Sullo scaffale. Per Marsilio “Pasolini e la pedagogia” di Carnero/Felice

Uscirà in libreria a gennaio 2016  il libro Pasolini e la pedagogia, curato da Roberto Carnero e e Angela Felice e pubblicato per i tipi di Marsilio come quinto numero della collana “Pasolini. Ricerche”, promossa dalla pregiata casa editrice veneziana in stretta sinergia progettuale con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia.
Come per i precedenti volumi Pasolini e la televisione (2011), Pasolini e il teatro (2012), Pasolini e l’interrogazione del sacro (2013), Pasolini e la poesia dialettale (2014), anche questa nuova pubblicazione raccoglie i contributi dei tanti esperti chiamati a raccolta nel mese di novembre di ogni anno nel tradizionale convegno di studi pasoliniani ideato e organizzato da Casa Colussi. In questo caso, essi sono stati impegnati nel 2013 a riflettere con approcci disciplinari aggiornati, soprattutto pedagogici, sull’impegno educativo del “maestro” Pasolini, che sviluppò presto il suo interesse per l’educazione dell’individuo e della collettività, individuando in quell’impegno la “missione” di civiltà della sua generazione e il mandato specifico dell’intellettuale. Questo slancio pedagogico si esplicitò fin dagli anni friulani, quando egli animò originali pratiche di scuola alternativa e attiva. Ma anche dopo il 1949, con l’abbandono forzato dell’insegnamento a seguito dello scandalo di Ramuscello, Pasolini fu sempre in prima linea, nel fuoco di una militanza pedagogica implacabilmente violenta contro la borghesia neocapitalistica, colpevole di aver imposto i suoi disvalori alienanti, e contro il popolo stesso che li ha accettati.
Secondo il metodo editoriale seguito dalla collana, il volume non si limita a una mera sequenza di saggi in forma di atti, ma li riposiziona secondo un indice organico, come per un dialogo sistematico, condotto a più voci e scandito sulle pagine in una ricomposta unitarietà.
Sul libro e sulla passione pedagogica di Pasolini interviene con appassionato acume il giornalista Nico Nanni, autore di una bella recensione uscita sul mensile di dicembre 2015 “Il Momento” di Pordenone.

Pier Paolo Pasolini maestro autorevole non autoritario
di Nico Nanni

“Il Momento” – dicembre 2015, Anno XLVI, n. 483, p. 11

“Maestro mirabile” secondo Zanzotto; “maestro naturale” per Enzo Golino: sono due delle definizioni di Pier Paolo Pasolini come pedagogo. Per lui «l’essere maestro non consisteva solo nella preparazione – sostiene Angela Felice, direttrice del Centro Studi Pasolini di Casarsa – ma nella generosità del dono agli altri, nel saper trasmettere ai giovani le conoscenze, come avrebbe fatto poi da intellettuale».
A tal proposito ricordiamo quanto ci raccontava un amico, che dopo la guerra si trovò a studiare a Valvasone ed ebbe come insegnante proprio Pasolini: il suo modo di insegnare – sosteneva – era “rivoluzionario”. Non perché seguisse schemi ideologici, ma per il metodo interdisciplinare che dava attenzione a mille cose, tra cui il teatro e il cinema, che aprivano la mente dei ragazzi.
Ciò per dire della passione che Pasolini metteva nell’insegnamento e della partecipazione che sapeva stimolare nei giovani. Nel percorso annuale che il Centro Studi di Casarsa dedica alle tanti dimensioni dell’uomo e dell’intellettuale Pasolini, la tappa del 2013 prevedeva il tema “Pasolini e la pedagogia”. Ora, nella collana “Pasolini. Ricerche – Quaderni del Centro Studi Pier Paolo Pasolini” per le edizioni Marsilio, escono gli Atti curati dalla stessa Angela Felice e da Roberto Carnero.

"Pasolini e la pedagogia" (Marsilio). Copertina
“Pasolini e la pedagogia” (Marsilio). Copertina

Secondo i curatori «il tema dell’educazione mobilita attenzioni, sensibilità civili, progettualità culturali, strategie pragmatiche, entusiasmi e indignazioni, o anche slanci utopici aperti all’orizzonte della speranza». Il tutto invita a una riflessione collettiva sul ruolo della scuola e dell’insegnamento, sul rapporto docente-discente, sull’insegnamento di tipo tradizionale, oggi “assediato” sia dai nuovi mezzi di comunicazione sia da un linguaggio sempre più “iconico” e non-verbale.
Pasolini proveniva da una formazione scolastica e universitaria tradizionale, ma nel suo essere docente sapeva essere “moderno” e stimolatore della curiosità nei ragazzi, senza per questo derogare dal principio di “autorità” e dal “dovere” dello studio e dell’impegno. Le sezioni degli Atti si articolano in “Problemi”, “Esperienze”, “Relazioni”, “Il maestro Pasolini e i giovani”, “Intersezioni”. A legare le varie sezioni ci ha pensato Enzo Golino, autore nel 1985 di uno studio sul Pasolini pedagogo: egli definisce quella del poeta di Casarsa una “pedagogia di massa”. L’analisi dello studioso ha riguardato il complesso delle opere scritte di Pasolini (sostenendo però che il discorso andrebbe esteso a tutta la sua multiforme opera) per dimostrare la sua tensione a offrire alla società dei modelli per una crescita diversa da quella in atto. Per Golino è attraverso i vari personaggi che Pasolini cerca di “insegnare” e i suoi interlocutori sono il popolo e la borghesia: il primo va educato con fedeltà a principi e radici per cercare di evitarne la deriva verso un consumismo sempre più sfrenato; la borghesia, invece, va «rieducata con la creazione di un nuovo sistema di norme più libero».
La conclusione però è amara: «l’importanza anticipatoria di Pasolini è stata pari alla grandezza del suo fallimento esistenziale» perché la società italiana nella sua «corsa verso uno sviluppo senza progresso non ha ascoltato le sue appassionate perorazioni». E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dai vari contributi del volume emergono anche tutte le criticità che la scuola italiana sta vivendo: c’è la passione di Lorenzo Capitani; c’è l’auspicio di Daniele Gallo per una scuola meno tecnicistica e più severa nel lavoro di docenti e allievi (come Pasolini pretendeva); c’è la deriva verso il “disastro” (anche antropologico) di Raoul Kirchmayr; l’esperienza pedagogica diretta di Pasolini viene raccontata da Giordano Meacci, mentre Stefano Casi ribalta il concetto di docente-discente.
Pasolini e i giovani: un rapporto ideale o contrastato? Senza nulla nascondere della personalità di Pasolini, ma parlandone senza luoghi comuni, spesso falsi o fuorvianti, si capisce che Pasolini considerava i giovani il “polo positivo” della società, mentre l’età della maturità era il “polo negativo”. Ciò non toglie che l’intellettuale abbia anche contrastato i giovani, basta leggere gli Scritti corsari, o almeno alcuni atteggiamenti legati a quello sviluppo senza progresso che faceva loro seguire le mode anziché i valori veri. Con diversi accenti, su questo specifico punto, ne parlano Enzo Lavagnini, Roberto Chiesi, Marco Antonio Bazzocchi, Angela Felice, Antonella Tredicine, Fabio Pierangeli, Raffaele Mantegazza.

Info
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