Garzanti pubblica “Pasolini. Il mio calcio”, con prefazione di Gabriele Romagnoli

Si intitola Pasolini. Il mio calcio il volume pubblicato nel novembre 2020 da Garzanti con una selezione di interventi di Pier Paolo Pasolini, sia articoli da lui scritti che interviste da lui rilasciate, apparsi tra gli anni Cinquanta e Settanta, con la prefazione del giornalista e scrittore bolognese Gabriele Romagnoli.

“Il mio calcio”, di Pier Paolo Pasolini (Garzanti 2020)

«Siamo in un campo periferico di Roma: scende in campo la formazione degli scrittori contro la rappresentativa della borgata romana Donna Olimpia. Fra le file degli scrittori notiamo: Bassani, Cancogni, Garboli, Sermonti, Giagni, Cibotto e Pasolini.» Il 23 marzo 1956 “Paese Sera” offre con queste parole l’immagine di un giovane Pier Paolo Pasolini in calzoncini corti e scarpe con i tacchetti, pronto a cimentarsi, insieme ad altri grandi nomi della letteratura italiana, nello sport che lo appassionava di più. Del resto, il legame dell’autore di Ragazzi di vita con il calcio è storia nota, e non mancano le fotografie che lo ritraggono mentre rincorre un pallone.

Pier Paolo Pasolini e il giocatore del Bologna Marino Perani nel 1975. Foto di Paolo Ferrari

Pasolini ama parlare e scrivere di calcio perché lui stesso è tifoso e perché lui stesso ama giocare: pur ammirando le domeniche trascorse allo stadio a Roma, città che adora per il modo in cui sa vivere il calcio, tanto da parte romanista quanto laziale, egli ricorda in un articolo pubblicato su “Tempo” il 4 gennaio 1969 la sua originaria fede calcistica: «Io sono tifoso del Bologna. Non tanto perché sono nato a Bologna, quanto perché a Bologna […], sono ritornato a quattordici anni, e ho cominciato a giocare a pallone […] I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara  (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo Stukas: ricordo dolce-bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo in gola, se ci penso. Allora il Bologna era il Bologna più potente della sua storia […] Che domeniche allo stadio Comunale!».
Abitualmente in quegli anni le vacanze estive Pasolini le trascorreva a Casarsa nella casa della famiglia della madre Susanna Colussi. “Ho giocato con discreta abilità, ala sinistra col Casarsa avendo perso 4-0 con Azzano Veneto (Decimo ndr). Domani, domenica partita con Camino”: così scriveva nel luglio del 1941 da Casarsa all’amico bolognese Luciano Serra.

Pier Paolo Pasolini (secondo accosciato da sinistra) a diciannove anni con il Casarsa Football Club

Nove testi raccolti in questo volume, pubblicato da Garzanti nella collana “i piccoli grandi libri”,  sei di suo pugno e tre interviste, usciti tra il 1956 e il 1975 sono introdotti da una prefazione dal giornalista sportivo Gabriele Romagnoli e ripercorrono, attraverso articoli di giornale e interviste, la storia dell’«amore grande, insolito e chiacchierato» di Pasolini per quella che lui stesso definì «l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo».
«Quello che emerge – lo evidenzia assai bene la recensione di Luca Verrelli su “Uozzart” – è che per Pasolini il calcio è argomento “serio” per comprendere la realtà italiana, nel bene e nel male; ed è un argomento che va trattato con l’attenzione e l’approfondimento che merita questa, ancora floridissima, “religione del nostro tempo”». Un paio d’anni prima di venire barbaramente ucciso in un campetto di calcio all’idroscalo di Ostia alla domanda di Enzo Biagi che lo intervistò per «La Stampa»: “Senza cinema, senza scrivere, che cosa le sarebbe piaciuto diventare?” «Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri».