Sullo scaffale: “Pier Paolo Pasolini. Ricostruzione critica” di Guido Santato (Carocci, 2012)

Una monumentale lectio magistralis di Guido Santato

su uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento

Tomáš Matras – 16 aprile 2013

Recensione a: Guido Santato, Pier Paolo Pasolini. L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica, Carocci editore, Roma, 2012, 592 pp.

[Revisione a cura di Angela Molteni]

Guido Santato (* 1946) ha fondato e dirige la rivista internazionale «Studi pasoliniani». E’ professore ordinario di letteratura all’Università di Padova ed è l’autore dello primo studio storico critico sull’opera omnia di Pasolini con il titolo Pier Paolo Pasolini. L’opera (1980), il quale ha ottenuto il Premio Viareggio per la saggistica opera prima. In questa sua prima opera, già in nuce mentre Pasolini era ancora era in vita, Santato si oppone alle prepotenti tendenze biografistiche della critica letteraria dell’epoca per approdare ad una chiave di lettura teleologica dell’autore.
Ho in mente soprattutto la morte violenta di Pasolini nel novembre 1975. In questo volume di quasi 600 pagine apparso sugli scaffali delle librerie italiane alla fine del gennaio 2013, Santato ha completamente rielaborato il suo primo studio del 1980, usufruendo di diversi approcci critici al tema che riflettono il progresso della critica letteraria pasoliniana degli ultimi decenni. L’aspetto considerevole è anche l’elaborazione della bibliografia scelta che confluisce organicamente nel testo principale in forma di note a piè di pagina e non, com’è d’uso, in una sezione alla fine del libro. In quanto al materiale esaminato, Santato investiga letteralmente l’intera opera pasoliniana, lasciando da parte solo pochissimi frammenti.
La ricostruzione critica della maggior parte dell’opera di un autore come Pier Paolo Pasolini non è affatto un’impresa da poco. Anzitutto Pasolini è stato un autore prolifico che ha saputo utilizzare diversi strumenti espressivi e in più la sua opera presenta un osso duro per una comprensione univoca, come conferma lo stesso Santato alla fine della sua opera:

È un’opera che nega al lettore la possibilità di una interpretazione univoca o unilaterale costringendolo al contrario a una tensione critica costante, a una disponibilità intellettuale aperta e irrisolta. Cercare di ridurre a un ordine le contraddizioni di Pasolini privilegiando una chiave di lettura critica che si proponga di risolverle significherebbe ignorare la funzione essenziale che hanno avuto nella sua opera e nella sua vita. L’esperienza dell’antitesi costituisce la più profonda matrice strutturale dell’opera di Pasolini, che al di fuori di essa apparirebbe sostanzialmente incomprensibile. La contraddizione costituisce l´elemento dinamico e tensore che produce l´opera, e che in questa mira non a risolversi ma ad esprimersi. (pp. 574 – 575)

Pier Paolo Pasolini L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica.
Pier Paolo Pasolini L’opera poetica, narrativa, cinematografica, teatrale e saggistica. Ricostruzione critica.

Accettare e tollerare questa “contradditorietà di base” dell’opera di Pasolini per una persona che prende posizione in qualità di scienziato accademico, presenta già un passo coraggioso e difficile. Aggiungiamoci gli aspetti contraddittori della stessa personalità di Pasolini e del suo ambiente, e il lavoro del critico può benissimo finire in una totale rovina. Ciò non accade in questo volume: Santato non si è lasciato trascinare dallo sfrenato biografismo e non è caduto neanche nella trappola dell’impossibilità di un’interpretazione univoca dell’opera, così come non si è lasciato sedurre dalle suggestioni dei temi pasoliniani “di moda” che però riguardano piuttosto la sua influenza sulla società piuttosto che la sua influenza in campo artistico.
Santato sviluppa una critica molto accurata a partire dai testi e dalla loro profonda investigazione filologica: i meriti di Santato sono cruciali soprattutto in questo campo. E’ stato già menzionato che l’approccio dell’autore rifiuta il forsennato agiografismo della maggioranza degli studi pasoliniani emersi soprattutto dopo la morte violenta di Pasolini. Questo non significa però che le informazioni biografiche chiave non siano presenti nel libro e si rafforzano solo laddove è possibile provare che abbiano avuto una oggettiva influenza sull’opera dell’autore. Con tutta la varietà e l’inafferrabilità del magma del corpus scritto di Pasolini è molto interessante osservare il cemento di tutto il lavoro critico di Santato che è formato da un numero piuttosto ridotto delle variabili che costantemente girano intorno alla poetica di Pasolini, una specie di filo rosso che colora significativamente tutta l’opera del Nostro.
Guido Santato è abilissimo a collocare l’opera di Pasolini nel contesto della cultura e critica mondiali, presenta innumerevoli nessi importanti sia all’interno sia all’esterno dell’opera esaminata. Nel caso della vasta documentazione di Santato sulla vita e opere di Pasolini è molto importante progettare accuratamente l’armonia tra l’estensione dell’opera e la profondità dell’investigazione, insomma l’armonia tra aspetti esaminati, in modo tale da rendere ben leggibile il testo impegnato in maniera multiforme. Si può osservare molto bene questa sottile armonia tra leggibilità e impegno già nella Introduzione, ma ancor più nello stile d’autore implementato nella parte principale del libro ed anche nell’accurata scelta delle note a piè di pagina. Il libro è precisissimo nei termini utilizzati. Qualsiasi sia l’influenza rivelatrice degli aspetti dell’opera pasoliniana per i lettori in Italia, mi permetto di affermare che il suo apporto sia fondamentale soprattutto fuori dall’area accademica italiana.
Con ciò intendo dire ad esempio che la parte più estesa e chiave del libro recensito è costituita dall’opera iniziale a dagli esordi artistici di vario genere, mentre sorprendentemente una parte minore dello studio critico è dedicata ad esempio alla tarda opera saggistica o cinematografica. Una graduale rivelazione del ghiacciaio sommerso che tutta l’opera scritta di Pasolini presenta, soprattutto per un lettore straniero è una esperienza eccitante e intensa. La stessa conoscenza delle basi dell’architettura e della compattezza dell’opera di Pasolini è una importante scoperta. Il fatto più interessante a questo proposito è che, per quanto riguarda il mondo ideale pasoliniano, in un tempo relativamente breve all’inizio della sua carriera artistica Pasolini conobbe e acquisì come suo un gruppo piuttosto esteso di aree tematiche che lo accompagnarono senza interruzione durante tutto il suo percorso creativo.
Un passaggio più rilevante nei termini della tematica non si trova nelle fasi avanzate della sua opera, come se tutto quello che è importante nella vita artistica dell’autore fosse accaduto nei primi ambienti di forte ispirazione che Pasolini aveva conosciuto: il Friuli rurale e la Roma sottoproletaria. Da questo punto di vista la comprensione del periodo friulano e il trasferimento al periodo romano di Pasolini sembrano aspetti chiave per la comprensione di tutta la sua opera. Nonostante ciò al lettore straniero rimarrà inaccessibile la maggior parte del mistero dell’opera del Pasolini in friulano. Abbiamo però la preziosa opportunità di investigare la relazione umana e artistica di Pasolini con questa lingua, originariamente romanza, che al tempo del suo esordio in friulano con Poesie a Casarsa (1942) non era la lingua di Pasolini e pensando al fatto che a casa sua si parlava l’italiano e sua madre parlava soprattutto il dialetto veneto e il friulano lo usava ben poco.
Sapremo ad esempio che Pasolini è stato il primo artista in assoluto che ha dato forma scritta alla variante casarsese del friulano, del quale lui fece la sua lingua di poesia autonoma e attuale del “contatto immediato con la realtà.” Questo approccio astorico e attualizzante di un felibrista alla lingua tradizionale e la sua nuova formulazione nella forma più attuale della lingua di poesia purificata con diverse contaminazioni di vari generi rimase tipico nell’opera pasoliniana. Lui stesso sapeva molto bene che simili tendenze pluristilistiche e plurilinguistiche erano state adoperate per la prima volta da Dante Alighieri. Questo fatto gli conferma di gran lunga i propri intenti poetici. Il lettore della monografia di Santato dunque ha bisogno di tenersi in equilibrio in maniera molto accurata come si trattasse di un lettore dei libri di Pasolini stesso. Una dinamica multiforme e selvaggia della poetica di Pasolini non viene in nessun modo abbellita dal lavoro di Santato.
I materiali testuali presentano l’area nella quale Santato si muove con una grande erudizione e cultura. Fortunatamente per noi e per la critica letteraria che si fonda sulla filologia, Pasolini durante tutto il suo percorso creativo non ha mai abbandonato la parola scritta, anche se apprezzava molto anche la lingua orale che volle aggiungere alla dualità sausseriana di langue e parole. La ricerca di una lingua perfetta condusse Pasolini nelle diverse forme in cui si espresse: nella musica, nella pittura, nella poesia, nella prosa, nella saggistica, nelle opere teatrali e soprattutto nel cinema, che lui stesso considerò il “codice dei codici”, “Ur-codice”, “la lingua scritta della realtà”. L’essenza testuale e filologica di Guido Santato si rivela con una certa discrezione anche ad altro oltre che al materiale scritto, soprattutto per una compiutezza dell’investigazione tematica. Possiamo anche immaginare che a proposito di alcune opere di Pasolini vi saranno più informazioni biografiche. D’altro canto non possiamo aspettarci dallo storico letterario del livello di Guido Santato una speculazione sfrenata ad esempio sul tema del “capitolo mancante, Appunto21” dell’ultimo romanzo incompiuto di Pasolini, Petrolio o sul tema della morte violenta dell’autore. Tutti i dati contenuti nel lavoro critico sono documentabili e comprovabili. L’autore ha a sua disposizione una innumerevole quantità di documenti pregiati che sono del tutto inaccessibili al lettore comune. Santato presenta tutte le sue fonti e anche quelle che, a quanto pare, sono meno credibili.
Guido Santato ha eseguito un grande lavoro filologico accuratissimo: non ci credete neanche dopo aver letto questa recensione? Se vi manca la bibliografia scelta alla fine del libro, potrete cercare di mettere alla prova l’autore. Sfogliate alla fine del libro l’elenco di tutte le persone menzionate nell’opera. Scommetto che tra questi nomi non manca nessuno di quelli importanti per Pasolini e anche tra quelli a prima vista marginali avrete molto da fare per trovare una omissione. A questo proposito cito l’esempio dell’autrice del sito mondiale pasoliniano www.pasolini.net, Angela Molteni, e la sua opera Enigma Pasolini (2010), il quale come e-book circola liberamente su internet. Oppure, si possono investigare in dettaglio i nessi tra le numerose notizie a piè di pagina, le quali creano una certa opera autonoma e parallela al testo principale. La precisa cronologia presentata nel libro e la sua articolazione consentono una nuova visione del corpus testuale pasolinano e il lettore attento dovrebbe essere preparato a sfogliare bene tra le diverse pagine se non dovesse essere in grado di mettere in rilievo tutte le connessioni necessarie del testo. Per coloro cui piace un italiano quasi perfetto ed accurato e non crede che Pasolini debba essere dimenticato, il libro appropriato è questo. Soprattutto l’opera di Guido Santato può aiutare coloro che percepiscono Pasolini solo come un omosessuale eccentrico che provoca lo scandalo. O soltanto come un regista cinematografico in gamba. O, come a volte mi succede personalmente, solo come un acuto e preciso critico della società postmoderna. Questo autore è infatti molto di più anche grazie al libro di Santato. Si consideri soltanto lo sperimentalismo linguistico di Pasolini nei diversi campi artistici, o quanto il suo vivere dall’interno e in modo impegnato il mondo attorno a lui possano essere considerati una importante fonte di ispirazione.

