Sullo scaffale. Libri di poesia di PPP e Dario Bellezza

Sono freschi di stampa due libri che, in modo diretto o indiretto, fanno riferimento alla poesia di Pasolini. Il primo costituisce una novità per il fatto stesso di uscire per la prima volta in una collana di poesia destinata ai giovani, in questo caso per i benemeriti tipi dell’editore Salani (Gruppo Mauri Spagnol) che per questa occasione speciale si è rinnovato anche nell’immagine. Si tratta dunque di una piccola antologia di 46 poesie di Pasolini, in friulano e in italiano, selezionate intorno agli assi portanti dell’amore e dell’impegno civile. Il volume, impreziosito in copertina da un bel disegno firmato dall’illustratrice Olimpia Zagnoli e sostenuto dalla convinta partecipazione di Graziella Chiarcossi, riprende il titolo da uno di questi gioielli lirici pasoliniani, Carne e cielo, che, risalente al 1946, fu pubblicato nel 1958 nella raccolta L’Usignolo della Chiesa Cattolica (ora anche in P.P.Pasolini, Tutte le poesie, a cura di W. Siti, “Meridiani” Mondadori, Milano 2003, vol. I, p. 436).
A introdurre il volumetto uno dei nomi illustri della poesia italiana contemporanea, Valerio Magrelli, secondo il quale Pasolini, artista impareggiabile “di carattere rinascimentale”, ci ha consegnato “un’opera  probabilmente senza eguali, portentosa, ‘mostruosa’ nel senso letterale del termine”.

Carne e cielo". Copertina
“Carne e cielo” di Pier Paolo Pasolini. Copertina

Rinvia invece  in modo indiretto all’opera del cantore di Casarsa il secondo libro che qui segnaliamo. Edito per gli Oscar Mondadori sotto il titolo Tutte le poesie (a cura del poeta e critico Roberto Deidier), raccoglie l’intera produzione in versi di Dario Bellezza (1944-1996), che fu autore di otto libri di poesia, da Invettive e licenze (1971) a Proclama sul fascino, uscito postumo nel 1996 subito dopo la scomparsa per Aids dell’autore. Fu proprio Pasolini a riconoscere il valore di Bellezza, definendolo già nel risvolto del libro d’esordio come “il miglior poeta della nuova generazione”, un artista  che fa “la spia della sua vita mal spesa, brancolando verso il futuro dove non lo attende nulla, se non la ripetizione del suo stato”. E concludeva: “Ma è questa la vera «carriera» di un poeta” (ora in P.P.Pasolini, Saggi sulla letteratura e sull’arte, a cura di W. Siti e S. De Laude, “Meridiani” Mondadori, Milano 1999, vol. II, pp. 2600-2601).
Da parte sua Bellezza contraccambiò post mortem  l’amico Pier Paolo con il bellissimo e partecipe libro Morte di Pasolini (Oscar Mondadori, Milano 1995), che ripercorreva l’esistenza del poeta friulano attraverso la sua opera in versi fino al tragico epilogo, che così era rievocata:
“Le foto che lo ritraggono  cadavere, sul fango scivoloso dell’Idroscalo, testimoniano, nel suo volto sfigurato, [un] urlo destinato a durare nella memoria di chi lo conobbe, anche se questo stesso urlo contraddice quello che scrisse in occasione della sua visita nella cittadella d Assisi, alla salma di Don Andrea, riportandolo nella sua rubrica Il caos: «Perché ciò che conta è l’irraggiungibile santità …E ciò che solo ha valore è questo silenzio della morte, così più reale di ogni obbedienza e di ogni disobbedienza»”.
Anche Bellezza è ora risarcito dal volume che ne raccoglie tutti i testi lirici e lo sottrae ad un immeritato oblio. Egli  invece –come ha scritto Roberto Galaverni su “La lettura” del “Corriere della Sera” dell’8 febbraio 2015- è  “il poeta più noto e rappresentativo della cosiddetta generazione post-sessantottesca”, quella del dopo-storia, che, nel suo caso,  ha trovato nel solo canto dell’io  doloroso  e delle sue tante maschere “maledette” la risposta alla coscienza della morte del grande repertorio ideologico e letterario  del Novecento. (angela felice)

Tutte le poesie" di Dario Bellezza. Copertina
Tutte le poesie” di Dario Bellezza. Copertina

Dario Bellezza

da Invettive e licenze (1971)

Forse mi prende malinconia a letto
se ripenso alla mia vita tempesta e di
mattina alzandomi s’involano i vani
sogni e davanti alla zuppa di latte
annego i miei casi disperati.
Gli orli senza miele della tazza
screpolata ai quali mi attacco a bere
e nella gola scivola piano il mio
dolore che s’abbandona alle
immagini di ieri, quando tu c’eri.
Che peccato questa solitudine, questo
scrivere versi ascoltando il peccatore
cuore sempre nella stessa stanza
con due grandi finestre, un tavolo
e un lettino di scapolo in miseria.
E se l’orecchio poso al rumore solo
delle scale battute dal rimorso
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.

da Proclama sul fascino (1996)

Fugace è la giovinezza
un soffio la maturità;
poi avanza tremando
vecchiaia e dura, dura
un’ eternità.