Sullo scaffale. A Prato una silloge in versi in ricordo di PPP

Su autorizzazione di Giuseppe Maddaluno segnaliamo la raccolta poetica in onore di Pasolini che include nomi togati ed emergenti della ricerca italiana in versi, accomunati dall’appassionato confronto con la voce inconfondibile dell’usignolo di Casarsa. Il libro sarà presentato a Prato presso il Circolo “Matteotti” (via Verdi 30)  la sera del 3 novembre, alle ore 21.00,  e sarà accompagnato da un’appendice teatrale, a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave.
Qui di seguito una scheda del prezioso volumetto, insieme ad una riflessione critica di Melania Petriello, cui si deve la prefazione alla raccolta.

Carta
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PASOLINI 40 … il dialogo non finisce … versi di-versi  è una silloge poetica voluta da Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave, due intellettuali e operatori culturali attivi nell’area fiorentina-pratese da vari anni, venti per Antonello e trenta-quaranta anni per Giuseppe. Entrambi già dieci anni fa furono protagonisti a vario titolo e livello di un programma dedicato al ricordo di Pier Paolo Pasolini sul territorio pratese.
Quest’anno Maddaluno e Nave hanno voluto far tesoro degli incontri “culturali” che negli ultimi mesi li hanno visti cooperare in modo assiduo e propositivo. E li hanno raccolti in un libretto autoprodotto di 64 pagine (il libro sarà distribuito in cambio solo del rimborso come contributo delle spese vive). Giuseppe Maddaluno ha portato le sue esperienze costruite a partire dalla collaborazione con l’Associazione “Il diario del viaggiatore” di Angela Schiavone, soprattutto in relazione al “Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Premio Michele Sovente”. Antonello Nave, presidente di “Altroteatro”, ha contribuito con il bagaglio culturale acquisito nel corso degli  anni in giro per l’Italia.
Nel libro sono inclusi 26 contributi  di grandi personalità della poesia italiana contemporanea, come Valerio Magrelli e Michael Schmidt, ma figurano anche nomi di giovani ormai già accreditati, come quelli di Chiara De Luca, Melania Petriello e Gilda Policastro. Forte è la presenza del Sud Italia, a partire da Gaetano Calabrese, il poeta errante dell’Irpinia; molte voci derivano dal “Festival della Paesologia” di Aliano diretto da Franco Arminio (Eliana Petrizzi, artista che, oltre ai suoi versi, ha donato al libro la riproduzione in copertina di una sua opera; Mariapina Salzarulo che, operando nell’area parigina, ha scritto dei versi in francese; Claudia Fofi che si definisce “ostetrica della voce” che utilizza per esprimere le sue emozioni e la sua creatività); altre provengono dall’area partenopea-flegrea (Cinzia Caputo, Mimmo Grasso, Matilde Iaccarino, Marcella Raiola, Angela Schiavone, Stefania Tarantino); altre ancora dall’area irpino-sannita (Monia Gaita, Antonietta Gnerre) o da quella abruzzese (Ida Di Ianni e Maria Santucci). Provengono da Roma Brigidina Gentile, da Brescia Marianna Cavalli, dalla Bretagna Silvia Bertaggia, da Novara Aldo Ferraris,  da Prato Attilio Maltinti, Anna Pandico, Chiara Recchia e Stefania Zampiga.

Autori presenti nella silloge
Silvia Bertaggia, Gaetano Calabrese, Cinzia Caputo, Marianna Cavalli, Ida Di Gianni, Aldo Ferraris, Claudia Fofi, Brigidina Gentile, Monia Gaita, Giemme, Antonietta Gnerre, Valerio Magrelli, Attilio Maltinti, Anna Pandico, Melania Petriello,Eliana Petrizzi, Gilda Policastro, Marcella Raiola, Chiara Recchia, Mariapina Salzarulo, Maria Santucci, Angela Schiavone, Michael Schmidt  (trad. Chiara De Luca per Kolìbris),  Stefania Tarantino, Stefania Zampiga.

Una presentazione
di Melania Petriello

Non una immagine, quanto il grumo in chiaroscuro; non un suono, senza la discordanza dei suoi contrari; non la parola sola, come invece il sangue tra le parole tutte possibili. Pasolini è una ipotenusa di geometrie sentimentali: non raccontabile se non attraverso la continua negazione di sé, la rinuncia all’abbaglio semplice, la replicazione di senso che partorisce il senso nuovo.
Quattro decenni di vuoto da colmare. Dalla ferocia inafferrabile dei suoi “corsari” alla struggenza delle sue “rose” e delle sue “madri”, con lo sguardo del romanziere, il soffio del poeta, l’afflato dell’uomo di parola, la visione del costruttore di bellezza, l’affondo nell’intuizione  integerrima  e fragile come l’uomo.
Pier Paolo Pasolini disperatamente manca a un paese bulimico di memorie, affannato e lento a raccontare i sogni. Ma la forza della sua eredità, come mai lui avrebbe desiderato nominarla, è proprio nella chiamata al racconto. Al disvelamento, alla ricerca del centro di verità, alla distruzione delle architetture perfette in virtù delle tracce labili e necessarie che ci fanno umani.
Continuare a scriverne, ad evocarne lo spirito, a suggerire chiavi d’ingresso, come con audacia e affezione riesce questo lavoro collettivo, è superare la “celebrazione” propria degli anniversari e dare forma alla differenza. Quella che fa chi opera, ogni giorno, la scelta di resistere e di sentirsi parte.
Pasolini è comunità. È città nel suo tempo di speculazione e rinascita. È desiderio di abbraccio alle lettere che, per prime, sono la rivoluzione.
Perché la storia senza racconto, semplicemente, non esiste. Grazie alle penne disseminate tra queste pagine, capaci di suggerimenti e prospettive, e a chi ha dato loro la forza dell’insieme.