© Tomáš Matras

[info_box title=”Guido Santato” image=”” animate=””]è professore ordinario di Letteratura italiana all’Università di Padova e membro associato del Groupe d’Etude et de Recherche sur la Culture Italienne dell’Université Stendhal -Grenoble 3. Si è interessato prevalentemente alla letteratura del Settecento e del Novecento, dedicando particolari indagini a Vittorio Alfieri. Ha pubblicato i volumi Pier Paolo Pasolini. L’opera (1980, Premio Viareggio per la Saggistica Opera prima), Alfieri e Voltaire. Dall’imitazione alla contestazione (1988), Il giacobinismo italiano. Utopie e realtà fra Rivoluzione e Restaurazione (1990), Lo stile e l’idea. Elaborazione dei trattati alfieriani (1994), Tra mito e palinodia. Itinerari alfieriani (1999), Letteratura italiana del secondo Settecento. Protagonisti e percorsi (2003), Nuovi itinerari alfieriani (2007). Ha curato l’edizione commentata dell’Esquisse du jugement Universel di Alfieri (2004) e la realizzazione del CD-Rom Vita di Vittorio Alfieri (2005). Ha collaborato a opere collettive di storiografia letteraria. Ha fondato e dirige la rivista internazionale «Studi pasoliniani».[/info_box]

[info_box title=”Tomáš Matras” image=”” animate=””]è uno studioso della figura e dell’opera di Pier Paolo Pasolini. Vive e opera nella Repubblica Ceca. Si è laureato nel 2003 alla Facoltà di Filosofia della Univerzity Palackého – con una tesi dal titolo Temi e aspetti del Pasolini corsaro e luterano. Questo suo lavoro costituisce un contributo molto significativo alle tesi socio-politico-antropologiche espresse da Pier Paolo Pasolini nei suoi Scritti corsari e Lettere luterane. Da questi due volumi pasoliniani Tomáš Matras ha tradotto in ceco e pubblicato con l’editore Fra di Praga una scelta di brani in lingua ceca, Pasolini: zuřivý vzdor (Pasolini: una sfida rabbiosa): si tratta di un primo incontro dei lettori del suo Paese con queste opere. Nella sua tesi sono particolarmente interessanti le analisi magistralmente approfondite sulla situazione storica dell’Italia del cosiddetto “miracolo economico”, sul consumismo e sull’omologazione culturale sofferte dai cittadini italiani e ripetutamente denunciate da Pasolini. Tuttora Tomáš Matras partecipa nella Repubblica Ceca a convegni e tavole rotonde sulla figura e l’opera di Pier Paolo Pasolini; l’ultima di tali iniziative, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga, l’ha visto tra i relatori. Collabora a riviste letterarie, in particolare alla più importante del suo Paese: “iLiteratura.cz”[/info_box]