A  Salerno una conferenza su Pasolini di Mark Epstein

Con il seminario sul tema Pasolini ed il sacro, che si è svolto lo scorso 14 novembre 2016 all’Università di Salerno, si aggiunge un nuovo tassello al percorso avviato dal “Borgo dei Filosofi” nel mese di febbraio con il professore Davide Tarizzo relatore nella conferenza di inaugurazione  del  percorso, che in aprile ha visto anche la proiezione di un documentario su Pasolini e il Friuli.
Il contributo offerto ora dalla lettura di Mark Epstein,  professore della Princeton University, arricchisce il dibattito intenzionato a far luce sul “caso Pasolini”, tema di particolare interesse in Irpinia, per l’intreccio del rapporto con Camillo Marino e il neorealismo.

Qui di seguito un sintesi dell’incontro, predisposta da Gianluca Faella, dottore di ricerca all’Università di Bologna, per www.irpiniafocus.it del 26 novembre 2016.

La chiave filologica nella lettura di Mark Epstein del rapporto di Pasolini con il sacro
di Gianluca Faella

www.irpiniafocus.it – 26 novembre 2016

È un Pasolini essenzialmente filologo, prima ancora che filosofo, quello che il professor Mark Epstein porta dagli Stati Uniti a Fisciano, presso l’Università di Salerno, in un seminario incentrato sulla figura del poliedrico intellettuale italiano e intitolato Pasolini e il sacro.
Si tratta, per il professor Epstein, di ricostruire le tracce di un percorso tematico, ma anche profondamente concettuale, quello che attraversa in particolare la produzione saggistica di Pasolini, ma anche, ad esempio, un testo come Petrolio, oltre a opere come Uccellacci e uccellini.
Il concetto del sacro emerge, nella ricostruzione di Epstein, in tutta la sua potenza come nodo teorico di una riflessione pasoliniana sul rapporto tra vita dell’artista e opera d’arte, tra teoria della letteratura e filosofia, tra bene e male, e soprattutto sulla relazione, tutta filosofica, tra significato e riferimento. Contro ogni archeologia riduzionista e linguistico-semantica di ciò che il significato di ciascun testo rappresenta, e perciò anche contro i limiti di una linguistica generativa, come quella chomskyana, attenta sì alle prospettive di una sintesi computazionale della lingua, ma incapace di cogliere lo scarto inaudito che in ogni figurazione separa il contenuto stretto dal contenuto storico-letterario, Epstein rievoca un Pasolini tutto teso a dichiarare apertamente la propria venerazione per una sacralità tutta iscritta nella materia della lingua, come nel saggio del 1946 In margine all’esistenzialismo, scritto sotto l’influenza di autori come Contini e Auerbach.
L’interesse prettamente filologico è dunque il filo rosso che accomuna la particolare lettura pasoliniana da parte di Epstein, attraverso il suo interesse per un’indagine sopra il significato dei termini teorici pasoliniani, e la stessa personalità dell’intellettuale italiano, tutto intento a sua volta a evocare la profondità storico-letteraria di quei simboli di cui la sua arte si nutre e la cui eco attraversa molti generi della letteratura e dell’arte.
A giudizio dello studioso statunitense, autori come Eco e Segre avrebbero dunque interpretato a suo tempo con troppo sbrigativa superficialità l’emergere dell’impegno teorico pasoliniano, svalutando di fatto la propensione di Pasolini a entrare direttamente nel merito della questione della figuralità, e della semantica, pur senza adottare quei dotti artifici che venivano costruiti in quegli anni dalla semiotica strutturalista, e già prima dal formalismo russo, spesso vuoti di una connessione intima con la radice del “vitale”, ovvero proprio con quella sacralità definita innanzitutto come animalità materiale.

Il Corvo in "Uccellacci e uccellini"
Il Corvo in “Uccellacci e uccellini”

In Uccellacci e uccellini, così, gli uccelli e la luna diventano, nelle parole di Epstein, serie figurali, ovvero simboli che ricostruiscono per lo spettatore una pienezza di significato basata sull’analogia tra le immagini presenti nel film e l’occorrenza di quegli stessi simboli in altre opere della precedente storia del cinema. Sacra, allora, sarà la materialità del segno che si fa portatore di una serie infinita di rimandi, di citazioni, ma sarà anche, e più profondamente, il godimento di quella materialità, l’immergersi dello spettatore in una dimensione erotica che traborda ben oltre i limiti dell’opera d’arte.
Non basta dunque il fondo di una riflessione teologica, cui pure lo stesso Pasolini allude, che fa da mero terreno comune, semmai, per un dialogo sempre vivo dell’autore con le radici della cultura italiana, a spiegare il ritrovamento, che va a tutto merito dell’attentissima esegesi estetico-letteraria di Epstein, di una sacralità dissacrante e paradossale, spinta oltre i limiti di quell’abissale e, particolarmente nel caso di Pasolini, estremamente controverso rapporto tra l’autore e la propria stessa esistenza mondana in quanto vissuto morale.

[info_box title=”Mark Epstein” image=”” animate=””] è ricercatore indipendente, docimologo per la Educational Testing Service e traduttore. La sua ricerca si concentra sulla cultura italiana dell’ ‘800 e ‘900, anche nelle aree della critica e della filosofia, soprattutto sulle tradizioni materialiste. Ha pubblicato saggi su critica, letteratura, cinema e filosofia italiani, sulla filosofia del linguaggio e sulla cultura statunitense. Il suo saggio più recente su Pasolini è uscito in Pier Paolo Pasolini: Prospettive Americane (Metauro, 2015). È co-redattore della raccolta di saggi Creative Interventions: the Role of the Intellectual in Contemporary Italian Culture (Cambridge Scholars Press, 2009) e della raccolta  TotArt: The Visual Arts, Fascism(s) and Mass-society (Cambridge Scholars Press, uscita prevista nel 2016).[/info_box]