanti dell’editoria. I codici di Leonardo Da Vinci testimoniano l’urgenza del tempo di affiancare alle parole le figure. La diffusione dei giornali, dal 1600, inaugurerà una nuova stagione per il mestiere di illustratore che, in formule diverse, entrerà di diritto nell’elenco delle professioni nominate per la realizzazione dei media contemporanei, compresa la pubblicità.
I settimanali della prima metà del novecento promuovono le vendite con i disegni ad acquerello di esperti specializzati in questa tecnica, Alcuni di essi diventeranno così famosi da caratterizzare per decenni l’identità delle testate a cui prestano le opere; tra i tanti ci piace ricordare Norman Rockwell in America, Achille Beltrame e Walter Molino in Italia. Negli anni sessanta Andy Warhol, grafico e disegnatore pubblicitario per magazine e newspapers, verrà chiamato a celebrare, nei palcoscenici internazionali della nascente Pop Art promossa dal gallerista newyorchese Leo Castelli, le tecniche dell’illustrazione, allora strumenti funzionali alla réclame e agli articoli stampati nei periodici. Saranno utilizzate da Warhol nell’elaborazione dei ritratti dedicati alle star della cronaca mondana, e il loro successo consentirà di elevare il lavoro degli illustratori in una dimensione artistica vicina al sentire dell’uomo moderno.
La particolarità dell’illustrazione è di offrire la sintesi, in forma figurativa, di un discorso o racconto scritto, approfondendo aspetti diversi del contenuto, o rivelarne altri nei quali l’uso della parola non riesce a dare espressività comunicativa. In questo senso la vignetta e il fumetto sono stati, negli scorsi decenni, ampliamente utilizzati dai quotidiani e dalle riviste, soprattutto per ironizzare con la satira uomini politici o celebrità.
L’uso dell’acquerello per commentare con il disegno le notizie e gli articoli all’interno del quotidiano è una scelta alquanto originale in tempi in cui la digitalizzazione delle immagini ha invaso l’universo della comunicazione. Dal 2010 «La Stampa» pubblica i lavori di Paolo Galetto, dipinti con questa tecnica di colorazione. La scelta editoriale ha fatto discutere molti, ma l’esito è stato entusiasmante e l’esperimento è ora proposto da altri editori, anche loro convinti della forza comunicativa dell’acquerello.
L’intrusione dei ritratti di Paolo Galetto all’interno delle pagine culturali de «La Stampa», rileva una nuova condizione nel prestare attenzione alla lettura dei testi redatti da critici e giornalisti. La descrizione dei personaggi è sottile e silenziosa e muove fili trasparenti per dare loro anima e risonanze suggestive. Un’operazione per avvicinare il lettore alle figure d’interesse della Storia recente, facilitandone la comprensione dei contenuti e delle idee, attraverso riflessioni che rimandano, oltre allo scritto, al vissuto di chi legge, rievocati nel rispecchiamento empatico con la pagina che accoglie l’articolo.
La sfumatura della tinta ad acqua, stesa con un’indiscutibile abilità di dosaggio della quantità di colorazione da rilasciare con il pennello, determina una condizione del linguaggio artistico funzionale e descrive la condizione dell’ideatore rispetto al ciò che rappresenta. Tutto questo si esprime in sintonia con le considerazioni, delineate dal segno lasciato sul supporto cartaceo, diventato materiale di dialogo per la sua consistenza fisica, talvolta vantaggioso per increspare ed evidenziare rughe e dettagli immediatamente consolidati nella tematica del soggetto.
La modernità di questo processo tecnico è evidente quando si intuisce che l’idea non è quella di eternare nella posa i personaggi raffigurati e dileguarli nell’oblio delle acque perenni ma, al contrario, l’intento è di farli trasalire, riportandone a galla l’essenza del pensiero e degli ideali. Una tridimensionalità ottenuta per contrasto tra tutti gli elementi che costituiscono la rappresentazione iconografica e la memoria del contenuto. La drammaturgia poetica trova equilibri e armonie stabili, solo se verificata alla luce della contemporaneità: il prossimo passaggio dell’onda temporale potrebbe fare emergere altre valutazioni, mosse dall’impeto del fervore o della disperazione epocale.
