Sullo scaffale. “Pasolini. Poesie scelte” (Guanda) a cura di Naldini e Zambon

E’ stata riedita da poco per i tipi di Guanda una pregevole e ormai introvabile antologia di poesie di Pasolini che, per la cura di Nico Naldini e Francesco Zambon (Università di Trento), apparve  nel 1997 per le edizioni Tea. Una rarità per bibliofili, oggi felicemente recuperata, che il Centro Studi Pasolini di Casarsa, d’intesa con i Comuni di san Vito al Tagliamento e di Casarsa, ha presentato  in anteprima nazionale il 10 ottobre  2015 nella chiesetta di Sant’Antonio Abate del piccolo borgo di Versuta,  dove il giovane Pasolini visse tra il 1944 e il 1947 da sfollato e dove spesso raccoglieva gli amici poeti e i piccoli allievi della sua libera scuola. Sui criteri che hanno orientato la selezione e sulla centralità della poesia nell’opera pasoliniana interviene il co-curatore Zambon, in una intervista rilasciata al giornalista Mario Brandolin per il  “Messaggero Veneto” del 10 ottobre 2015.

Ecco il Pasolini di lotta, disperazione, solitudine
di Mario Brandolin
 

http://messaggeroveneto.gelocal.it -10 ottobre 2015

"Poesie scelte" (Guanda 2015). Copertina
“Poesie scelte” (Guanda 2015). Copertina

Non sono moltissime le poesie presenti nella nuova edizione Guanda di  Pasolini. Poesie scelte, per la curatela di Nico Naldini e Francesco Zambon, anche autore del saggio critico introduttivo. Una trentina o poco più, ma assemblate in un’antologia che, al di là dell’intrinseca bellezza, punta a mostrare anche l’influenza che il lavoro poetico di Pasolini ha avuto sulla poesia italiana a lui successiva.
«Per questo – spiega il professor Zambon – non sono state pubblicate poesie appartenenti alle prime raccolte di Pasolini, le poesie in friulano, quelle della giovinezza e quelle più dichiaratamente liriche. Abbiamo dato largo spazio alle ultime raccolte e alle poesie dell’ultima fase della sua produzione, quelle del Pasolini diarista che in poesia racconta la propria esperienza sempre più difficile di lotta, di disperazione, di solitudine e anche di avvicinamento e meditazione della morte, oltre ai temi dell’attualità e della politica, verso la prosa corsara e luterana degli scritti giornalistici».
Si va quindi da poesie tratte da L’usignolo della Chiesa cattolica a Le ceneri di Gramsci, da Poesia in forma di rosa a Trasumanar e organizzar  fino a Raccolte minori e inedite, poesie disperse, che costituisce il nuovo corpus del volume, che si apre con Passione, un canto a quel Cristo con cui Pasolini intreccia un dialogo quasi mai interrotto, e si chiude con il polemicissimo Il Pci ai giovani  in cui Pasolini, ancora una volta con intuito quasi profetico visto come è andato a finire il ‘68 o meglio le sue teste pensanti, si schiera apertamente dalla parte dei giovani poliziotti, di estrazione sottoproletaria, contro i giovani studenti borghesi che li contestano.
Accanto dunque a poesie note, l’antologia di Naldini e Zambon allinea poesie inedite non raccolte da lui nei suoi volumi o in sillogi minori, «dove – ribadisce Zambon – ci sono moltissime cose che probabilmente avrebbero costituito gli sviluppi successivi della sua poesia. Poesia che tende alla prosa ma nella stesso tempo è molto forte, molto incisiva, con risultati poetici di grandissima qualità e bellezza».
Ma ancora un dato emerge con forza da questa antologia, quello di Pasolini poeta a tutto tondo, «perché è stato da poeta che egli ha svolto la sua molteplice e anche dispersiva attività di scrittore, di regista, di critico o di polemista: si pensi soltanto alla sua esemplare teorizzazione del “cinema di poesia”. Narciso, dolce ardente usignolo, eretico, martire, barbaro – a seconda delle maschere sublimi o infami assunte sulle diverse scene della vita – egli rimase sempre fedele, con eroica ostinazione, al ruolo di poeta».