Allora eccole in fila le effigi di Paolo Galletto, che in un rapporto dinamico di compartecipazione artistica con l’articolo, come spesso avviene nella musica, (del tipo: Lennon-Mc Cartny, Pallavicini-Conte, Mogol-Battisti…) travalica le categorie e diventa progetto unitario di parola e immagine, restituendo al giornale una dimensione performativa multimediale. La ricerca a di Paolo Galetto esplora i vocaboli, con cui interseca assonanze e definisce i caratteri dei volti rappresentati; usa la scrittura come elemento di continuità con le linee dell’universo semantico che formalizzano i visi; scompagina la dialettica delle descrizioni pittoriche tradizionali rimandando a qualcosa che sta al di fuori dell’universo dell’immagine riprodotta. Il fluire del colore sulla carta, intercalando ombre e chiarori, agita i segni della matita e circoscrive l’indole dei protagonisti. Gli acquerelli diventano mappe identificative plurilinguistiche, esaminano i pensieri e il vissuto delle teste in cerca di espressioni incisive, per continuare a comunicare il contenuto della loro missione. Traspira di emozioni e di pensieri la collezione di teste pensanti, unica nel suo genere, proposta in questo catalogo indirizzato al pubblico dei lettori del quotidiano e a quello più specifico interessato alla cronaca della cultura e all’arte. L’insieme è sempre un risultato organico, logo dal sapore romanzato, ricca di valutazioni critiche personali, senza per questo sollevare giudizi, che sono rimandati ai posteri e alla Storia. I ritratti di questa raccolta, sono piccoli capolavori, virtuosismi semplificati dalla generosità del gesto pittorico, da cui si snoda l’interpretazione del racconto nella sua metamorfosi iconica. Le sfumature della tinta ad acqua, aggiungono valore all’universo sensibile scandagliato da Paolo Galetto che, con un’indiscutibile abilità grafica e pittorica, evoca la cultura di una generazione cresciuta negli anni settanta con l’esplosione dei fumetti, educata dalle facce colorate di Hugo Pratt in Corto Maltese, di Milo Manara, di Andrea Pazienza nella rivista «Il Male».
Ma le corrispondenze corrono veloci sino a Johnny Cheuk, giovane disegnatore di Hong Kong, tra i migliori per la sua vocazione al ritratto e l’impegno a sperimentatore pratiche consolidate insieme a quelle più attuali. Le idee e le utopie, vere animatrici delle pitture di Paolo Galetto, assumono le fisionomie antropiche di: Norberto Bobbio, Alberto Ronchey, Ettore Majorana, Vikram Seth, Italo Calvino, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Piero Gobetti, Pier Paolo Pasolini, José Saramago, Umberto Eco, Vittorio Foa, Massimo Mila, Primo Levi, Angelica Balabanoff, Curzio Malaparte, Edmondo De Amicis, Emilio Salgari, Paul Auster, Boris Biancheri, Carlo Azeglio Ciampi, Luigi Pirandello, Abraham Yehoshua, Natalia Ginzburg, Andrea Zanzotto, Samuel Beckett, Giorgio Napolitano, Christa Wolf, Beppe Fenoglio, Tonino Guerra, Mario Monti, Joyce Carol Oates, Ernst Jünger, Salman Rushdie. Un mix di culture del novecento e del terzo millennio amplificato e analizzato dagli articoli scritti da firme illustri: Carlo Azeglio Ciampi, Marco Vallora, Piero Bianucci, Maria Giluia Minetti, Lietta Tornabuoni, Marcello Sorgi, Osvaldo Guerrieri. Marco Belpoliti, José Saramago, Cesare Martinetti, Alberto Papuzzi, Mario Baudino, Anna Bravo, Federico Cereja, Enzo Bettiza, Luigi La Spina, Carlo Casalegno, Paolo Mastrolilli, Mimmo Candito, Antonella Rampino, Andrea Camilleri, Mario Baudino, Marco Alfieri, Samuel Beckett, Walter Barberis, Luigi Forte, Bruno Quaranta, Pierangelo Sapegno, Mario Calabresi, Paolo Mastrolilli, Bruno Ventavoli, Andrea Malaguti.
E’ interessante notare come la formazione culturale nella società contemporanea coinvolga sempre più i produttori dell’informazione spicciola di tutti i giorni, impaginatori di notizie giornaliere. La rivisitazione, in tempi posticipati, delle cronache e degli eventi divulgati nelle pagine del giornale, sostiene il dibattito nell’inquadramento delle coordinate culturali, proponendo ai lettori l’opportunità di tesaurizzare criticamente la conoscenza dei fatti, assimilata durante il procedere della vita e la loro contestualizzazione all’interno del percorso storico. I lavori di Polo Galetto realizzati per «La Stampa», presentati in questa pubblicazione, hanno la capacità di entusiasmare, smuovere memorie assopite, avviare comparazioni che ci aiutano a capire il futuro del nostro quotidiano.
[idea]PORTRAITS di Paolo Galetto
Alba 27 marzo-19 maggio 2013, Chiesa di San Domenico
a cura di Fortunato D’Amico – progetto di allestimento Danilo Manassero
direzione e coordinamento mostra Paola Farinetti – Assessorato alla Cultura Comune di Alba[/idea]